Rimarrà in stato di libertà Gennaro Riccobono, il sessantaquattrenne originario dello Zen coinvolto nella maxi operazione della Direzione distrettuale antimafia di Palermo che ha colpito oltre centocinquanta indagati. La prima sezione della cassazione ha, infatti, accolto il ricorso presentato dal suo difensore, l’avvocato Giovanni Castronovo, annullando con rinvio l’ordinanza che ne disponeva la custodia cautelare in carcere.
Secondo l’accusa sostenuta dai pubblici ministeri Giovanni Antoci, Felice De Benedictis e Andrea Fusco, l’indagato avrebbe fatto parte della famiglia mafiosa del quartiere Zen. In particolare, gli inquirenti gli contestavano il ruolo di autista e uomo di fiducia di Giovanni Cusimano, ritenuto a capo della famiglia di Partanna Mondello.
Inizialmente, a seguito dell’interrogatorio di garanzia, il gip Claudia Rosini aveva rigettato la richiesta di carcerazione avanzata dalla Procura. Tale decisione era stata però ribaltata dal tribunale del riesame di Palermo che, accogliendo l’appello della procura aveva disposto la massima misura cautelare.
L’ordinanza di carcerazione non era mai stata eseguita proprio in attesa del pronunciamento definitivo dei giudici della suprema corte. Con l’accoglimento del ricorso della difesa, la cassazione ha ora rimesso gli atti a un’altra sezione del tribunale del riesame di Palermo per un nuovo giudizio. In attesa del processo Riccobono continuerà a restare libero.






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