SORRENTO (ITALPRESS) – “Essere cerniera tra Europa e Mediterraneo Allargato, per contribuire a disegnare, interpretare e realizzare il piano di un’Europa protagonista e partner credibile dei grandi cambiamenti geopolitici, economici e sociali che influenzano la costruzione di una società mediterranea vasta più forte, giusta e coesa”. E’ la visione strategica del Sud Italia del Libro Bianco sul Sud Italia presentato oggi da The European House – Ambrosetti (TEHA) in occasione della giornata di apertura del Forum “Verso Sud: La strategia europea per una nuova stagione geopolitica, economica e socio-culturale del Mediterraneo”, in programma a Sorrento (Grand Hotel Excelsior Vittoria) fino a domani.
Nel suo complesso, il Libro Bianco si articola in quattro macro-capitoli, approfonditi nei diversi panel del Forum: le evoluzioni del contesto euro-mediterraneo con particolare attenzione ai grandi progetti di sviluppo dell’Italia e dell’Europa e alle sfide collegate alla situazione geopolitica; la nuova edizione del Mediterranean Sustainable Development Index (MSDI); e sfide di attrattività del Sud Italia nel quadro euro-mediterraneo e le competenze strategiche connesse; l’agenda per il Sud con proposte per il potenziamento delle filiere strategiche territoriali, per la valorizzazione del capitale umano, la transizione energetica e la tutela ambientale e delle risorse.
In base alla nuova edizione del Mediterranean Sustainable Development Index (MSDI), indice progettato da TEHA per misurare l’attrattività e la competitività del Sud Italia nell’area, su un orizzonte di 13 anni e per un totale di oltre 16.500 dati censiti, il Sud si conferma come la 3a regione più attrattiva tra i 22 Paesi del Mediterraneo considerati nell’analisi. In particolare, si posiziona al 5° posto nel dominio di analisi economico, al 3° posto nel dominio di dotazione (che considera gli asset a disposizione del territorio), al 4° posto nel dominio di innovazione e cultura e al 7° posto nel dominio sociale.
L’indice MSDI ha messo quindi in luce profili di attrattività, competitività e sostenibilità che dimostrano quanto il Sud Italia possa giocare il ruolo di baricentro dell’area euro-mediterranea.
Infatti dal 2021, anno di nascita di “Verso Sud”, TEHA ha mappato investimenti nuovi o incrementali nel Sud Italia censiti da fonti dirette e/o fonti pubbliche e con orizzonte al 2030, per oltre 163 mld di euro investiti e 495mila occupati.
L’analisi di TEHA ha messo in luce come lo sviluppo economico del Sud Italia nel quadro euro-mediterraneo passi anche attraverso la crescita della sua attrattività per gli investimenti e gli insediamenti produttivi, che negli ultimi anni stanno registrando una performance positiva. Infatti, nel triennio 2018-2021 la variazione nel numero di addetti delle multinazionali estere in Italia è stata del 32% (contro una media nazionale del 15%, del 14% del Nord e dell’11% del Centro), ovvero circa +48 mila unità, mentre la variazione percentuale del valore aggiunto è stata del 41% (contro una media nazionale del 23%, del 24% del Nord e del 14% del Centro), pari a circa +4,2 miliardi di Euro. Vi sono, però, ancora ampi margini di sviluppo rispetto alle altre aree del Paese: se il Sud si allineasse alla media del Centro-Nord in termini di incidenza del valore aggiunto delle multinazionali estere sul totale (9% nel Sud vs 19% nel Centro-Nord) e di incidenza dell’occupazione (5% nel Sud vs 11% nel Centro-Nord), si genererebbero 14 miliardi di Euro di valore aggiunto in più e 240 mila nuovi posti di lavoro.
