“L’ipotesi della pista nera per quanto riguarda le stragi di mafia del 1992, legata al terrorista Stefano delle Chiaie, vale zero tagliato”. L’ha detto il procuratore di Caltanissetta, Salvatore De Luca, durante l’audizione in corso alla Commissione nazionale antimafia, affermando che si stanno svolgendo ulteriori indagini.
“Quando abbiamo ricevuto gli atti da Palermo – ha aggiunto – pensavamo che si trattasse di una pista eccezionale, ma guardando le carte ci siamo resi conto che si trattava di zero tagliato”. La pista era stata prospettata dall’allora procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, ora senatore del M5S.
Borsellino: procuratore De Luca, nel ’92 non si fece quello che si doveva fare
Relativamente al dossier mafia-appalti “nel 1992 non si è fatto quello che si doveva fare”. Così il procuratore capo di Caltanissetta, Salvatore De Luca, nel corso dell’audizione in Commissione Antimafia.
“Dopo la strage di Borsellino cambia l’Italia, perché ci sono state due stragi e perché c’è la forza propulsiva di Mani pulite che scompaginerà un intero sistema politico – ha proseguito -. Cambia lo stesso gruppo imprenditoriale detto Ferruzzi, nel 1993, con il declino del gruppo. Cambia il procuratore. Ciò che era fattibile o secondo la nostra ipotesi, voleva la dirigenza della Procura fino al luglio 1992 cambia decisamente già dalla riunione che ha sfiduciato Giammanco e ancor di più quando arriva nei primi di gennaio 1993 il procuratore Caselli”.
“Il procuratore Caselli – ha detto De Luca – dà un nuovo impulso a certe indagini, non ha alcun interesse politico personale a bloccare le indagini o a rallentare o insabbiare le indagini su mafia e appalti. Il problema sarà che o per volontà propria o perché non correttamente informato, il procuratore Caselli porterà avanti una strenue difesa della attività anche antecedente alla sua immissione, e cioè quella del procuratore Giammanco, affermando che tutto fosse regolare”.
Borsellino, inchiesta mafia appalti concausa delle stragi
“Affermare che a partire dal ’93 si è indagato sul boss Antonino Buscemi equivale ad affermare che prima non si è fatto nulla”. L’ha detto il procuratore capo di Caltanissetta, Salvatore De Luca, durante l’audizione a Palazzo San Macuto in Commissione antimafia, presieduta da Chiara Colosimo, sulle indagini che riguardano la strage Borsellino. Con lui sono presenti i colleghi Davide Spina e Claudia Pasciuti. Parlando del filone mafia-appalti, consegnato alla Procura di Palermo dal Ros dei carabinieri il 16 febbraio 1991, De Luca ha detto: “Non capisco lo scetticismo manifestato su questa pista, che ritengo una concausa sugli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”.
Il magistrato individua due precondizioni (l’isolamento di Falcone e Borsellino) e una concausa (la vicenda mafia-appalti) come elementi che hanno portato alle stragi di Capaci e via D’Amelio. De Luca sottolinea che l’ex magistrato Gioacchino Natoli, indagato a Caltanissetta per favoreggiamento aggravato (insieme all’ex collega Giuseppe Pignatone) nel corso dell’audizione al Csm, pochi giorni dopo la strage Borsellino, avrebbe mentito sui rapporti tra l’allora procuratore Pietro Giammanco e Borsellino: “Ha sostenuto di non avere informazioni né dirette né indirette”.
Pur non avendo prove su “elementi corruttivi che riguardano Giammanco e Pignatone – ha aggiunto il procuratore – potrebbero aver avuto comportamenti inopportuni, tali da indurre i mafiosi a ritenere che la procura – con l’eccezione di Falcone e Borsellino, ritenuti incorruttibili e dunque possibile bersaglio della criminalità organizzata – fosse malleabile”.





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