ROMA (ITALPRESS) – Superare le difficoltà per tornare a crescere e contare in Europa. E’ l’esortazione lanciata dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta nel corso delle considerazioni finali.
Il governatore ha evidenziato: “Non riesco a credere che un Paese con la nostra storia, le nostre risorse, le nostre potenzialità, che insieme agli altri Stati membri ha saputo creare una comunità che ha garantito sviluppo, benessere e convivenza pacifica a milioni di europei, non possa oggi superare difficoltà che sono sotto gli occhi di tutti, su cui tutti concordiamo. L’Italia ha concorso a fondare l’Unione europea: ora può e deve concorrere al suo progresso. E’ con la forza di questa prospettiva che dobbiamo guardare con fiducia al futuro”. Nonostante le difficoltà, “non siamo condannati alla stagnazione. La ripresa registrata dopo la crisi pandemica, è stata superiore alle previsioni e a quella delle altre grandi economie dell’area”, ha aggiunto.
“Contrariamente a quanto avvenuto in episodi di crisi del passato, è stata intensa anche nel Mezzogiorno. Nell’area dell’euro, l’economia italiana è quella con la minore crescita del prodotto per abitante nell’ultimo quarto di secolo. La produttività del lavoro è rimasta ferma; solo nel 2023 gli investimenti sono tornati a superare il livello precedente la crisi finanziaria, mentre le ore lavorate totali non lo hanno ancora recuperato” ha spiegato il governatore.
A pesare è il debito pubblico. “L’Italia ha un debito pubblico elevato, frutto di squilibri accumulati in passato. Alla fine
del 2023 ammontava al 137% del Pil. Una tale zavorra – ha sottolineato – ci costringe ogni anno a impegnare considerevoli risorse pubbliche per pagare interessi, sottraendole all’innovazione e allo sviluppo. Sono necessarie scelte attente soprattutto dal lato della spesa, al fine di riorientarne la composizione in favore dello sviluppo e di eliminare le inefficienze”.
In questo senso “un contributo dovrà derivare dal contrasto all’evasione fiscale, sulla scia dei risultati positivi registrati in questo campo nell’ultimo decennio. Potremo liberarci del fardello del debito soltanto coniugando prudenza fiscale e crescita”. Entrando nel dettaglio delle considerazioni finali, si legge che “tra il 2019 e il 2023, in una fase di forti turbolenze, il Pil italiano è cresciuto del 3,5%, contro l’1,5 della Francia e lo 0,7 della Germania; lo scarto è maggiore in termini pro capite. L’occupazione è aumentata del 2,3% – quasi 600.000 persone – trainata dalla componente a tempo indeterminato. Il tasso di disoccupazione è sceso di 2,3 punti percentuali, pur restando alto, al 7,7%. La ripresa è stata alimentata da una forte espansione degli investimenti, sostenuta anche da incentivi fiscali sono cresciuti molto più che nella media degli altri principali paesi europei non solo gli investimenti in edilizia, favoriti da agevolazioni generosissime, ma anche quelli in macchinari e beni intangibili, che riflettono l’avanzamento tecnologico e le attese circa l’evoluzione futura della domanda”.
Buona anche la performance delle banche italiane: “Il 2023 è stato un anno molto favorevole per le banche italiane. Il
rendimento del capitale ha superato il 12%. La redditività ha beneficiato di un’eccezionale congiuntura di mercato, in cui l’abbondante liquidità in circolazione ha frenato l’aumento del costo della raccolta, mentre il rialzo dei tassi ufficiali si è rapidamente trasmesso a quelli sui prestiti, alimentando il margine di interesse. Il capitale è salito al 15,6% delle attività a rischio. Gli ultimi dati confermano la prosecuzione di questa fase favorevole all’interno del sistema creditizio, le banche significative mostrano valori di redditività e patrimonio superiori alla media europea”, ha concluso Panetta.
Il governatore ha evidenziato: “Non riesco a credere che un Paese con la nostra storia, le nostre risorse, le nostre potenzialità, che insieme agli altri Stati membri ha saputo creare una comunità che ha garantito sviluppo, benessere e convivenza pacifica a milioni di europei, non possa oggi superare difficoltà che sono sotto gli occhi di tutti, su cui tutti concordiamo. L’Italia ha concorso a fondare l’Unione europea: ora può e deve concorrere al suo progresso. E’ con la forza di questa prospettiva che dobbiamo guardare con fiducia al futuro”. Nonostante le difficoltà, “non siamo condannati alla stagnazione. La ripresa registrata dopo la crisi pandemica, è stata superiore alle previsioni e a quella delle altre grandi economie dell’area”, ha aggiunto.
“Contrariamente a quanto avvenuto in episodi di crisi del passato, è stata intensa anche nel Mezzogiorno. Nell’area dell’euro, l’economia italiana è quella con la minore crescita del prodotto per abitante nell’ultimo quarto di secolo. La produttività del lavoro è rimasta ferma; solo nel 2023 gli investimenti sono tornati a superare il livello precedente la crisi finanziaria, mentre le ore lavorate totali non lo hanno ancora recuperato” ha spiegato il governatore.
A pesare è il debito pubblico. “L’Italia ha un debito pubblico elevato, frutto di squilibri accumulati in passato. Alla fine
del 2023 ammontava al 137% del Pil. Una tale zavorra – ha sottolineato – ci costringe ogni anno a impegnare considerevoli risorse pubbliche per pagare interessi, sottraendole all’innovazione e allo sviluppo. Sono necessarie scelte attente soprattutto dal lato della spesa, al fine di riorientarne la composizione in favore dello sviluppo e di eliminare le inefficienze”.
In questo senso “un contributo dovrà derivare dal contrasto all’evasione fiscale, sulla scia dei risultati positivi registrati in questo campo nell’ultimo decennio. Potremo liberarci del fardello del debito soltanto coniugando prudenza fiscale e crescita”. Entrando nel dettaglio delle considerazioni finali, si legge che “tra il 2019 e il 2023, in una fase di forti turbolenze, il Pil italiano è cresciuto del 3,5%, contro l’1,5 della Francia e lo 0,7 della Germania; lo scarto è maggiore in termini pro capite. L’occupazione è aumentata del 2,3% – quasi 600.000 persone – trainata dalla componente a tempo indeterminato. Il tasso di disoccupazione è sceso di 2,3 punti percentuali, pur restando alto, al 7,7%. La ripresa è stata alimentata da una forte espansione degli investimenti, sostenuta anche da incentivi fiscali sono cresciuti molto più che nella media degli altri principali paesi europei non solo gli investimenti in edilizia, favoriti da agevolazioni generosissime, ma anche quelli in macchinari e beni intangibili, che riflettono l’avanzamento tecnologico e le attese circa l’evoluzione futura della domanda”.
Buona anche la performance delle banche italiane: “Il 2023 è stato un anno molto favorevole per le banche italiane. Il
rendimento del capitale ha superato il 12%. La redditività ha beneficiato di un’eccezionale congiuntura di mercato, in cui l’abbondante liquidità in circolazione ha frenato l’aumento del costo della raccolta, mentre il rialzo dei tassi ufficiali si è rapidamente trasmesso a quelli sui prestiti, alimentando il margine di interesse. Il capitale è salito al 15,6% delle attività a rischio. Gli ultimi dati confermano la prosecuzione di questa fase favorevole all’interno del sistema creditizio, le banche significative mostrano valori di redditività e patrimonio superiori alla media europea”, ha concluso Panetta.
– Foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).
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