Il Libro Bianco mette in evidenza il dinamismo dell’area del Mediterraneo Allargato nella quale tra il 2021 e il 2022 il PIL è cresciuto del +3,4% e del +4,8% nel Mediterraneo Core (che include, oltre all’Italia, 22 Paesi dell’Unione Europea, dell’Area Balcanica, del Medio Oriente e del Nord Africa, tutti accomunati da uno “sbocco” sul Mar Mediterraneo). Si tratta di un risultato superiore a quello delle grandi economie globali come Cina (+3,0%) e Stati Uniti (+2,1%), mentre in termini commerciali nel 2022 l’export è aumentato del +18,3% nel Mediterraneo Allargato e del +19,7% nel Mediterraneo Core. Allo stesso tempo, la popolazione è aumentata del +0,8% (circa 3,7 milioni di persone) nel Mediterraneo Core e del +1% negli altri Paesi del Mediterraneo Allargato (13,1 milioni di persone). Un’area strategica per gli equilibri mondiali e che è interessata da numerosi mutamenti geopolitici che ne testimoniano la crescente rilevanza strategica. La numerosità, la rapidità e la natura strutturale di queste dinamiche possono portare a considerare il periodo attuale come un cambiamento di epoca e non più come un’epoca di cambiamenti.
Verso Sud dedica grande attenzione al Piano Mattei rispetto al quale ritiene strategico valorizzare il coinvolgimento delle imprese (anche per apporti di competenze e tecnologici) e del sistema bancario per generare un importante effetto moltiplicativo sugli investimenti previsti dal Piano e ricadute positive nell’intera area euro-mediterranea. Inoltre, il Libro Bianco mette l’accento sull’importanza di fornire adeguate coperture dei rischi finanziari connessi agli investimenti nelle aree del Piano Mattei e assicurare un efficace allineamento tra lo sviluppo del Piano e la Global Gateway, una nuova strategia europea per promuovere connessioni intelligenti, pulite e sicure nei settori digitale, energetico e dei trasporti e per rafforzare i sistemi sanitari, di istruzione e di ricerca in tutto il mondo.
Oltre alla centralità dei corridoi energetici (con particolare riferimento al progetto Eastmed e al raddoppio del TAP), il Sud Italia è hub mediterraneo di sviluppo di fonti energetiche rinnovabili. Al 2022 è infatti al quinto posto nel Mediterraneo per quota dei consumi coperti da fonti energetiche rinnovabili (31,6%) e rappresenta il 39,1% di tutta l’energia rinnovabile prodotta in Italia nel 2022 (in aumento di 4,6 p.p. rispetto al 2021). Vanta, inoltre, caratteristiche topografiche strategiche per sfruttare energia eolica e solare.
Nel quadro descritto dal Libro Bianco, sono fondamentali gli investimenti nel potenziamento dei corridoi che collegano l’Italia e il Sud, in particolare sulla direttrice orientale, che offre vantaggi competitivi in termini di sicurezza energetica, privilegiando infrastrutture in grado di incorporare nel medio periodo l’idrogeno verde. Un elemento chiave, secondo il Libro Bianco, è relativo alla definizione di una strategia nazionale per lo sviluppo del sistema energetico del Paese e del Sud Italia come hub energetico rinnovabile, focalizzando gli investimenti sia sulle tecnologie nascenti sia su quelle più mature (tra cui bacini di accumulo, nuove energie del mare, eolico offshore, Small Scale LNG, biometano). Infine, nel percorso di transizione energetica dei modelli di produzione e consumo, occorre valorizzare il contributo delle Comunità Energetiche Rinnovabili, anche a livello euro-mediterraneo, rendendole un modello di riferimento per tutta l’area e favorendo l’empowerment delle comunità locali.
Tra i settori su cui puntare per uno sviluppo solido e sostenibile del Sud Italia, il Libro Bianco individua l’economia del mare che al Sud conta più di 110 mila imprese (48,8% del totale nazionale), più di 332 mila occupati (36,4% del totale nazionale) e genera 15,7 miliardi di Euro di valore aggiunto (30,0% del totale nazionale). Inoltre, l’incidenza dell’economia del mare sul totale dell’economia territoriale è più alta rispetto al resto del Paese: nelle regioni meridionali il settore pesa per il 4,7% del totale delle imprese (vs. 3,8% in Italia), per il 4,9% degli occupati (vs. 3,6%) e per il 4,4% del valore aggiunto (vs. 3,3%).
