Questa mattina il superboss della mafia Matteo Messina Denaro, ristretto al 41 bis nel carcere dell’Aquila, è stato accompagnato al Pronto soccorso dell’ospedale dell’Aquila dalla Polizia penitenziaria. Lo rivela LAQTV.
Per le cure oncologiche a cui deve sottoporsi, è stata predisposta una cella nello stesso carcere in località Costarelle, ma evidentemente questa mattina le sue condizioni di salute hanno necessitato del Pronto soccorso, naturalmente sotto l’attenta scorta della polizia penitenziaria.

Continuano le indagini

Intanto prosegue la bonifica dei covi scoperti a Campobello di Mazara, anche attraverso sonar e georadar. A oltre 16 giorni dalla cattura del boss, un filmato mostra come gli investigatori del Ros e gli esperti del Reparto investigazioni scientifiche (Ris) continuino a bonificare l’appartamento in via S. Vito palmo a palmo alla ricerca di vani e ambienti nascosti. Scoperto per primo, quello di via S. Vito resta, al momento, il covo più significativo dal punto di vista investigativo.

Cracolici: “L’antimafia riparte da qui”

“Abbiamo deciso di riunirci qui a Castelvetrano, la prima volta fuori da Palazzo dei Normanni, per manifestare non solo la nostra attenzione ma anche il nostro sostegno a quanti sono impegnati nella lotta alla mafia, a partire dalle forze dell’ordine», ha sottolineato Cracolici. Oggi c’è la necessità di compiere «un salto di qualità perchè se l’arresto di Matteo Messina Denaro ha chiuso una stagione – ha proseguito – e ora ne apre un’altra, quella che il procuratore Maurizio De Lucia ha chiamato ‘borghesia mafiosà, fatta da tante persone sconosciute, capaci di essere formalmente sul terreno della legalità, ma è anche quella rete di connivenza e di presenza di classe dirigente nei nostri territori. Qui tutti noi dobbiamo fare un salto di qualità: la politica, le forze dell’ordine, la magistratura, perchè questa è la sfida di oggi”.

“La mafia è ancora viva”

Perchè, ne è convinto il presidente, la rete di protezione di cui ha goduto Messina Denaro “sicuramente c’è stata è c’è ancora, ed è viva. E probabilmente dobbiamo alzare uno sguardo un pò più approfondito sul rapporto tra la borghesia mafiosa e il sistema massonico che in questa provincia, in particolare, è abbastanza concentrato”. Ma proprio da qui deve ripartire Castelvetrano che “deve puntare al suo riscatto, deve togliere quest’onta che ha segnato questi 30 anni di latitanza di Messina Denaro. Questa città deve andare oltre e superare questa penalizzazione”.

 

 

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