Ha deciso di farla finita sparandosi un colpo di pistola al cuore. E’ la tragica fine di un imprenditore edile che si è tolto la vita. Pare che alla base del gesto ci fossero dei problemi economici: l’ossessione del lavoro che manca, i conti a fine mese con la crisi economica e un settore, quello dell’edilizia, che soprattutto al Sud è sempre più stringente.
L’uomo, 61 anni, ieri pomeriggio era in casa con la moglie, quando rimasto solo si è puntato sul petto l’arma che deteneva legalmente ed ha fatto fuoco.
A raccontare a BlogSicilia quanto accaduto è l’amico e collega Sebi Arena: “Ieri sera – dice l’imprenditore, piuttosto provato dalla vicenda – ho ricevuto la telefonata da parte di un mio collaboratore che mi ha detto ‘si è suicidato C…’. Non ha resistito, non ce l’ha fatta più lui come tutte le imprese di costruzioni non navigava in buone acque”.
L’ultimo contatto fra i due risale a quindi giorni fa, quando i due si erano sentiti per una controversia giudiziaria che li accomuna legata ad un cantiere che si trova proprio a Gravina, una vicenda iniziata sei anni fa con il sequestro dell’area ed ancora non conclusa.
“Si era venduto anche l’auto per fare fronte alle spese – racconta Arena – era disperato e sperava tanto che si sbloccasse il lavoro. Un padre di famiglia che si è ritrovato in questo limbo…”.
La crisi e la preoccupazione per mandare avanti l’azienda sono sullo sfondo accomunando la storia dell’imprenditore catanese a quella di altri costruttori italiani, così oggi Sebi Arena lancia un appello: “Ci sente soli, abbandonati. Alle istituzioni chiedo di stare vicino alle persone perbene”.
Sulla morte dell’imprenditore indagano i carabinieri.
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