La procura di Termini Imerese ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini per la strage di Casteldaccia dove il 6 maggio maggio del 2024 cinque operai morirono intrappolati durante la manutenzione nella condotta fognaria.
Non c’è più il nome di Giovanni Anselmo, l’amministratore unico della società Tek di San Cipirello, l’azienda aggiudicataria dell’appalto, difeso dall’avvocato, Mario Bellavista. Nei confronti dell’amministratore della società che si era aggiudicato l’appalto dato in parziale subappalto all’altra società coinvolta la Quadrifoglio potrebbe arrivare l’archiviazione.
La procuratrice facente funzione Concetta Federico e i sostituti Elvira Cuti e Giacomo Barbara hanno notificato l’avviso al responsabile ufficio appalti dell’Amap, Wanda Ilarda, al responsabile del procedimento Salvatore Rappa, al responsabile del servizio protezione e prevenzione Geri Costa e al responsabile dell’impianto di sollevamento di Casteldaccia Sergio Agati. Le ipotesi di reato vanno a vario titolo dall’omesso controllo alle violazioni in materia di appalti.
Subito dopo la tragedia erano stati iscritti subito Gaetano Rotolo, ex dirigente Amap responsabile dei lavori, e Nicolò Di Salvo, contitolare della ditta Quadrifoglio, che aveva ottenuto la commessa da 100mila euro in subappalto.
Indagate anche l’impresa Quadrifoglio e l’Amap spa. A loro viene contestato l’omicidio colposo plurimo in concorso con l’aggravante della violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Nella strage morirono Epifanio Alsazia, uno dei titolari della Quadrifoglio, Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, Ignazio Giordano e il lavoratore interinale di Amap Giuseppe La Barbera. In quattro scamparono alla morte: Giovanni D’Aleo, Paolo Sciortino, Giuseppe Scavuzzo, Domenico Viola.






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