Confrontarsi su come e quanto il Terzo Settore si è trasformato e sia ancora in cammino, così come sulla necessità di aggiornare strumenti, linguaggi e competenze per continuare a garantire inclusione, responsabilità sociale e capacità di mediazione in un contesto in continua evoluzione. Si è fatto grazie alla 26sima edizione dell’Happening della Solidarietà che si è celebrata a Palermo, sul tema “Allenare l’Inclusione: tra Campo, Comunità e Digitale”, promosso da una realtà come il Consorzio Sol.Co Rete di Imprese Sociali Siciliane, storico esempio di imprenditoria sociale in Sicilia. A patrocinare l’evento Anci, Città Metropolitana di Palermo, Comune di Palermo, Fondazione Èbbene, Sport for Inclusion Network e Federsolidarietà Confcooperative.
“Luci e ombre dell’inclusione digitale”, il workshop che ha aperto i lavori parlando di digitalizzazione delle imprese sociali e dell’impatto delle nuove tecnologie su giovani e persone fragili, evidenziandone opportunità e criticità. L’obiettivo? Promuovere un uso consapevole e sicuro del digitale. A sviscerare il tema, introdotto da Salvo Litrico, consigliere delegato Consorzio Sol.Co., Cetty Mannino, esperta di bullismo e cyberbullismo della Fondazione Carolina, e Davide Minelli, presidente SocialTechno-TechSoup.
«Noi ci ritroviamo a parlare del fenomeno del cyberbullismo – ha affermato Cetty Mannino – che comunque è un effetto di tutto quello che sta dietro, di tutta una parte educativa che viene a mancare. Viene a mancare a partire dalle prime agenzie di socializzazione, in primo posto la famiglia, quindi dalla scuola. Questo quello che sappiamo, ma ciò di cui si dobbiamo rendere conto è che le agenzie di socializzazione, soprattutto per i ragazzi, ci sono qualcosa di differente. Per esempio i social media che per gli adulti sono altro rispetto a quello che arriva ai nostri ragazzi quando vi sono completamente immersi e la loro percezione è totalmente diversa dalla nostra. Parlare, quindi, di cyberbullismo è quasi limitativo, se non affrontiamo tutto quello che sta a monte. Il divario, poi, oltre a essere generazionale, è anche un divario che riguarda le differenza tra nord e sud, come anche tra istituzioni che non riescono a stare al passo con i tempi».
«Questa è un’occasione importante per parlare di un tema importante come l’intelligenza artificiale – ha detto Davide Minelli – che ci dice che siamo al centro di una polarizzazione tra chi ha un entusiasmo folle per questa nuova innovazione, per questa nuova evoluzione, e chi invece ne è terrorizzato. La mia posizione è centrale e dico che dovremmo sempre di più abituarci a distinguere tra ciò che è giusto e umano e non solo ciò che è possibile e conveniente. Questo è anche il lavoro che dovremmo fare insieme. L’intelligenza artificiale ha cambiato e cambierà sempre di più il modo di pensare, anche perché delegheremo sempre di più le decisioni alle macchine. Dobbiamo, però, sapere che già modifica il nostro modo di comunicare e, in qualche modo, anche le nostre relazioni umane. La sfida che credo potrà apportare al nostro mondo, alla comunità e al Terzo settore, è proprio questa e cioè il fatto che l’intelligenza artificiale, se orientata bene, potrà amplificare l’impatto sociale sulla capacità di generare effetti positivi nella società. I rischi e le sfide etiche dell’intelligenza artificiale sono profonde, certo che si tratta di un’innovazione in grado di aumentare e amplificare le disuguaglianze originali. Tutto dipende da come questo strumento verrà sviluppato e come verrà utilizzata questa tecnologia da persone consapevoli e soprattutto informate».
Imprese sociali come ponti di inclusione: sport, digitale e welfare culturale per una società che cambia
Fino a circa vent’anni fa il Terzo settore, e in particolare le cooperative sociali, rappresentava quasi esclusivamente il mondo dei servizi alla persona e dell’assistenza. Negli ultimi dieci anni, però, una profonda rivoluzione culturale – accelerata e resa evidente dall’esperienza della pandemia – ha trasformato questo scenario. Oggi le imprese sociali sono attori centrali e dinamici del welfare, capaci di incidere non solo sul piano assistenziale, ma anche su quello culturale, educativo e comunitario.
