ROMA (ITALPRESS) – “Il bello dell’economia circolare è che consente di creare nuovi posti di lavoro, nuovi processi produttivi perchè fino a ieri la lavorazione di questi prodotti a fine vita non si faceva e ora per farla bisogna inventare un nuovo modo. Inoltre, viene anche impiegata la ricerca che deve individuare i nuovi sistemi. Anche prodotti molto complessi vengono presi, riciclati e mandati a nuova vita in forma di materie prime”. Lo ha detto Giancarlo Morandi, presidente di Cobat, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress.
Morandi ha ripercorso brevemente la storia di Cobat, nato come Consorzio obbligatorio per le batterie al piombo esauste e i rifiuti piombosi, che “ha lavorato per diversi anni esclusivamente nel settore della raccolta e del riciclo delle batterie al piombo” mentre “poi con la liberalizzazione del mercato e con una maggiore coscienza ambientale – ha spiegato – si è dedicato alle stesse attività per una famiglia di prodotti diversi, come RAEE, pannelli fotovoltaici, pneumatici”.
“Abbiamo sempre guardato al futuro dei mercati – ha spiegato – in modo tale da poter garantire alle aziende la risoluzione del loro problema. Quattro o cinque anni fa, quando si cominciava appena a intravedere che le batterie a litio per le auto elettriche sarebbero diventate numerosissime sui mercati, abbiamo incaricato il Consiglio nazionale delle ricerche e il Politecnico di Milano di studiare un sistema che consentisse il recupero di tutti i componenti di questa batteria, in particolare cobalto e litio. Cobalto perchè costa tanto e litio perchè non c’è nessun processo al mondo capace di recuperarlo. Abbiamo messo a punto questo sistema e stiamo installando le prime strutture per avviare un impianto pilota. In Italia, quindi, esiste la possibilità di riciclare completamente le batterie a litio delle auto elettriche”.
Morandi ha espresso soddisfazione per il ruolo riconosciuto a Cobat, a cui “è stata assegnata la Carta d’oro della Terra” alcuni anni fa, ha ricordato, menzionando anche la partecipazione alla “presentazione del libro Ecomafia da parte di Legambiente”. “Diversa a volte – ha aggiunto – è l’interlocuzione con il mondo politico che spesso tende a sottovalutare l’importanza del colloquio con chi fa, non solo con chi pensa e immagina cosa si deve fare. A volte a noi piacerebbe essere più ascoltati”.
(ITALPRESS).
Morandi ha ripercorso brevemente la storia di Cobat, nato come Consorzio obbligatorio per le batterie al piombo esauste e i rifiuti piombosi, che “ha lavorato per diversi anni esclusivamente nel settore della raccolta e del riciclo delle batterie al piombo” mentre “poi con la liberalizzazione del mercato e con una maggiore coscienza ambientale – ha spiegato – si è dedicato alle stesse attività per una famiglia di prodotti diversi, come RAEE, pannelli fotovoltaici, pneumatici”.
“Abbiamo sempre guardato al futuro dei mercati – ha spiegato – in modo tale da poter garantire alle aziende la risoluzione del loro problema. Quattro o cinque anni fa, quando si cominciava appena a intravedere che le batterie a litio per le auto elettriche sarebbero diventate numerosissime sui mercati, abbiamo incaricato il Consiglio nazionale delle ricerche e il Politecnico di Milano di studiare un sistema che consentisse il recupero di tutti i componenti di questa batteria, in particolare cobalto e litio. Cobalto perchè costa tanto e litio perchè non c’è nessun processo al mondo capace di recuperarlo. Abbiamo messo a punto questo sistema e stiamo installando le prime strutture per avviare un impianto pilota. In Italia, quindi, esiste la possibilità di riciclare completamente le batterie a litio delle auto elettriche”.
Morandi ha espresso soddisfazione per il ruolo riconosciuto a Cobat, a cui “è stata assegnata la Carta d’oro della Terra” alcuni anni fa, ha ricordato, menzionando anche la partecipazione alla “presentazione del libro Ecomafia da parte di Legambiente”. “Diversa a volte – ha aggiunto – è l’interlocuzione con il mondo politico che spesso tende a sottovalutare l’importanza del colloquio con chi fa, non solo con chi pensa e immagina cosa si deve fare. A volte a noi piacerebbe essere più ascoltati”.
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