Si è chiusa a Giarre la mostra “Migranti, la sfida dell’incontro”. Dopo la presentazione a Palermo e la tappa di Caltanissetta a Giarre è stata visitata da un significativo numero di studenti e cittadini, ospitata nella sala Messina dell’ex pescheria. All’inaugurazione ha preso parte oltre al Sindaco della città, Angelo D’Anna, il Vescovo di Acireale, Nino Raspanti. A conclusione gli abbiamo posto alcune domande.
• Innanzitutto: perché la Chiesa deve occuparsi dei migranti?
• Vorrei dire per motivi di base, perché lì dove sono presenti uomini, donne, creature di Dio, quelli sono tutti figli di Dio; la Chiesa ha fede nel Dio Creatore, cioè una concezione della creazione come eredità comune, un unico grande bene, che tutti condividiamo perché figli dello stesso Padre. E’ una concezione sempre ribadita, dai Pontefici e anche dalla Dottrina Sociale Cristiana, per cui il “bene terra” è un bene comune a disposizione di tutti. Tutti possiamo utilizzarlo purché a vantaggio di tutti.
• E che c’entrano i migranti?
• L’accoglienza ai migranti è un aspetto fondamentale di questa concezione della terra come bene comune. Questa è riservata a tutti, qualunque sia il motivo per cui queste persone si muovono. D’altra parte sappiamo bene, per le drammatiche testimonianze che riceviamo da quanti riescono a giungere tra noi, che queste persone quasi sempre hanno rischiato la vita prima di approdare sulle nostre coste. Insomma, nessuno di costoro viene per turismo. Quindi, come si fa a discriminare sui motivi del loro muoversi?
• Dal punto di vista della Chiesa ci sono tre momenti diversi e distinti nel rapporto con queste persone, che possono essere racchiusi nelle parole: accoglienza, integrazione, catechesi. Come vede tutto ciò dal suo punto di vista?
• Questi tre aspetti, o fasi, del medesimo problema non possono essere applicati a ogni situazione indistintamente. La mia Diocesi, infatti, non avendo porti di approdo è stata meno interessata alla fase della prima accoglienza. Da noi vengono quanti sono già stati accolti nei porti della riviera ionica e in attesa di una eventuale ulteriore sistemazione. Nelle strutture presenti sul nostro territorio in genere si fermano per un periodo determinato, sempre in attesa di proseguire il viaggio verso il nord Europa.
• Ci sono strutture che accolgono minori stranieri non accompagnati?
• Sì ne abbiamo due o tre. Sono ubicate in strutture messe a disposizione direttamente o indirettamente dalla Diocesi, ma sono gestite da associazioni o cooperative che hanno questo scopo sociale. In totale ospitiamo quasi cento persone.
• Quindi il vostro impegno prevalente è sulla integrazione e sulla pastorale?
• Si, proprio così. Ma devo dire che non è facile, perché vi sono esperienze “brillanti” accanto ad altre notevolmente difficili.
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