Il polo industriale catanese si trova in un momento di forte tensione tra preoccupazioni sindacali e conferme di investimenti. Se da un lato le multinazionali presenti sul territorio cercano di mantenere il proprio impegno, dall’altro si registrano timori legati alle dinamiche globali e alle strategie aziendali, in particolare nei settori dei semiconduttori e farmaceutico.

Pfizer e il nodo degli antibiotici iniettabili

Uno dei punti critici riguarda lo stabilimento Pfizer di Catania, che si trova in una fase di incertezza legata alla produzione di antibiotici iniettabili sterili. I sindacati hanno annunciato un sit-in per il 13 marzo, temendo che l’azienda possa rivedere la propria presenza sul territorio.

Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, l’impianto catanese si concentra principalmente sulla produzione di due farmaci iniettabili, uno dei quali ha già perso il brevetto, mentre l’altro è in scadenza e attualmente non risulta inserito in nuovi piani di investimento da parte della casa madre. Filctem-Cgil, Uiltec-Uil, Femca-Cisl, Ugl-Chimici e Fialc-Cisal Catania temono che Pfizer possa attuare uno spin-off di questa divisione, con il rischio di tagli occupazionali significativi.

Dal canto suo, l’azienda ha dichiarato di aver rispettato gli impegni previsti dal piano industriale firmato nel 2022, con un investimento di 34 milioni di euro nel triennio 2022-2024. Tuttavia, il timore che il sito possa essere escluso dal network produttivo globale resta forte.

StMicroelectronics: tra certezze e ombre sul finanziamento pubblico

Sul fronte tecnologico, la situazione appare più stabile ma non priva di interrogativi. StMicroelectronics ha confermato che l’investimento da cinque miliardi di euro per il nuovo stabilimento destinato alla produzione di fette in carburo di silicio e procede come da programma. Il sindaco di Catania, Enzo Trantino, ha dichiarato di essere tranquillo dopo il confronto con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

Ciononostante, circolano indiscrezioni su possibili ripensamenti nel finanziamento pubblico di due miliardi di euro, anche se fonti governative hanno smentito tali voci. Intanto, l’amministratore delegato di StM Italia, Lucio Colombo, ha ribadito, sempre a Il Sole 24 Ore, che i piani di espansione proseguono secondo la tabella di marcia, con il primo obiettivo fissato per il quarto trimestre 2025, quando inizierà la produzione delle fette da otto pollici.

Parallelamente, StM continua a investire in capitale umano, con programmi di selezione per laureati in discipline STEM e collaborazioni con l’Università di Catania per master specializzati nel settore delle tecnologie di potenza e dell’automazione. Tuttavia, preoccupa il piano di riduzione dei costi annunciato dall’azienda, che prevede incentivi all’uscita del personale con un saldo negativo nelle nuove assunzioni: per ogni tre lavoratori che lasciano, ne entra solo uno. Un segnale che potrebbe preludere a una futura contrazione occupazionale.

La sfida del distretto industriale catanese

Nonostante il clima di incertezza, il vicepresidente vicario di Confindustria Catania, Franz Di Bella, sottolinea come il polo industriale etneo rappresenti ancora un asset strategico per la Sicilia e per l’intero Paese. Gli investimenti continuano e la città si conferma un punto di riferimento nei settori dei semiconduttori e del fotovoltaico.

L’azienda 3Sun, controllata da Enel, ha infatti avviato la produzione di moduli solari a settembre 2024 e prevede di raggiungere una capacità produttiva di 3 GW entro la fine del 2025. Inoltre, il sito catanese è al centro di un innovativo progetto di ricerca sulla tecnologia “Tandem”, che potrebbe portare a un aumento significativo dell’efficienza energetica dei pannelli fotovoltaici.

Il futuro industriale di Catania dipenderà dunque dalla capacità del territorio di attrarre nuovi investimenti e di rispondere alle sfide del mercato globale. La partita è ancora aperta.