L’eolico off-shore galleggiante può offrire già oggi una prospettiva interessante di crescita per le regioni del Sud. Infatti, secondo il Global Wind Energy Council (GWEC), l’Italia si colloca al 3° posto a livello mondiale per il potenziale di eolico galleggiante, un risultato che in gran parte è attribuibile alla posizione strategica delle regioni meridionali del Paese, principalmente la Puglia, la Sicilia e la Sardegna. Si prevede che la capacità di generazione dell’eolico off-shore galleggiante raggiungerà i 207,3 GW, un valore che supera di 3,4 volte la capacità attualmente installata di fonti energetiche rinnovabili e di 17,7 volte la capacità eolica complessiva. Perchè l’economia del mare possa continuare ad espandersi e a crescere nel Sud Italia è necessario, secondo l’analisi di TEHA, agire su rafforzamento ed efficientamento della governance del sistema portuale italiano, aggiornamento del Codice della Navigazione e individuazione di un soggetto unico con competenze generali di coordinamento e controllo, potenziamento del sistema degli incentivi, completamento dei collegamenti ferroviari nei porti e supporto alla transizione verde del settore attraverso le risorse del sistema ETS (Emission Trading Scheme). Occorre, infine, sostenere e incentivare – tramite specifiche politiche industriali, programmi di sviluppo delle competenze e semplificazioni – la creazione di una filiera euro-mediterranea nella cantieristica navale e nell’eolico offshore galleggiante.
Nel Sud Italia attualmente operano le tre maggiori fabbriche italiane per numero di occupati: contestualizzando questi dati nel più ampio scenario produttivo europeo, il Sud Italia si collocherebbe al settimo posto per numerosità di imprese manifatturiere tra i 27 Paesi UE. Il tessuto produttivo manifatturiero del Sud dimostra, inoltre, una forte competitività sui mercati esteri. Le esportazioni manifatturiere meridionali nel 2023 sono state pari a 63,9 miliardi di Euro, in crescita del +35% rispetto al periodo pre-pandemico (47,3 miliardi di Euro), una variazione superiore di 6 punti percentuali rispetto a quella registrata a livello nazionale (+29,1%), al Nord (+29,0%) e di 8,9 punti percentuali rispetto a quella del Centro (+26,1%). Nel contesto manifatturiero, il Sud Italia presenta una forte specializzazione in 4 settori – aerospazio, automotive, agroalimentare e farmaceutico – in cui la macro-area si distingue per performance e competenze nel contesto nazionale. Queste industrie generano, sul totale della manifattura, il 38% del valore aggiunto al Sud (contro il 21% in Italia), impiegano il 33% degli occupati (contro una media nazionale del 18%) e risultano più competitivi sui mercati internazionali, generando il 34% dell’export (contro una media nazionale del 24%). Per attrarre nuovi investimenti e diventare capofila di filiere produttive euro-mediterranee, il Sud deve dotarsi di una politica industriale fortemente integrata con quella del Paese, finalizzata a colmare i divari strutturali esistenti, tra cui: la scarsa propensione alla ricerca e sviluppo (la spesa in R&S è pari all’1,0% del PIL, rispetto all’1,4% dell’Italia), le ridotte dimensioni di impresa (nel Sud si registra la più alta incidenza di piccole imprese manifatturiere, pari al 98,7% del totale rispetto alla media del 97,1%) e le scarse competenze tecniche (14,9 laureati in discipline STEM ogni 1.000 residenti contro una media nazionale di 16,5). Per consolidare il ruolo della manifattura del Sud come motore economico del Paese, il Libro Bianco ritiene strategico sostenere la competitività e la crescita dimensionale delle imprese e delle eccellenze industriali, valorizzando le opportunità della finanza innovativa per le PMI e promuovendo la consapevolezza sull’efficacia di strumenti finanziari a cui possono fare ricorso le PMI e le startup del Sud. Inoltre, occorre accompagnare la Twin Transition (digitale e green) delle imprese, a partire da quelle appartenenti alle filiere più impattate e strategiche per il Sud Italia, favorendo gli investimenti e i percorsi di formazione e sviluppo delle competenze digitali e green, nonchè promuovendo modelli di cooperazione tra le imprese volti alla creazione di consorzi industriali integrati e sostenibili. Infine, è fondamentale identificare progetti industriali di rilevanza euro-mediterranea guidati dal Sud nelle sue filiere distintive.