In un contesto sociale che corre a velocità diverse, in cui innovazione tecnologica, nuove professioni e nuovi linguaggi ridefiniscono continuamente le relazioni, alle imprese sociali è richiesto un ruolo di mediazione fondamentale: quello di ponte tra i cittadini più fragili, i territori e le istituzioni. Un ponte che tenga insieme relazioni – da sempre linfa vitale del lavoro sociale – e nuovi strumenti di inclusione e innovazione. Per non essere ridotte a semplici erogatrici di prestazioni e per rimanere ancorate ai valori della responsabilità sociale, le imprese sociali hanno oggi un vero e proprio obbligo etico: restare aggiornate, sperimentare, evolversi.
Già nel Piano di Sviluppo 2021–2027, il Consorzio Sol.Co ha scelto di muoversi in questa direzione, ponendosi l’obiettivo di promuovere progetti e azioni che puntano su sport e salute, transizione digitale, accesso facilitato ai servizi e partecipazione attiva dei cittadini alla valorizzazione del bene comune.
Sergio Mondello, presidente del Consorzio Sol.Co Rete di Imprese Sociali Siciliane,
«Qual è la direzione da intraprendere a partire dalla nostra esperienza concreta sul campo? Abbiamo già una serie di progettazioni in campo che, con quanto è emerso da queste ulteriori due giornate di lavoro, andremo a tradurre in azioni che rispondono ai bisogni. Parando di welfare culturale, per esempio, è fondamentale prenderci cura della comunità in generale, partendo anche dalla valorizzazione e, quindi, da ciò che c’è sul territorio. Sapendo che, per rispondere bene alle esigenze e ai bisogni di ogni territorio, bisogna analizzare bene il contesto e proporre azioni e misure tarate sullo specifico. Noi possiamo prendere come riferimento le esperienze di altri luoghi, ma poi dobbiamo andarle a calare nel preciso contesto in cui ci troviamo. Perché quello che funziona a Milano, quello che funziona a Bolzano, non è detto che funzioni a Palermo, a Catania o a Ragusa. Però ci possono essere delle azioni, delle idee che, contestualizzate, produrranno ottimi risultati. Recentemente si sono svolti a Palermo gli Stati generali dell’infanzia, noi siamo tra i promotori di quell’iniziativa, che hanno voluto segnare un momento in cui si è detto alla città di Palermo che il Terzo settore ha voglia di agire concretamente, peraltro già lo fa, mettendosi a disposizione delle istituzioni per dare una risposta a quella che è diventata un’emergenza della città. Adesso si dovranno andare a creare dei gruppi che lavoreranno in maniera integrata, perché l’idea iniziale non deve fermarsi alla proclamazione d’intenti, ma si dovrà trasformare in azioni concrete. Bisognerà partire da tutto ciò che è positivo e creare delle opportunità attorno a questo, non lasciando indietro nessuno, ma soprattutto ascoltando i protagonisti dei territori e dei contesti in cui ci troviamo a lavorare. Se noi parliamo di giovani senza i giovani, di anziani senza ascoltare i bisogni effettivi degli anziani, offriremo una narrazione utile solo a noi stessi. Immaginando delle risposte calate dall’alto, come è sempre stato, spenderemmo delle risorse pubbliche senza mai dare soluzioni ai veri bisogni. Bisogna portare la bellezza in tutte le sue declinazioni nei quartieri come lo Zen, ma solo per fare un esempio».
Tre le direttrici principali lungo le quali si sviluppa la visione sulla quale ha ruotato l’Happening della solidarietà 2025
Lo sport come strumento di inclusione e cura
Lo sport rappresenta uno degli strumenti più efficaci di inclusione sociale e promozione della salute. Un esempio concreto è il progetto Accùra, poliambulatorio sociosanitario inaugurato a Palermo nel giugno 2023 e destinato a persone in condizioni di grave marginalità. Si tratta di un luogo di prossimità che garantisce il diritto alla salute e l’assistenza psicosociale alla popolazione vulnerabile dell’area metropolitana, che spesso non riesce ad accedere ai servizi sociosanitari pubblici. Il progetto è sostenuto da Fondazione Ebbene, Sol.Co, Comune di Palermo e Fondazione Mazzola.
Accùra non è solo uno spazio di cura, ma un punto di riferimento fisico e relazionale per il territorio: un luogo di orientamento ai servizi, capace di riconnettere le persone marginalizzate al tessuto cittadino attraverso una maggiore consapevolezza dei propri diritti.
