“Non vedo mia figlia che sta a Rimini da quattro mesi: colpa del Coronavirus, ma anche dalle difficoltà economiche in cui viviamo da quando a febbraio siamo fermi e non riusciamo più a muoverci da qui”.

Questo accorato appello è di Fulvio Medini che insieme al fratello Daniele gestisce Happycircus fermo per una serie di sfortunate coincidenze a Castelvetrano e impossibilitato a riprendere gli spettacoli. I circensi dopo aver esaurito ogni sostegno economico, non hanno più nemmeno i soldi per la nafta, indispensabile per far ripartire gli automezzi e proseguire il loro tour in altre città d’Italia.

“Abbiamo letteralmente fatto la fame – prosegue Fulvio – e siamo sopravvissuti grazie alla carità che istituzioni pubbliche (poche) e privati (molti) ci hanno fatto in questi mesi. Dobbiamo ringraziare tante persone e tante istituzioni assistenziali, ma soprattutto quella famiglia che un giorno ci ha portato sei bottiglie d’acqua, scusandosi che non poteva fare di più; ma noi quel giorno non avevamo nemmeno pane a sufficienza per tutti”.

La famiglia Medini è tra le più antiche e le più prestigiose dell’universo circense italiano. I fratelli Fulvio e Daniele rappresentano la quinta generazione di una famiglia che ha sempre vissuto di circo e nel circo. “Una famiglia numerosissima – aggiunge Daniele – perché mio padre aveva 19 fratelli e mio nonno 24. L’origine familiare era laziale ma poi viva via si sono aggiunti componenti di quasi tutte le regioni italiane”.

Questa molteplicità di provenienze ha provocato nel tempo una stanzialità di vari gruppi familiari in tante regioni italiane. Una volta, infatti, i circhi non viaggiavano tanto come oggi. Si stabilivano in alcune zone del paese e all’interno di quella scelta si muovevano con una sorta di accordo non scritto, con cui evitavano di invadere altre zone d’influenza.

“Oggi – spiega Fulvio – anche questo è cambiato. Ci muoviamo tutti dappertutto, compreso all’estero”. Fulvio e Daniele hanno ereditato il circo dal padre che si era stabilito in Piemonte. Ma ben presto hanno ritenuto necessario allargare il raggio degli spostamenti ed ora si muovono in tutta Europa.

Due anni fa sono stati anche nelle nazioni del Magreb. La vita del circo e dei circensi è molto dura e in questi anni lo è diventata ancora di più, a causa dei costi sempre maggiori, della concorrenza che fa la televisione e dello scontro con le associazioni animaliste.

Questo tasto è un nervo scoperto e Fulvio subito precisa: “Quando a marzo inoltrato siamo riusciti a far conoscere la drammaticità della situazione anche in Italia, le associazioni animaliste si sono subito premurate di offrire di portar viva i nostri animali altrove, senza preoccuparsi di conoscere se noi avevamo da mangiare. Siamo riusciti a sfamare anche gli animali, grazie al sostegno della Coldiretti, ma per approvvigionarci del necessario dovevamo ogni giorno andare in campagna e spendere parecchi euro in gasolio, che abbiamo in parte sottratto alla nostra normale alimentazione. Ma quello che più ci fa soffrire è l’immagine che si dà di noi. Siamo diventati coloro che trattano male gli animali, mentre noi con gli animali ci viviamo da secoli”.

I fratelli Medini nel pieno di questa crisi fatta di aumento dei costi gestionali e di diminuzione del pubblico si sono trovati improvvisamente bloccati a Castelvetrano e qui ancora si trovano in attesa di una possibilità che consenta loro di riprendere la vita di prima.

