La corte d’appello di Palermo ha ridotto da 6 anni e 8 mesi a 6 anni la pena inflitta ad Andrea Bonafede, cugino del geometra omonimo che prestò l’identità a Matteo Messina Denaro, e ritenuto uno dei principali favoreggiatori del capomafia.
La Procura generale, come già sostenuto in primo grado dal pm Gianluca De Leo, aveva chiesto la riqualificazione dell’accusa in associazione mafiosa visto il ruolo fondamentale svolto da Bonafede nella protezione e nell’aiuto del ricercato.
Le indagini hanno svelato, infatti, che, oltre a fare la spola tra casa del latitante e lo studio del suo medico con certificati falsi e prescrizioni, Bonafede è stato l’ombra del boss, l’ha scortato a Palermo nel 2012 e nel 2014 (per spese e a farsi un tatuaggio), lo ha portato ad acquistare l’auto con i falsi documenti nel 2020 , gli ha consegnato il cellulare durante il ricovero all’ospedale di Mazara del Vallo ed è stato un prezioso aiuto per Messina Denaro in tutte le sue vicende sanitarie.
Tutti elementi raccolti nel tempo dalla Procura e acquisiti nel processo di appello (il ricorso contro la condanna a 6 anni e 8 mesi fu fatto sia dalla procura che dalla procura generale) che evidentemente non sono serviti a far cambiare idea ai giudici sul reato da contestare all’imputato.
La Procura aveva depositato un video in cui, si vedeva Messina Denaro il 13 gennaio 2023, dunque tre giorni prima di essere arrestato, muoversi a Campobello di Mazara. Bonafede arrivò al volante di una macchina del Comune di Campobello di Mazara. Si fermò a parlare con il capomafia, poi riprese la marcia.
Il legale della difesa, l’avvocato Tommaso De Lisi, ha sempre smentito che si trattò di un incontro. Ha depositato il report dei messaggi scaricati dal cellulare di Bonafede. C’era un sms in cui veniva incaricato di recarsi in via Galileo Galilei, ad angolo con via Mare, e cioè a pochi passi dal luogo dell’incontro con Messina Denaro. “Doveva sostituire una lampada dell’illuminazione pubblica”, ha sostenuto il legale.






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