E’ stato presentato a Villa Ahrens, sede del centro operativo della Dia di Palermo, alla presenza dei capi centro e dei capi sezione operativi della Dia in Sicilia, il calendario istituzionale 2026 della Direzione investigativa antimafia dedicato alle donne della legalità. Donne che, spesso in silenzio ma sempre con determinazione, hanno rotto con il passato, hanno sfidato il peso della cultura mafiosa, hanno scelto di stare dalla parte giusta.

“Questa edizione – si legge in una nota – vuole essere non soltanto un racconto iconografico, ma un percorso di memoria civile, un tributo a un coraggio che ha cambiato e continua a cambiare il nostro Paese. Il calendario conferma la sua natura di strumento istituzionale prezioso, non solo per il significato simbolico che porta con sé, ma per il valore identitario che rappresenta per tutto il personale della Dia”. E in questa edizione, più che mai, le donne emergono come protagoniste assolute, capaci di intrecciare – nelle istituzioni, nella società civile, nell’arte, nella politica e nella vita quotidiana – la trama della speranza e della legalità.

Il calendario 2026 è una narrazione corale, insomma, che dà volto e voce alle donne che hanno inciso, e continuano a incidere, nella storia antimafia.

“Vorrei che il mio non fosse un gesto fine a se stesso, ma che servisse ad altri imprenditori che hanno paura”, è la frase che campeggia nel mese di aprile: l’ha pronunciata Elena Ferraro, coraggiosa imprenditrice di Castelvetrano che ha avuto la forza di dire no alle pressioni del clan Messina Denaro. Il mese di maggio è dedicato invece a Felicia Impastato, la madre di Peppino, l’attivista di “Radio Aut” ucciso nel 1978: «La speranza di questi ragazzi è ora di non abbassare mai la testa – disse una volta – la pistola che è sfuggita di mano alla mafia è la cultura».

Sono le donne le protagoniste del bellissimo calendario 2026 della Direzione investigativa antimafia. Volontarie, collaboratrici di giustizia, giornaliste. Il mese di giugno è dedicato alla straordinaria fotografa palermitana Letizia Battaglia; il mese di febbraio a Rita Atria, figlia e sorella di mafia che si affidò a Paolo Borsellino, dopo la strage di via D’Amelio fu però presa da uno sconforto grande e si suicidò.

“Le donne sono protagoniste assolute dell’antimafia – scrive il direttore della Dia, il generale Michele Carbone, nella presentazione del calendario – Troppo spesso confinate in ruoli marginali nella narrazione pubblica o percepite soltanto come vittime, hanno invece saputo intrecciare, in Italia e nel mondo, la trama viva della legalità e della speranza. Il calendario della Dia ricorda soprattutto che l’impegno per la lotta alla mafia deve essere costante. «Siamo di fronte a un’organizzazione criminale più debole rispetto al passato, ma non per questo meno temibile – dice il colonnello Onofrio Panebianco, il capo del centro operativo Dia di Palermo – Cosa nostra continua a infiltrarsi nell’economia legale, ma questa terra ha comunque gli anticorpi per resistere”. E, ancora una volta, in prima fila ci sono le donne.