Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare, a quarantatré anni dal suo assassinio, la figura di Giovanni Gambino, imprenditore palermitano nel settore delle bibite, ucciso il 19 agosto 1982 a soli trentasei anni per aver avuto il coraggio di dire “no” a una richiesta estorsiva.

Gambino non era un eroe armato di proclami, ma un uomo semplice, un lavoratore, un padre che aveva costruito con sacrificio un’azienda capace di dare lavoro e dignità a quaranta famiglie. Quando la mafia gli chiese un pizzo di 300 milioni di lire, scelse di non piegarsi, di difendere la sua libertà e la sua impresa. Quel rifiuto gli costò la vita: fu assassinato a colpi di pistola in piena Palermo, diventando la 95ª vittima di mafia soltanto in quell’anno.

Il suo nome non è tra i più noti nel martirologio civile, eppure la sua storia parla al presente. Ricorda a studenti, docenti, cittadini che la mafia non è solo un fenomeno criminale del passato, ma una minaccia ancora oggi, che si nutre di silenzi, paure e convenienze. La sua vicenda ci insegna che la libertà d’impresa e la dignità del lavoro sono diritti umani da difendere con la stessa determinazione con cui si difendono la vita e la giustizia.

Il CNDDU ritiene fondamentale che nelle scuole si raccontino storie come quella di Giovanni Gambino, non solo come cronache di sangue, ma come tracce di resistenza civile, esempi concreti di come l’etica individuale possa diventare patrimonio collettivo. Ricordare Gambino significa restituire voce a chi non volle scendere a patti con il ricatto, e significa anche ribadire che la memoria non può restare confinata in cerimonie rituali, ma deve tradursi in educazione, impegno, vigilanza.

Ringraziamo il figlio, Giuseppe Gambino, per la testimonianza viva che continua a custodire e condividere, trasformando un dolore privato in responsabilità pubblica.

La mafia uccise Giovanni Gambino credendo di spegnere la sua forza. Ma ogni anno che passa il suo sacrificio continua a generare coscienza. Ed è questo il compito che sentiamo nostro come docenti: fare in modo che ogni studente conosca nomi come il suo, e li riconosca come parte integrante della propria identità civile.

prof. Romano Pesavento

presidente CNDDU


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