Venerdì sera Giuseppe Conte si siede dietro la scrivania del suo studio, in videoconferenza tutti i governatori. La riunione è stata richiesta da Stefano Bonaccini, presidente Pd dell’Emilia Romagna, il quale ha accolto una serie di proteste, da Nord a Sud, ed ha mandato una lettera al premier, sottolineando come il paese “non ha bisogno di scelte unilaterali”. Molti governatori si sono sentiti tagliati fuori dalla decisione di come e per quanto prolungare il lockdown, la stesura del Dpcm non era stata concordata.

 

Conte cerca di mediare, chiede un azzeramento delle polemiche e unità in un momento di crisi. Il punto di caduta si trova nella proposta di Zingaretti di istituire una cabina di regia per programmare e gestire la Fase 2, quella della riapertura. Conte concede però un allungamento delle misure locali ulteriormente restrittive, destando dissenso a Roma. In Lombardia, il governatore Attilio Fontana, obbliga tutti ad indossare la mascherina in caso di uscita, al punto che invita a munirsi di “sciarpe e foulard” in mancanza di meglio, dal momento che in Italia scarseggiano. Questo, a livello nazionale è un chiaro segno per chi spinge per una riapertura rapida.

 

La confusione è molta nelle stanze governative, e si dà mandato ad Angelo Borrelli e Franco Locatelli di rispondere alle domande dei giornalisti, così da evitare di concentrare l’attenzione sulla politica. “Io nemmeno la uso”, taglia corto il capo della Protezione civile sulla questione mascherine, e aggiunge “Quel che è fondamentale è la distanza”. Il presidente del Consiglio superiore di sanità concede “Sono utili per prevenire il contagio, ma il distanziamento è la chiave”. Di fatto però vedere persone con naso e bocca coperte rafforza il distanziamento sociale.