Per quarant’anni e forse anche per più tempo è stato il bar noto a tutti. Chiunque, almeno una volta nella vita, è stato all’Etna bar. Bar pizzeria all’avanguardia negli anni settanta e ottanta, poi piano piano caduto in declino sino alla svolta qualche anno fa con la ristrutturazione totale, le luci stroboscopiche e persino il karaoke
Per mesi gli agenti della sezione anticrimine della questura hanno radiografato l’asset del locale scoprendo un particolare non di poco conto, che il gestore, tale Cosimo Tudisco di 43 anni non è altro che un uomo del clan Cappello. E cos l’Etna bar, il cui valore si aggira sui tre milioni di euro, su proposta del questore Marcello Cardona alla sezione misure di prevenzione del tribunale, è stato sequestrato al fine di essere successivamente confiscato.
Carmelo Tudisco, curriculum criminale di spessore con partecipazione attiva esterna al clan cappello, ha costruito nel tempo un piccolo impero attraverso l’Etna Bar composto da una società individuale intestata alla sua compagna Rosaria Lanzafame, dalla srl “Word Games” che di fatto gestiva il bar, la pizzeria la ludoteca e i servizi di catering e dalla tabaccheria, una vera e propria miniera d’oro che i Monopoli dello Stato hanno classificato al primo posto per fatturato tra le rivendite di tabacchi di Catania e Provincia.
La questura ha anche notificato un provvedimento di sequestro e confisca dei beni per due milioni di euro di Luciano Salanitro di 50 anni, organico alla cosca mafiosa Santapaola-Ercolano e titolare di una serie di attività commerciali tra questo il bar “Rivombrosa” nel quartiere di San Cristoforo a Catania. Al patrimonio già sequestrato e oggi confiscato sono stati aggiunti due appartamenti, uno in via Vittorio Emanuele l’altro in via Plebiscito.
L’Etna Bar resta aperto e continua a lavorare sotto il controllo dell’amministratore giudiziario nominato dal tribunale.
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