In Italia il primo caso accertato di cyberbullismo è stato quello di Carolina Picchio, una ragazza che nel 2013 decise di togliersi la vita in seguito a dei video che circolavano in rete, sui social e nelle chat. Da allora, il padre di Carolina ha creato una fondazione intitolata alla figlia contribuendo all’approvazione della prima legge italiana contro il fenomeno. Cetty Mannino, esperta di bullismo e cyberbullismo è uno dei volti della Fondazione Carolina. Con lei il progetto Enterprice magazine ha approfondito le cause di questo fenomeno e le possibili strategie da mettere in campo, sottolineando l’importanza di non rimanere in silenzio e soli. “Confidatevi, denunciate”, dice Mannino a tutti i ragazzi e le ragazze.
Quali fasce d’età sono più colpite da questo fenomeno?
Negli ultimi anni si sono registrati aumenti tra i 10 e i 16 anni. Ultimamente, ad ogni modo, la fascia coinvolta dal fenomeno si è abbassata alle scuole primarie. Lo smartphone, infatti, viene affidato sempre prima ai bambini, con autonomia di collegamento internet e di sicuro con whatsapp scaricato per comunicare, app però che i bambini utilizzano per creare dei gruppi, ad esempio con i compagni di classe, dove succedono spiacevoli episodi di cyberbullismo. Altro luogo digitale dove i bambini e ragazzi fanno sempre prima esperienze negative sono i giochi online.
In che modo l’anonimato online influisce sul comportamento dei cyberbulli?
L’anonimato, così come i falsi profili, rendono il cyberbullo forte e capace di attaccare chiunque. Ci sono diverse chat/forum dove è possibile interagire senza rivelare la propria identità e dove molti adolescenti si sentono liberi di poter scrivere e condividere ciò che vogliono. In realtà è fondamentale non dimenticare che la Polizia Postale è in grado di rintracciare chiunque e dunque far cadere il mito dell’anonimato e dell’irreperibilità.
Ci sono episodi dove il cyberbullismo ha portato a casi estremi?
Ci sono stati e purtroppo continuano ad esserci. In Italia il primo caso acclarato di cyberbullismo è stato quello di Carolina Picchio, una ragazza che nel mese di gennaio del 2013 ha deciso di suicidarsi in seguito a dei video che circolavano in rete, sui social e nelle chat. Prima di togliersi la vita Carolina ha affidato ad una lettera le ragioni del suo gesto, attraverso una frasi diventata il simbolo della lotta contro il cyberbullismo: “ “Il bullismo… tutto qui? Siete così insensibili“ continuando con “Le parole fanno più male delle botte”. Grazie al ritrovamento di questo testamento il papà di Carolina, Paolo Picchio, si è fatto carico del messaggio della figlia e fatto avviare il primo processo per cyberbullismo in Italia, presso il Tribunale dei Minorenni di Torino, con condanne esemplari: le condotte, anche “virtuali”, che hanno portato Carolina a togliersi la vita, hanno dichiarato i giudici, non potevano essere derubricate a semplici “ragazzate”. Il dibattimento, conclusosi nel dicembre 2018, ha determinato con chiarezza l’inequivocabile correlazione tra determinati comportamenti, alcuni dei quali criminali, e i fenomeni propri del bullismo online. Tutti, in sede processuale, hanno dichiarato la propria responsabilità. Sono state applicate misure alternative al carcere, con percorsi di messa alla prova fino a 27 mesi. L’unico maggiorenne all’epoca dei fatti aveva già patteggiato con la condizionale 1,4 anni. Inoltre sempre il Papà Picchio ha contribuito all’approvazione della legge 71/17, prima norma in Europa sulla prevenzione, definizione e contrasto al fenomeno.
Esistono piattaforme che aiutano a segnalare episodi di cyberbullismo?
E’ bene affidarsi a piattaforme in grado di garantire la tutela della vittima ed è importante reagire subito. Un episodio deve essere subito segnalato e il sito della Polizia Postale (https://www.commissariatodips.it/) è predisposto ad accogliere tutte le segnalazioni. Inoltre uno strumento realizzato dalla Polizia di Stato è l’app gratuita YouPol, che permette di segnalare episodi di bullismo, spaccio, violenza domestica e di genere. È disponibile per iPhone, iPad, iPod touch, Mac, Apple Vision e altre piattaforme.
Come possono i genitori di riconoscere questo fenomeno?
Non ci sono identikit, ricette o istruzioni. Il primo passo ritengo che sia quello del dialogo genitori-figli e viceversa. Solo attraverso la comunicazione è possibile prevenire e anche curare determinati fenomeni. I genitori, ad ogni modo, dovrebbero assecondare meno quelle che sono le mode adolescenziali e studiare le regole del web, conoscere i propri figli e fornire loro le basi per essere cittadini responsabili e rispettosi verso l’altro. Capire che il figlio/a è vittima di cyberbullismo non è semplice, ma è importante la conoscenza del proprio bambino, percepirne i cambiamenti e il malessere che sta attraversando e intervenire immediatamente.
Un minorenne può essere denunciato per atti di cyberbullismo?
Il cyberbullismo non è un reato ma è riconducibile a diverse fattispecie penali ad esempio: diffamazione (art. 595 c.p.), minacce (art. 612 c.p.), molestie (art. 660 c.p.)Un minorenne dai 14 anni in poi per l’ordinamento giuridico italiano è denunciabile. Se chi commette il fatto ha un’età inferiore ai 14 ne corrispondono i genitori, attraverso il principio giuridico della culpa in educando.
Cosa spinge una persona a diventare un cyberbullo?
Le ragioni possono essere varie. Spesso, secondo la mia esperienza, i ragazzi e le ragazze non hanno la percezione di quanto male fanno online e la condivisione di un contenuto lesivo viene scambiata per uno scherzo, una ragazzata. In altri casi i cyberbullo utilizza lo schermo come scudo, credendosi più forte.
Cosa si dovrebbe fare generalmente in caso di cyberbullismo?
Parlare. Confidarsi subito con qualcuno in grado di aiutare: un amico, un familiare, un insegnante. Il problema non si risolve da solo e la soluzione è molto più semplice di quanto possiamo immaginare. Bisogna inoltre denunciare. Qualsiasi cosa lede la dignità di un essere umano è una forma di violenza, che sia in presenza o online è uguale, e dunque deve essere denunciata.
Samuela Mauro 4A, Claudia Sgarlata 4A, Gabriele Lo Giudice 4A – Liceo scientifico Basile
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