“In Europa chi si è occupato di immigrazione ha perso voti”. Angelino Alfano lo ripete due volte ai ragazzi della facoltà di Scienze Politiche di Catania e lo ribadisce anche ai giornalisti dopo la lunga presentazione del suo ultimo libro “Chi non ha paura è libero”.

“Ci è costato qualcosa in termine di consenso anche qui – dice il ministro dell’Interno – ma abbiamo messo l’Italia dalla parte giusta della storia perché a volte non bisogna pensare a ciò che utile ma ciò che è giusto: è quello che dovrebbero fare tutti i politici”.

Dopo Adrano, dove ha inaugurato un asilo nido alla memoria Aylan, il bimbo siriano annegato nell’Egea, Alfano incontra gli universitari catanesi parlando ampiamente dell’emergenza terrorismo. Ha ricordato il suo personalissimo 11 settembre, gli attentati che si sono succeduti che pongono i Paesi sullo stesso piano (“non ne esiste uno a rischio zero), rimarcando sempre  il pericolo Is: “Ho voluto scrivere questo libro perché, nella mia esperienza da ministro dell’Interno e voi nella vostra vita avete potuto constatare che al di là dei nostri confini c’è la guerra”.

E’ il tema dell’immigrazione, però, che rimane centrale nell’intervento di Alfano: “Non si può escludere che ci siano infiltrati tra gli immigrati che giungono, ma non si possono sovrapporre le due cose”, ma il ministro afferma che occorre fare da subito “una distinzione tra chi prega e chi spara” specificando che non si possono criminalizzare i musulmani che vivono in Europa perché si rischierebbe di  farli simpatizzare per lo Stato islamico.

Ma Alfano, ricordando alcune espulsioni fra cui quelle di alcuni imam, avverte: “Il diritto di preghiera non può trasformarsi in un inneggiare alla violenza”. 

Infine tratteggia il ricordo ‘violato’ di Lampedusa che per un giovane agrigentino “era da sempre la prima gita, il sinonimo esistenziale della gioia”.

“Una mattina di ottobre sono andato lì da ministro perché una barca si era ribaltata ed erano morte 300 persone – ricorda Alfano. – Lì è nata Mare nostrum e ci ho perso voti perché chiunque maneggi immigrazione in Europa perde voti”.

Eppure,  secondo un identikit sociologico, quanti assumono queste scelte in Italia come negli altri Stati Europei non possono che essere i ‘buoni’ anche se i trend del consenso dicono altro: “Credo – risponde Alfano ai cronisti – che adesso la verità stia vendo a galla, ma occorre che l’Europa sia capace di eseguire le decisioni già assunte perché la paralisi delle decisione provoca la sfiducia nell’Europa e genera estremismi”.

Infine una analisi politica su quanto sta avvenendo nelle città italiane chiamate al voto con il Pd che pare abbia già deciso di andare da solo e con i fermenti nell’area dei conservatori.

“Ciò che accade a destra è sotto gli occhi di tutti e a sinistra litigano – dice Alfano – noi realizziamo i nostri programmi di governo e puntiamo a costituire un’area liberale, popolare, moderata che è una forza indipendente dagli schieramenti politici sempre più litigiosi”.

Nessun commento, invece, sul ‘caso Catania’ ricordato da un gruppo di manifestanti del Comitato ‘Catania libera dalle mafie’ che in piazza Lupo – a pochi passi dalla sala conferenze della facoltà di Scienze politiche – hanno distribuito un volantino in un cui si chiede un incontro con il Prefetto e srotolato uno striscione con la scritta: “Fuori la mafia del Comune”.

hanno collaborato Alessia Costanza e Sabrina Francalanza

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