Ha violato la privacy di un’intera famiglia e il video va rimosso dai social. Il provvedimento è del tribunale di Trapani nei confronti di Enrico Rizzi, il noto animalista trapanese autore di mille battaglie in difesa dei diritti degli animali. La vicenda riguarda quanto accaduto l’8 maggio scorso, quando Rizzi filmò a Fulgatore, una frazione della città di Trapani, un suo intervento presso un’abitazione dove, a suo dire, una famiglia deteneva un cane in pessime condizioni. Ne scaturì un parapiglia, intervennero le forze dell’ordine e Rizzi documentò anche un’aggressione fisica nei suoi confronti, del suo staff e contro l’auto con la quale si era recato sul posto. Il tribunale non ha solo ordinato la rimozione del video ma ha anche condannato Rizzi, qualche giorno fa e anche con quest’ultimo provvedimento, al pagamento di complessivi 15 mila euro tra danni accertati, spese legali e varie altre spese accessorie.

Rizzi: “Un accanimento nei miei confronti”

Nell’ultimo pronunciamento il tribunale ha ordinato all’ufficiale giudiziario di accertarsi di far cancellare la diretta live dell’aggressione subita, anche facendosi affiancare dalla forza pubblica. Come ha sottolineato lo stesso Rizzi, intervenuto con un video su facebook in queste ore, il video lo ha già rimosso da tempo ma non ha lesinato critiche nei confronti della giustizia trapanese: “Credo di essere vittima di un accanimento giudiziario – ha sottolineato Rizzi, facendo riferimento non solo ai pronunciamenti del tribunale su questa vicenda di Fulgatore ma anche ad altre questioni -, per questo chiederò ai miei legali (nella foto con Rizzi) se possibile di non essere più giudicato a Trapani”. Intanto per i due pronunciamenti del tribunale riguardo al caso di Fulgatore i legali di Rizzi hanno già avanzato reclamo.

Una vicenda ad altissima tensione

L’episodio di Fulgatore ha fatto molto scalpore. Rizzi fece una diretta facebook denunciando le presunte condizioni disumane in cui sarebbe stato detenuto un cane da una famiglia del piccolo centro trapanese. Dopo l’aggressione partirono delle denunce reciproche, da una parte e dall’altra. Il legale della famiglia trapanese disse al contrario che il cane non era affatto detenuto in modo disumano e che non vi era alcun segno di maltrattamenti. Da qui partì una denuncia contro Rizzi  che è già sfociata in due provvedimenti del tribunale.

 

 

 

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