Gli agenti della Divisione anticrimine della Questura di Siracusa hanno sequestrato due case del valore di 300 mila euro, costruite abusivamente, riconducibili a Pietro Crescimone, 60 anni, indicato dai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania come un esponente del clan Trigila di Noto.

Il provvedimento

Il provvedimento è stato emesso dalla Sezione misure patrimoniali del Tribunale di Catania su richiesta dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catania e la Questura di Siracusa. Nel marzo dello scorso anno, era finiti sotto sequestro altri beni di Crescimone, tra cui tre vasti appezzamenti di terreno, un motociclo, un autocarro e un’autovettura  nonché vari rapporti bancari e postali.

La sproporzione tra i beni ed il suo reddito

“L’assoluta sproporzione tra i beni posseduti da Crescimone e i redditi dichiarati inesistenti, attestano come le proprietà oggetto del provvedimento siano riconducibili ai proventi derivanti dalle attività delittuose dallo stesso commesse negli anni” spiegano dal palazzo della Questura di Siracusa.

Il profilo di Crescimone

Crescimone, che si trova in carcere, nel maggio 2017, in concorso con Angelo Monaco, indicato come il reggente della cosca di Noto, venne tratto in arresto, in flagranza di reato poiché trovato in possesso di 71 kg di hashish. I due furono bloccati a bordo di un camion nell’area dei traghetti di Villa San Giovanni.

Estorsione

L’uomo rimase coinvolto, insieme ad altre 2 persone, tra cui lo stesso Monaco, ad un tentativo di estorsione ai danni di una ditta incaricata della raccolta dei rifiuti solidi urbani nel Comune di Noto. Inoltre, venne indagato nella operazione “Vecchia Maniera” della Squadra mobile di Siracusa.

In questa inchiesta, “gli veniva riconosciuto un ruolo di assoluto rilievo nell’attività criminale del clan, per conto del quale commetteva molteplici reati quali detenzione, spaccio e traffico di sostanze stupefacenti, tentata estorsione in concorso e danneggiamento detenendo, portando al seguito e facendo uso delle armi”, spiegano dal palazzo della Questura di Siracusa.