Peppino, così come lo chiamano tutti, si è spento. Rimbomba in ogni angolo dei social la foto di Giuseppe Di Lorenzo: operatore, montatore, narratore d’immagini, ma soprattutto punto di riferimento del mondo del giornalismo televisivo siciliano. E’ morto all’età di 68 anni e da diverso tempo era malato. Il suo ricordo non lascia spazio a chiunque lo abbia incrociato nel corso della vita. “Un compagno di strada”, “un’anima difficile da incasellare” , “ironico e fuori dagli schemi” , sono solo alcune frasi intrise di amore mista e malinconia con cui colleghi, amici e conoscenti lo ricordano.

Il ricordo dei colleghi

Giuseppe Di Lorenzo ha attraversato decenni di cronaca, costume e storia di Palermo. Amava visceralmente la sua città e non si stancava mai di raccontarne ogni singola vicenda. “Giuseppe Di Lorenzo è un’immagine indelebile dei miei inizi giornalistici. A Tgs, governati da quel genio ribelle di Salvo Licata, facevamo coppia nelle interminabili giornate in auto a girare per la città. Perché allora – erano gli anni ‘80 – non c’erano i cellulari e le comunicazioni erano estemporanee grazie alla radio collegata con la redazione: tipo pattuglie di polizia. Si usciva la mattina con uno, due servizi da realizzare e poi la cronaca (nera) decideva il nostro destino. Mi ricordo ad esempio, sempre con lui, che un pomeriggio eravamo di ritorno dalla spiaggia di Mondello per uno dei soliti servizi riempitivo tipo sui “forzati dell’abbronzatura” (una croce per noi “biondini”) e Angelo Morello ci chiamò per dirci di non rientrare dalla Favorita, ma di fare il giro lungo dall’Addaura e poi l’Arenella eccetera: avevano ucciso un imprenditore. Quindi servivano le immagini. Peppino con il cinismo che sperimentava innanzitutto su se stesso (lui, alle prese coi suoi leggendari e sempiterni acciacchi fisici) disse una frase molto palermitana: “E vabbè, trenta e due ventotto”. Ridevamo sempre, qualunque (ci) cosa accadesse. Il suo programma non prevedeva insuccessi. Un’altra volta – ma potrei continuare per ore – nel pieno di una giornata convulsa di robe di politica, di morti, di palermitudine sparsa mi chiese una mano. Proprio una mano.  Lo posso raccontare perché il sentimento per la sua scomparsa concede la prescrizione. Doveva realizzare per i fatti suoi una pubblicità di porte blindate. E per via di una giornata di lavoro che si era protratta all’infinito aveva mancato tutti gli appuntamenti personali.  Disse: “Gery, dieci minuti non di più”. Acconsentii. Passammo dal negozio di porte blindate e lui girò quei pochi secondi che gli servivano per completare lo spot. Gli diedi la mia mano: per aprire una porta a favore di telecamera. Ogni volta che ci siamo incontrati, nel corso degli anni, non dimenticò mai quella scena. E soprattutto il mio polso inusitatamente pieno di braccialetti che apparve per mesi in quello spot.  Era così Peppino. Inarrestabile e ironico. Non oso pensare – scusate la banalità – cosa combinerà lassù. Però sono certo che chi avrà la ventura di trovarsi con lui non si annoierà mai” ripercorre Gery Palazzotto in un lungo post sui social.

“Sì è spento a Palermo alla clinica Maddalena, Peppino Di Lorenzo. Aveva 68 anni. È stato uno degli migliori e più instancabili operatori e montatori siciliani. A lungo ha lavorato con noi a Tgs, passato poi da vincitore di concorso al Centro del Catalogo della Regione. Colto, curioso, appassionato di beni culturali, ha attraversato la storia contemporanea con piglio da reporter, sensibile ma anche guascone e gioviale. Mancherà il suo amore per Palermo, la sua passione per i fatti e per le persone, la voglia di raccontare che lo ha portato in giro per il mondo. Lascia l’amata moglie Loredana e i figli Manfredi, Marco e Chiara ma anche il fratello Marcello che ha fatto il suo stesso mestiere. A tutti loro le più sentite e affettuose condoglianze di Tgs” si legge.