Il turismo nel Sud è in crescita ma presenta ampi margini di miglioramento, soprattutto in termini di attrattività internazionale del settore. In termini di provenienza dei turisti stranieri, il Sud, rispetto ad altre aree del Paese, presenta un livello di internazionalizzazione inferiore: solo il 35,8% delle presenze è di origine straniera (contro il 53,5% del Nord e il 48,0% del Centro). A testimonianza degli ampi margini di sviluppo in termini di attrattività turistica, nel confronto con altre aree benchmark euro-mediterranee il Sud registra 0,7 arrivi turistici domestici per abitante – un valore inferiore di 26 volte rispetto alle Egadi e Creta – e 0,4 arrivi stranieri per abitante – ovvero 9 volte in meno rispetto alla Corsica. L’opportunità economica derivante da una maggiore valorizzazione del turismo al Sud è estremamente rilevante: se il Sud Italia si allineasse alla media delle aree mediterranee benchmark (Creta e isole egee, Est della Spagna, Corsica, Provenza) in termini di arrivi turistici stranieri, si potrebbero attrarre 70 milioni di turisti stranieri in più e una spesa turistica aggiuntiva di 67 miliardi di Euro.
Nel Libro Bianco si sottolinea che, per sfruttare appieno il potenziale turistico del Sud Italia occorre, in primo luogo, creare una vera e propria industria turistica nel Sud Italia, potenziando l’offerta ricettiva, di infrastrutture e servizi, attraendo nuovi player e capitali sul territorio, favorendo la crescita dimensionale delle imprese turistiche e creando specifici schemi di certificazione. Al tempo stesso, si ritiene strategico promuovere l’aggregazione e internazionalizzazione del settore, tramite lo sviluppo di investimenti e partnership di player nazionali all’estero, la creazione di percorsi turistici integrati che valorizzino il legame tra territori, società e cultura, e la definizione di strategie di tutela del patrimonio naturalistico congiunte, su scala euro-mediterranea, a fronte degli impatti del cambiamento climatico.
Parte da “Verso Sud” il monito di arrivare alla istituzione di un’Academy euro-mediterranea, un hub o polo di eccellenza in grado di coinvolgere, con una governance congiunta, università imprese italiane e del Mediterraneo. Le opportunità connesse sono rilevanti: se – anche grazie all’Academy – il Sud si allineasse alla media italiana in termini di iscrizioni di studenti universitari stranieri (2,6% degli iscritti nel Sud vs 6,7% in Italia), si potrebbero attrarre 21 mila studenti universitari stranieri, riducendo di 7 punti percentuali la quota di lavoratori laureati di difficile reperimento per le imprese. Il Sud ha delle grandi potenzialità dal punto di vista del capitale umano, essendo un’area particolarmente giovane e propensa all’imprenditorialità giovanile: Campania, Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata sono infatti nella top-6 per incidenza di giovani tra i 15 e i 29 anni sulla popolazione e nella top-5 delle regioni in Italia per quota di imprese individuali guidate da under-35.
‘I contenuti della terza edizione di “Verso Sud” ne confermano il ruolo di piattaforma unica in Italia, nata con l’ambizione di cambiare il paradigma di sviluppo strategico del Sud Italia: non una macro-area in perenne conflitto con il Nord e “fanalino di coda” d’Europa, ma baricentro delle strategie di crescita, competitività e cooperazione del Mediterraneo, una regione a crescente centralità, non solo sul fronte geopolitico, ma anche economico e sociale – ha affermato Valerio De Molli, Managing Partner and CEO, The European House – Ambrosetti – Le analisi dettagliate e le proposte contenute nel Libro Bianco dimostrano che il Sud, a fianco a criticità di lungo periodo, offre oggi all’Italia e al Mediterraneo non solo grandi potenzialità ma eccellenze reali che possono e devono rappresentare la leva principale per fare di questa area un volano di crescita per l’intero Paese e uno strumento di pace e cooperazione per la macro-regionè.
