ROMA (ITALPRESS) – Anche l’Inps vede segnali di ripresa, dopo questo anno e mezzo di pandemia. “Oggi i segnali di ripresa sono incoraggianti, robusti, sta a noi trasformarli in elementi strutturali di crescita e di vero rilancio, in particolare attraverso politiche inclusive e sostenibili”, ha detto il presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, Pasquale Tridico, in occasione della presentazione alla Camera del XX Rapporto Annuale.
“L’impatto della pandemia ha avuto effetti differenziati sui lavoratori, proprio in relazione alle diverse coperture assicurative. Gli strumenti di sostegno al reddito, il Reddito di cittadinanza (fortunatamente introdotto prima della fase pandemica, e rafforzato nella sua copertura dall’introduzione temporanea del Reddito di Emergenza), l’indennità di disoccupazione (NASpI) e la Cassa Integrazione in deroga (introdotta in contemporanea con il decreto di chiusura dei settori produttivi non essenziali) hanno rappresentato una tutela contro il peggioramento delle condizioni di povertà e deprivazione nel periodo della crisi”, ha proseguito.
Tanti i lavoratori che la crisi ha lasciato a casa: tra il primo trimestre 2021 e il quarto trimestre 2019 gli occupati sono calati del 2,8%, le unità di lavoro del 7,1% e le ore lavorate del 7,7% ma l’Istituto di Previdenza ha provveduto al sostegno di famiglie e lavoratori, con l’erogazione di sostegni a 210mila disoccupati che hanno fruito del prolungamento del trattamento di disoccupazione (NASpI), 722mila famiglie con gravi difficoltà economiche hanno ricevuto il Reddito emergenziale (REm).
Per il presidente dell’Inps “occorrerà riequilibrare non solo i sussidi, ma anche la distribuzione delle tutele, in un contesto dove l’area del lavoro povero e del lavoro precario va pericolosamente allargandosi. I posti di lavoro preservati con il blocco dei licenziamenti nel periodo marzo 2020-febbraio 2021, rispetto alla fisiologia del mercato del lavoro come documentata dai dati statistici disponibili, possono essere valutati in circa 330.000 e per oltre due terzi riconducibili alle piccole imprese (fino a 15 dipendenti). Si tratterà ora di vedere come evolverà tale saldo al seguito della rimozione del blocco dei licenziamenti”.
I pensionati italiani al 31 dicembre 2020 sono pari a circa 16 milioni, di cui 7,7 milioni di uomini e 8,3 milioni di donne, con un rapporto tra il numero di pensionati e occupati che si mantiene su un livello che è tra i più elevati nel quadro europeo.
(ITALPRESS).
“L’impatto della pandemia ha avuto effetti differenziati sui lavoratori, proprio in relazione alle diverse coperture assicurative. Gli strumenti di sostegno al reddito, il Reddito di cittadinanza (fortunatamente introdotto prima della fase pandemica, e rafforzato nella sua copertura dall’introduzione temporanea del Reddito di Emergenza), l’indennità di disoccupazione (NASpI) e la Cassa Integrazione in deroga (introdotta in contemporanea con il decreto di chiusura dei settori produttivi non essenziali) hanno rappresentato una tutela contro il peggioramento delle condizioni di povertà e deprivazione nel periodo della crisi”, ha proseguito.
Tanti i lavoratori che la crisi ha lasciato a casa: tra il primo trimestre 2021 e il quarto trimestre 2019 gli occupati sono calati del 2,8%, le unità di lavoro del 7,1% e le ore lavorate del 7,7% ma l’Istituto di Previdenza ha provveduto al sostegno di famiglie e lavoratori, con l’erogazione di sostegni a 210mila disoccupati che hanno fruito del prolungamento del trattamento di disoccupazione (NASpI), 722mila famiglie con gravi difficoltà economiche hanno ricevuto il Reddito emergenziale (REm).
Per il presidente dell’Inps “occorrerà riequilibrare non solo i sussidi, ma anche la distribuzione delle tutele, in un contesto dove l’area del lavoro povero e del lavoro precario va pericolosamente allargandosi. I posti di lavoro preservati con il blocco dei licenziamenti nel periodo marzo 2020-febbraio 2021, rispetto alla fisiologia del mercato del lavoro come documentata dai dati statistici disponibili, possono essere valutati in circa 330.000 e per oltre due terzi riconducibili alle piccole imprese (fino a 15 dipendenti). Si tratterà ora di vedere come evolverà tale saldo al seguito della rimozione del blocco dei licenziamenti”.
I pensionati italiani al 31 dicembre 2020 sono pari a circa 16 milioni, di cui 7,7 milioni di uomini e 8,3 milioni di donne, con un rapporto tra il numero di pensionati e occupati che si mantiene su un livello che è tra i più elevati nel quadro europeo.
(ITALPRESS).
Commenta con Facebook