L’ultima disavventura è accaduta a Natale. Così raccontano. “Avevamo deciso di rischiare il Natale del 2019 in una piazza importante e prestigiosa come Palermo. Avevamo ottenuto tutte le autorizzazioni e pagati gli oneri comunali. Era previsto che come ogni anno fossimo due circhi in due zone diverse e distanti della città. Poi qualche giorno prima del debutto abbiamo appreso che sarebbe giunto un terzo circo di fama internazionale in una zona molto centrale del capoluogo. Il risultato per noi è stato un buco economico di molte migliaia di euro. In forza di ciò abbiamo deciso di spostarci nella zona di Sciacca per utilizzare l’occasione del Carnevale. Ma anche lì prima la morte del bambino sul carro e poi il coronavirus ci hanno inferto un colpo quasi mortale. Ora siamo bloccati in questa città e dopo aver esaurito tutte le nostre risorse siamo allo stremo delle forze”.

Dei 50 dipendenti che costituiscono l’organico, circa un terzo è andato via. Molti sono tornati nelle famiglie di origine, magari all’estero, per sopravvivere alla crisi che attanaglia tutta Europa. I circensi rimasti sono stati ben presto costretti a chiedere aiuto.

“La vita del circo è fatta di grandi sacrifici – riprende Daniele – e quindi siamo abituati ai momenti difficili, ma questa volta è stata ed è particolarmente dura. In molti ci hanno aiutato, molti semplici cittadini e tante associazioni, a cominciare dalla Caritas, ma il tempo passa e non abbiamo più i soldi per far ripartire i camion. Vorremmo poter ringraziare tutti, ma come si fa?”

E Fulvio aggiunge la storia del rapporto col Banco Alimentare. “Quasi un mese fa non sapevamo più a chi chiedere aiuto, perché i bisogni aumentavano e le risorse si erano esaurite. Ho telefonato al Banco Alimentare di Cinisi. Sono venuti subito. È venuto personalmente il suo Presidente Santo Giordano. Ci hanno dato di che vivere per parecchi giorni, ma soprattutto ci hanno ridato speranza nel futuro. È nato un rapporto che continua ancora, seppur per telefono”. Daniele prosegue con l’elencazione di quanti li hanno aiutati e desiderano ringraziare, la Caritas, la Protezione civile, la Croce Rossa alcune istituzioni pubbliche, molte parrocchie. Ma poi sconfortato aggiunge: “Ma adesso c’è la fase più difficile da affrontare”.

Il riferimento è palesemente rivolto alle conseguenze della c. d. “fase 2” che spiega così. “Fortunatamente e lentamente stiamo tornando alla normalità, ma per noi non è così perché non possiamo ancora riprendere subito gli spettacoli e non è realistico pensare che accada in pochi giorni. Quindi dobbiamo arrangiarci con piccole cose mentre la gente per un verso ha ancora paura e per altro verso pensa che non abbiamo bisogno più di nulla. Se ci chiedessero di trasferirci in una città del circondario non sapremmo come fare, perché ci mancano i soldi per il gasolio. Le tasse comunali si pagano prima e gli introiti dei biglietti arrivano dopo. E nel frattempo?”

I fratelli Medini sono un fiume in piena. Raccontano tante storie di circo che loro raggruppano sotto il titolo: “Siamo gente abituata ad arrangiarci”. E poi concludono con un detto popolare: “Con poco si vive e con niente si muore. Ma noi siamo ad un passo dal niente”. Hanno tanti progetti in mente.

Vorrebbero ringraziare gli abitanti di Castelvetrano con uno spettacolo gratuito per l’aiuto che hanno ricevuto, ma anche in questo momento è un problema. Vorrebbero andare nei comuni vicini, ma spesso la macchina amministrativa burocratica del post Covid-19 diventa insormontabile. Vorrebbero soprattutto tornare al nord, riprendere la programmazione ma sanno che c’è ancora tanta paura tra i possibili spettatori. Sono pronti ed hanno già approntato spettacoli da fare all’aperto per ottemperare alle misure di carattere sanitario.

“E poi – concludono – per tornare al nord ci vogliono i soldi per il gasolio, per pagare anticipatamente le tasse di occupazione di suolo pubblico e i contratti dell’energia elettrica. Fino all’anno scorso questa era la condizione normale della nostra professione. Oggi è un muro quasi insormontabile. Ecco perché ringraziando i tanti che ci hanno aiutato chiediamo ancora aiuto a tutti”.

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