Nel suo complesso, il Libro Bianco si articola in quattro macro-capitoli, approfonditi nei diversi panel del Forum: le evoluzioni del contesto euro-mediterraneo con particolare attenzione ai grandi progetti di sviluppo dell’Italia e dell’Europa e alle sfide collegate alla situazione geopolitica; la nuova edizione del Mediterranean Sustainable Development Index (MSDI); e sfide di attrattività del Sud Italia nel quadro euro-mediterraneo e le competenze strategiche connesse; l’agenda per il Sud con proposte per il potenziamento delle filiere strategiche territoriali, per la valorizzazione del capitale umano, la transizione energetica e la tutela ambientale e delle risorse.
In base alla nuova edizione del Mediterranean Sustainable Development Index (MSDI), indice progettato da TEHA per misurare l’attrattività e la competitività del Sud Italia nell’area, su un orizzonte di 13 anni e per un totale di oltre 16.500 dati censiti, il Sud si conferma come la 3a regione più attrattiva tra i 22 Paesi del Mediterraneo considerati nell’analisi. In particolare, si posiziona al 5° posto nel dominio di analisi economico, al 3° posto nel dominio di dotazione (che considera gli asset a disposizione del territorio), al 4° posto nel dominio di innovazione e cultura e al 7° posto nel dominio sociale.
L’indice MSDI ha messo quindi in luce profili di attrattività, competitività e sostenibilità che dimostrano quanto il Sud Italia possa giocare il ruolo di baricentro dell’area euro-mediterranea.
Infatti dal 2021, anno di nascita di “Verso Sud”, TEHA ha mappato investimenti nuovi o incrementali nel Sud Italia censiti da fonti dirette e/o fonti pubbliche e con orizzonte al 2030, per oltre 163 mld di euro investiti e 495mila occupati.
L’analisi di TEHA ha messo in luce come lo sviluppo economico del Sud Italia nel quadro euro-mediterraneo passi anche attraverso la crescita della sua attrattività per gli investimenti e gli insediamenti produttivi, che negli ultimi anni stanno registrando una performance positiva. Infatti, nel triennio 2018-2021 la variazione nel numero di addetti delle multinazionali estere in Italia è stata del 32% (contro una media nazionale del 15%, del 14% del Nord e dell’11% del Centro), ovvero circa +48 mila unità, mentre la variazione percentuale del valore aggiunto è stata del 41% (contro una media nazionale del 23%, del 24% del Nord e del 14% del Centro), pari a circa +4,2 miliardi di Euro. Vi sono, però, ancora ampi margini di sviluppo rispetto alle altre aree del Paese: se il Sud si allineasse alla media del Centro-Nord in termini di incidenza del valore aggiunto delle multinazionali estere sul totale (9% nel Sud vs 19% nel Centro-Nord) e di incidenza dell’occupazione (5% nel Sud vs 11% nel Centro-Nord), si genererebbero 14 miliardi di Euro di valore aggiunto in più e 240 mila nuovi posti di lavoro.
Il Libro Bianco mette in evidenza il dinamismo dell’area del Mediterraneo Allargato nella quale tra il 2021 e il 2022 il PIL è cresciuto del +3,4% e del +4,8% nel Mediterraneo Core (che include, oltre all’Italia, 22 Paesi dell’Unione Europea, dell’Area Balcanica, del Medio Oriente e del Nord Africa, tutti accomunati da uno “sbocco” sul Mar Mediterraneo). Si tratta di un risultato superiore a quello delle grandi economie globali come Cina (+3,0%) e Stati Uniti (+2,1%), mentre in termini commerciali nel 2022 l’export è aumentato del +18,3% nel Mediterraneo Allargato e del +19,7% nel Mediterraneo Core. Allo stesso tempo, la popolazione è aumentata del +0,8% (circa 3,7 milioni di persone) nel Mediterraneo Core e del +1% negli altri Paesi del Mediterraneo Allargato (13,1 milioni di persone). Un’area strategica per gli equilibri mondiali e che è interessata da numerosi mutamenti geopolitici che ne testimoniano la crescente rilevanza strategica. La numerosità, la rapidità e la natura strutturale di queste dinamiche possono portare a considerare il periodo attuale come un cambiamento di epoca e non più come un’epoca di cambiamenti.
