Sono arrivati nella caserma della polizia di Stato “Lungaro” a Palermo il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il capo della polizia Vittorio Pisani, la presidente della commissione parlamentare Antimafia Chiara Colosimo, il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè che rendono omaggio alle vittime della strage di via D’Amelio, nel 33esimo anniversario dell’eccidio in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della polizia di Stato Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina.
Alla deposizione della corona di alloro alla caserma Lungaro per ricordare le vittime della strage di via D’Amelio, oltre al ministro degli Interni, erano presenti anche il presidente della Regione Renato Schifani, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, Matteo Frasca presidente della corte d’appello di Palermo, Lia Sava, procuratrice generale della corte d’appello, Maurizio de Lucia il procuratore capo di Palermo, il questore di Palermo Maurizio Calvino e Giuseppe Provenzano deputato del Pd.

Giorgio Mulè
Mulè, bisogna arrivare alla verità
“Le verità hanno bisogno molte volte di essere scavate, approfondite in modo pervicace. Ed è quello che si sta facendo, sfidando tutto e tutti. Alla fine si arriverà perché bisogna arrivarci”. Lo ha detto Giorgio Mulè vice presidente della Camera a margine della commemorazione della strage di via D’Amelio alla caserma Lungaro. “La verità bisogna accertarla – ha aggiunto Mulè – ma c’è il dovere della memoria che va onorato ogni giorno”.

Chiara Colosimo
Colosimo, lavoro Commissione in memoria vittime
“La relazione della commissione parlamentare antimafia non è ancora scritta. Di quale pista si parlerà lo scoprirete: ho scelto di fare un lavoro che in questi anni non si era ancora fatto, un lavoro in controtendenza, un lavoro che dà voce a tutti coloro i quali hanno qualcosa da dire e, se mi permettete, avranno qualcosa da dire. Perché lo devo al giudice Borsellino e agli agenti che oggi ricordiamo”. Lo ha detto Chiara Colosimo, presidente della commissione nazionale antimafia a margine della commemorazione della vittime della strage di via D’Amelio alla caserma Lungaro della polizia a Palermo.

Luciano Traina
Luciano Traina, fratello di Claudio, è una passerella
“Io ho perso le speranze dopo 33 anni di raggiungere la verità. Ogni anno sembra di ricominciare. Ci hanno fatto vedere la borsa, ma non l’agenda rossa. L’agenda parla la borsa no”. Lo dice a margine della commemorazione Luciano Traina fratello di Claudio Traina uno degli agenti della scorta uccisi in via D’Amelio 33 anni fa insieme al giudice Paolo Borsellino e ai colleghi della scorta Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina. “È una passerella. Questo è un giorno che dovrebbe essere dedicato solo ai familiari. Le passerelle non ci interessano. – aggiunge Traina – Loro hanno 364 giorni per fare memoria in altri modi. Questo giorno penso che sia un giorno di memoria per noi familiari. Io purtroppo circa mezz’ora dopo ero lì in via D’Amelio. Non me l’ha raccontato nessuno, a mio fratello l’ho riconosciuto dalla gamba e dalla scarpa che indossava”.

Antonio Vullo
Antonio Vullo, c’è chi è dentro questa storia che blocca la verità
“La pista su mafia e appalti pista potrebbe essere giusta, però ricordiamoci che in quella borsa c’era quell’agenda rossa che sicuramente la chiave di molte verità. Sicuramente ci sarà qualcuno che ancora adesso è dentro quella storia e fa di tutto affinché non venga fuori la verità. Noi cerchiamo sempre di andare avanti, cerchiamo sempre di portare avanti il sacrificio di queste persone. Attendiamo la verità, ma la verità, quella giusta, quella vera, ci dia veramente un po’ di serenità a tutti. L’età purtroppo avanza, la stanchezza si fa sentire, però noi siamo e saremo sempre presenti”. Lo ha detto Antonio Vullo agente scampato alla strage di via D’Amelio.






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