Sentenza a Catania, la ragazza venne trovata morta nel 2010

Giovane trovata impiccata, confermato in appello ergastolo per l’imputato

  • La corte d’assise d’appello ha accolto la richiesta della Pg Concetta Ledda
  • A giugno 2019 la sentenza di primo grado
  • Mancuso fu arrestato nel 2013

La terza Corte d’assise d’appello di Catania, accogliendo la richiesta della Pg Concetta Ledda, ha confermato la condanna all’ergastolo di Nicola Mancuso, 35 anni, riconoscendolo colpevole dell’omicidio della 19enne Valentina Salamone. La giovane venne trovata morta il 24 luglio del 2010 in una villetta di Adrano.

A giugno nel 2019 la sentenza di primo grado

La sentenza di primo grado era stata emessa il 27 giugno del 2019. Nel processo, si erano costituiti parte civile i genitori, le tre sorelle e il fratello della vittima, assistiti dall’avvocato Dario Pastore, e le associazioni Telefono rosa e Thamaia. Sempre in primo grado era, oltre alla condanna al carcere a vita per l’imputato, stato disposto anche un risarcimento di 50 mila euro a ciascuno dei genitori e di 30 mila euro ciascuno al fratello e alle tre sorelle della ragazza.

Inizialmente era stata chiesta archiviazione per suicidio

Per la morte di Valentina Salamone in un primo momento era stata chiesta l’archiviazione, ritenendolo un suicidio. Tuttavia, la Procura generale di Catania aveva avocato a sé l’inchiesta dopo le perizie dei carabinieri del Ris che ritennero di avere trovato tracce di sangue dell’uomo sotto le scarpe della giovane.

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Mancuso, che ha seguito la sentenza in videoconferenza dal carcere in cui è detenuto, è sposato ed aveva avuto una relazione con la vittima. Si è sempre proclamato innocente. L’uomo fu arrestato il 4 marzo del 2013 e scarcerato il 28 ottobre successivo dal tribunale del riesame. Attualmente, Mancuso, è detenuto per la condanna definitiva a 14 anni di reclusione per traffico di droga nell’ambito di indagini della squadra mobile del capoluogo etneo.

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