Verso Sud dedica grande attenzione al Piano Mattei rispetto al quale ritiene strategico valorizzare il coinvolgimento delle imprese (anche per apporti di competenze e tecnologici) e del sistema bancario per generare un importante effetto moltiplicativo sugli investimenti previsti dal Piano e ricadute positive nell’intera area euro-mediterranea. Inoltre, il Libro Bianco mette l’accento sull’importanza di fornire adeguate coperture dei rischi finanziari connessi agli investimenti nelle aree del Piano Mattei e assicurare un efficace allineamento tra lo sviluppo del Piano e la Global Gateway, una nuova strategia europea per promuovere connessioni intelligenti, pulite e sicure nei settori digitale, energetico e dei trasporti e per rafforzare i sistemi sanitari, di istruzione e di ricerca in tutto il mondo.
Oltre alla centralità dei corridoi energetici (con particolare riferimento al progetto Eastmed e al raddoppio del TAP), il Sud Italia è hub mediterraneo di sviluppo di fonti energetiche rinnovabili. Al 2022 è infatti al quinto posto nel Mediterraneo per quota dei consumi coperti da fonti energetiche rinnovabili (31,6%) e rappresenta il 39,1% di tutta l’energia rinnovabile prodotta in Italia nel 2022 (in aumento di 4,6 p.p. rispetto al 2021). Vanta, inoltre, caratteristiche topografiche strategiche per sfruttare energia eolica e solare.
Nel quadro descritto dal Libro Bianco, sono fondamentali gli investimenti nel potenziamento dei corridoi che collegano l’Italia e il Sud, in particolare sulla direttrice orientale, che offre vantaggi competitivi in termini di sicurezza energetica, privilegiando infrastrutture in grado di incorporare nel medio periodo l’idrogeno verde. Un elemento chiave, secondo il Libro Bianco, è relativo alla definizione di una strategia nazionale per lo sviluppo del sistema energetico del Paese e del Sud Italia come hub energetico rinnovabile, focalizzando gli investimenti sia sulle tecnologie nascenti sia su quelle più mature (tra cui bacini di accumulo, nuove energie del mare, eolico offshore, Small Scale LNG, biometano). Infine, nel percorso di transizione energetica dei modelli di produzione e consumo, occorre valorizzare il contributo delle Comunità Energetiche Rinnovabili, anche a livello euro-mediterraneo, rendendole un modello di riferimento per tutta l’area e favorendo l’empowerment delle comunità locali.
Tra i settori su cui puntare per uno sviluppo solido e sostenibile del Sud Italia, il Libro Bianco individua l’economia del mare che al Sud conta più di 110 mila imprese (48,8% del totale nazionale), più di 332 mila occupati (36,4% del totale nazionale) e genera 15,7 miliardi di Euro di valore aggiunto (30,0% del totale nazionale). Inoltre, l’incidenza dell’economia del mare sul totale dell’economia territoriale è più alta rispetto al resto del Paese: nelle regioni meridionali il settore pesa per il 4,7% del totale delle imprese (vs. 3,8% in Italia), per il 4,9% degli occupati (vs. 3,6%) e per il 4,4% del valore aggiunto (vs. 3,3%).
