“Due dipendenti e due ospiti sono stati costretti a rinchiudersi nel locale in attesa dell’arrivo dei carabinieri e dei sanitari del 118. Uno dei nostri dipendenti è stato colpito e sanguinava dalla testa. Sono stai momenti molto brutti”. A parlare è Roberta Milazzo della Cioccolateria Lorenzo dove tre persone con i tirapugni hanno fatto irruzione nel locale. L’aggressione sarebbe scaturita per futili motivi. Un cassonetto che tra l’altro non era del locale. Ma secondo la titolare c’è qualcosa di più profondo.

“Il pretesto, sembrerebbe quello, cioè malinteso rispetto appunto al posizionamento di un cassonetto, che tra l’altro non era neanche il nostro, a cui avevamo già cercato di sporre rimedio, proponendo delle soluzioni e sembrava una questione risolta – aggiunge la commerciante – Ma quanto è successo a noi è lo specchio di altre che si verificano in questo momento in città. Sembra ci sia un’esplosione di rabbia e di violenza.

Assolutamente immotivata rispetto a quelle che possono essere le origini di un fatto. Sembra quasi che ci sia il desiderio veramente di sfogarsi, di aggredire, di esprimere rabbia. La scusa è stata il cassonetto. Ma potrebbe essere qualsiasi cosa. Noi siamo chiusi oggi perché siamo stanchi e non sapevamo come affrontare il dopo. Certo, c’è anche preoccupazione.

C’è paura, c’è senso di impotenza, cioè ci sono tutte queste cose. La rete di solidarietà che si è attivata ci fa un attimo sentire più sicuri, meno soli, quindi sono più protetti da questa comunità comunque che si muove e che sembra in qualche modo proteggerti. Ma quando questa attenzione si spegnerà che cosa succederà? Queste minacce sono cadute adesso diciamo nel dimenticatoio oppure si riattiveranno tra qualche mese quando nessuno se le aspetta più? Io ve lo chiedo”.