Fra profumi di genovesi calde e pane “cunzatu”, avvolti dalla tipica costante nebbia, ecco un itinerario tra chiese e musei nella cittadina di Erice, l’ideale per fare il pieno di cultura e sfuggire alla canicola estiva.

Partiamo dal Museo civico Antonio Cordici, che nella sezione archeologica contiene sculture marmoree dell’età romana e ceramiche preistoriche con oggetti ornamentali dal I al IV sec a.C. In quella dedicata alle arti decorative, suppellettili in ceroplastica, argenti, alabastri e tessuti sacri; infine c’è la grande stanza coi dipinti e le sculture sulla Passione di Cristo e una interessante sezione rivolta all’arte contemporanea.

Il percorso continua con la chiesa di S. Martino, con dei pregiatissimi affreschi: opere lignee e lapidi sepolcrali del XVII secolo, oltre all’orologio monumentale posizionato nella facciata principale. Nella chiesa di S.Giuliano ci colpiscono le pregiate Carteglorie con cornici in argento, legno e madreperla, piccoli capolavori di arti decorative, ma anche preziose stoffe eucaristiche ed opere in fine ceroplastica.

Immancabile poi la visita al Castello di Venere, con le Torri del Balio e la torretta del Pepoli, da questi luoghi incantati è possibile godere di una vista mozzafiato sul lungomare di S. Vito, Castelluzzo e la riserva dello Zingaro.
Passando invece al quartiere spagnolo, c’è da ricordare che i lavori iniziarono nel 1632, ma vennero bruscamente interrotti e solo nel nel 2005 la fortezza è stata oggetto di un significativo restauro, oggi il suggestivo quartiere è sede della mostra permanente di “Erice terra di mare”.

Nel tragitto dedicato alla cultura è possibile vedere anche il presepe meccanico, il cui gioco di prospettive, luci e meccanismi, riproducono scene di vita passata: lavori scomparsi, legende e racconti vari, presepe che viene ogni anno migliorato da tanti artisti.

Infine Il Monastero del S.S. Salvatore, che merita una sosta più approfondita per il fascino indiscusso che trasmette ai suoi visitatori. Si tratta di un piccolo mondo autonomo (in effetti sono rimasti solo dei ruderi, ma con un po’ di immaginazione è possibile immergersi nei tempi in cui esso era florido), attrezzato per essere autosufficiente: ci sono gli antichissimi forni ancora effecienti, forni che erano importantissimi per la produzione dei dolci di badia, di cui ancora oggi c’è una fiorente produzione. Mentre la macina permetteva alle monache di avere farina sempre fresca; accanto si trovano le stanze per impastare, “Il laboratorio” con le Maidde e le giare che contenevano tutto ciò che era utile per la pasticceria.

Ad Erice è possibile inoltre fare interessanti escursioni percorrendo sentieri costeggiati da boschi, fra i più interessanti merita una particolare attenzione quello delle ‘Orchidee’. Provare per credere.