L’eolico off-shore galleggiante può offrire già oggi una prospettiva interessante di crescita per le regioni del Sud. Infatti, secondo il Global Wind Energy Council (GWEC), l’Italia si colloca al 3° posto a livello mondiale per il potenziale di eolico galleggiante, un risultato che in gran parte è attribuibile alla posizione strategica delle regioni meridionali del Paese, principalmente la Puglia, la Sicilia e la Sardegna. Si prevede che la capacità di generazione dell’eolico off-shore galleggiante raggiungerà i 207,3 GW, un valore che supera di 3,4 volte la capacità attualmente installata di fonti energetiche rinnovabili e di 17,7 volte la capacità eolica complessiva. Perchè l’economia del mare possa continuare ad espandersi e a crescere nel Sud Italia è necessario, secondo l’analisi di TEHA, agire su rafforzamento ed efficientamento della governance del sistema portuale italiano, aggiornamento del Codice della Navigazione e individuazione di un soggetto unico con competenze generali di coordinamento e controllo, potenziamento del sistema degli incentivi, completamento dei collegamenti ferroviari nei porti e supporto alla transizione verde del settore attraverso le risorse del sistema ETS (Emission Trading Scheme). Occorre, infine, sostenere e incentivare – tramite specifiche politiche industriali, programmi di sviluppo delle competenze e semplificazioni – la creazione di una filiera euro-mediterranea nella cantieristica navale e nell’eolico offshore galleggiante.
Nel Sud Italia attualmente operano le tre maggiori fabbriche italiane per numero di occupati: contestualizzando questi dati nel più ampio scenario produttivo europeo, il Sud Italia si collocherebbe al settimo posto per numerosità di imprese manifatturiere tra i 27 Paesi UE. Il tessuto produttivo manifatturiero del Sud dimostra, inoltre, una forte competitività sui mercati esteri. Le esportazioni manifatturiere meridionali nel 2023 sono state pari a 63,9 miliardi di Euro, in crescita del +35% rispetto al periodo pre-pandemico (47,3 miliardi di Euro), una variazione superiore di 6 punti percentuali rispetto a quella registrata a livello nazionale (+29,1%), al Nord (+29,0%) e di 8,9 punti percentuali rispetto a quella del Centro (+26,1%). Nel contesto manifatturiero, il Sud Italia presenta una forte specializzazione in 4 settori – aerospazio, automotive, agroalimentare e farmaceutico – in cui la macro-area si distingue per performance e competenze nel contesto nazionale. Queste industrie generano, sul totale della manifattura, il 38% del valore aggiunto al Sud (contro il 21% in Italia), impiegano il 33% degli occupati (contro una media nazionale del 18%) e risultano più competitivi sui mercati internazionali, generando il 34% dell’export (contro una media nazionale del 24%). Per attrarre nuovi investimenti e diventare capofila di filiere produttive euro-mediterranee, il Sud deve dotarsi di una politica industriale fortemente integrata con quella del Paese, finalizzata a colmare i divari strutturali esistenti, tra cui: la scarsa propensione alla ricerca e sviluppo (la spesa in R&S è pari all’1,0% del PIL, rispetto all’1,4% dell’Italia), le ridotte dimensioni di impresa (nel Sud si registra la più alta incidenza di piccole imprese manifatturiere, pari al 98,7% del totale rispetto alla media del 97,1%) e le scarse competenze tecniche (14,9 laureati in discipline STEM ogni 1.000 residenti contro una media nazionale di 16,5). Per consolidare il ruolo della manifattura del Sud come motore economico del Paese, il Libro Bianco ritiene strategico sostenere la competitività e la crescita dimensionale delle imprese e delle eccellenze industriali, valorizzando le opportunità della finanza innovativa per le PMI e promuovendo la consapevolezza sull’efficacia di strumenti finanziari a cui possono fare ricorso le PMI e le startup del Sud. Inoltre, occorre accompagnare la Twin Transition (digitale e green) delle imprese, a partire da quelle appartenenti alle filiere più impattate e strategiche per il Sud Italia, favorendo gli investimenti e i percorsi di formazione e sviluppo delle competenze digitali e green, nonchè promuovendo modelli di cooperazione tra le imprese volti alla creazione di consorzi industriali integrati e sostenibili. Infine, è fondamentale identificare progetti industriali di rilevanza euro-mediterranea guidati dal Sud nelle sue filiere distintive.