All’interno del poliambulatorio è nato il progetto “Ti Prescrivo lo Sport”, che prevede la prescrizione ed esecuzione di attività motorie guidate a scopo terapeutico nel safe-space esterno di Accùra. A questo si affiancano le “borse sportive”, pensate per garantire l’accesso allo sport a minori e famiglie in difficoltà socio-economica, come strumento di promozione della salute e di contrasto alla povertà educativa.
Il digitale come leva educativa e di sviluppo
La transizione digitale rappresenta una sfida cruciale, soprattutto per le fasce più fragili della popolazione. L’educazione a un utilizzo consapevole del digitale è un’azione trasversale che il Consorzio promuove attraverso laboratori dinamici all’interno dei centri di aggregazione della rete delle cooperative.
In collaborazione con realtà come ST Foundation, alcune cooperative hanno inoltre sviluppato percorsi formativi specifici rivolti alle persone coinvolte nei servizi di contrasto alla povertà estrema, maggiormente esposte al rischio di esclusione digitale.
Un’esperienza particolarmente significativa è il progetto Cre.DI. +23 – Creatività e Digital Innovation, finanziato dall’Agenzia per la Coesione Territoriale e attualmente in corso a Caltanissetta. Qui i ragazzi sono protagonisti del laboratorio “Inclusion Bot”, pensato per favorire l’inclusione sociale affrontando il tema delle disuguaglianze a 360 gradi, comprese le nuove forme di esclusione legate al digitale.
Il laboratorio si basa sull’idea di un BOT come intelligenza artificiale a supporto della vita quotidiana. I partecipanti contribuiscono alla “creazione” delle soluzioni che il bot può offrire per aumentare l’inclusione, sia digitale sia sociale. L’obiettivo è stimolare il pensiero critico dei ragazzi, aiutarli a comprendere il funzionamento degli strumenti tecnologici e a utilizzarli in modo attivo e consapevole, evitando di subirne passivamente gli effetti più negativi.
Welfare culturale: cultura, bellezza e comunità
Il welfare culturale rappresenta una terza direttrice strategica, fondata sull’idea che educazione, arte, cultura e bellezza possano diventare potenti strumenti di inclusione sociale e sviluppo territoriale. Promuovere, quindi, l’accesso alla cultura significa rafforzare il senso di appartenenza alle comunità, il rispetto del bene comune e la responsabilizzazione dei cittadini. Un modello di intervento che punta a migliorare il benessere di individui e comunità attraverso pratiche che utilizzano le arti, il patrimonio culturale e la creatività. Numerosi sono gli studi che dimostrano come la partecipazione culturale abbia un impatto positivo sulla salute, sulle capacità cognitive ed emotive, sullo sviluppo personale e sulla riduzione delle disuguaglianze sociali. Senza dimenticare che la cultura, quelle che nasce e si sviluppa grazie alla frequentazione di biblioteche e musei, diventano luoghi privilegiati per attivare percorsi di welfare culturale, capaci di contrastare l’isolamento sociale e di generare benefici sia a livello individuale sia collettivo.
Importante la 26sina edizione dell’Happening della solidarietà anche per avere fatto conoscere le esperienze più significative promosse dal Consorzio, insieme ai partner territoriali, tra cui spicca il Progetto Pandora, realizzato nell’ambito del PON Legalità in collaborazione con il Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Un progetto, che ha coinvolto 255 giovani segnalati dai servizi sociali, dall’USSM e dall’ASP, offrendo loro laboratori di danza, recitazione, dizione, azione scenica, tecnica luci e suono, sartoria e costumi di scena, oltre a percorsi di comunicazione eventi, ufficio stampa e produzione imprenditoriale.
Un’altra esperienza rilevante è, invece, legata alla gestione di un servizio H24 per persone senza dimora. In questo contesto, la cultura è diventata strumento per ribaltare la percezione di una città vissuta come giudicante e punitiva, trasformandola in uno spazio da conoscere, rispettare e amare. Attraverso visite guidate a Catania, Ragusa e nei territori limitrofi, tra monumenti, siti naturalistici, cinema e teatro, gli ospiti hanno potuto riscoprire il valore dei luoghi e, allo stesso tempo, cambiare lo sguardo della comunità che li ha accolti.
In un’epoca di trasformazioni rapide e complesse, le imprese sociali sono chiamate a essere protagoniste del cambiamento, capaci di coniugare innovazione e valori, strumenti moderni e relazioni umane. Solo continuando a costruire ponti tra persone, territori e opportunità sarà possibile rendere il welfare sempre più inclusivo, partecipato e generativo.
Luogo: Palazzo Comitini, Via Maqueda, 100, PALERMO, PALERMO, SICILIA




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