Il turismo nel Sud è in crescita ma presenta ampi margini di miglioramento, soprattutto in termini di attrattività internazionale del settore. In termini di provenienza dei turisti stranieri, il Sud, rispetto ad altre aree del Paese, presenta un livello di internazionalizzazione inferiore: solo il 35,8% delle presenze è di origine straniera (contro il 53,5% del Nord e il 48,0% del Centro). A testimonianza degli ampi margini di sviluppo in termini di attrattività turistica, nel confronto con altre aree benchmark euro-mediterranee il Sud registra 0,7 arrivi turistici domestici per abitante – un valore inferiore di 26 volte rispetto alle Egadi e Creta – e 0,4 arrivi stranieri per abitante – ovvero 9 volte in meno rispetto alla Corsica. L’opportunità economica derivante da una maggiore valorizzazione del turismo al Sud è estremamente rilevante: se il Sud Italia si allineasse alla media delle aree mediterranee benchmark (Creta e isole egee, Est della Spagna, Corsica, Provenza) in termini di arrivi turistici stranieri, si potrebbero attrarre 70 milioni di turisti stranieri in più e una spesa turistica aggiuntiva di 67 miliardi di Euro.
Nel Libro Bianco si sottolinea che, per sfruttare appieno il potenziale turistico del Sud Italia occorre, in primo luogo, creare una vera e propria industria turistica nel Sud Italia, potenziando l’offerta ricettiva, di infrastrutture e servizi, attraendo nuovi player e capitali sul territorio, favorendo la crescita dimensionale delle imprese turistiche e creando specifici schemi di certificazione. Al tempo stesso, si ritiene strategico promuovere l’aggregazione e internazionalizzazione del settore, tramite lo sviluppo di investimenti e partnership di player nazionali all’estero, la creazione di percorsi turistici integrati che valorizzino il legame tra territori, società e cultura, e la definizione di strategie di tutela del patrimonio naturalistico congiunte, su scala euro-mediterranea, a fronte degli impatti del cambiamento climatico.
Parte da “Verso Sud” il monito di arrivare alla istituzione di un’Academy euro-mediterranea, un hub o polo di eccellenza in grado di coinvolgere, con una governance congiunta, università imprese italiane e del Mediterraneo. Le opportunità connesse sono rilevanti: se – anche grazie all’Academy – il Sud si allineasse alla media italiana in termini di iscrizioni di studenti universitari stranieri (2,6% degli iscritti nel Sud vs 6,7% in Italia), si potrebbero attrarre 21 mila studenti universitari stranieri, riducendo di 7 punti percentuali la quota di lavoratori laureati di difficile reperimento per le imprese. Il Sud ha delle grandi potenzialità dal punto di vista del capitale umano, essendo un’area particolarmente giovane e propensa all’imprenditorialità giovanile: Campania, Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata sono infatti nella top-6 per incidenza di giovani tra i 15 e i 29 anni sulla popolazione e nella top-5 delle regioni in Italia per quota di imprese individuali guidate da under-35.
‘I contenuti della terza edizione di “Verso Sud” ne confermano il ruolo di piattaforma unica in Italia, nata con l’ambizione di cambiare il paradigma di sviluppo strategico del Sud Italia: non una macro-area in perenne conflitto con il Nord e “fanalino di coda” d’Europa, ma baricentro delle strategie di crescita, competitività e cooperazione del Mediterraneo, una regione a crescente centralità, non solo sul fronte geopolitico, ma anche economico e sociale – ha affermato Valerio De Molli, Managing Partner and CEO, The European House – Ambrosetti – Le analisi dettagliate e le proposte contenute nel Libro Bianco dimostrano che il Sud, a fianco a criticità di lungo periodo, offre oggi all’Italia e al Mediterraneo non solo grandi potenzialità ma eccellenze reali che possono e devono rappresentare la leva principale per fare di questa area un volano di crescita per l’intero Paese e uno strumento di pace e cooperazione per la macro-regionè.
– foto ufficio stampa Esclapon per The European House – Ambrosetti –
(ITALPRESS).
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