C’è anche un pezzo significativo di Sicilia nel premio Pulitzer conferito quest’anno alla Reuters. L’agenzia è stata insignita del più prestigioso riconoscimento giornalistico per i reportage fotografici sull’immigrazione. Nel pool di fotoreporter ci sono anche Antonio Parrinello e Guglielemo Mangiapane che hanno documentato con le loro immagini gli sbarchi in Sicilia.

Parrinello, catanese (anzi etneo…), collabora con la Reuters da otto anni. Ha raccontato tragedie e fermato il tempo con le sue foto che hanno fatto il giro del mondo. L’Internazionale lo aveva premiato per lo scatto sulla tragedia di Lampedusa: riuscì a descrivere l’orrore di quel naufragio con una foto in cui erano raffigurate le bare schierate nell’hangar. Nei giorni scorsi è arrivato il Pulitzer.

A me? All’agenzia! Io sono solo un collaboratore uno dei tanti”, dice mentre proviamo a strappargli di bocca qualche parola. Antonio è tanto umile quanto sensibile: per lui parlano le foto.

“E’ giusto il riconoscimento per il tema – continua – perché la Reuters, anche quando nessuno si occupava di migranti, ha seguito costantemente ogni sbarco”.

I primi scatti sull’immigrazione risalgono alla fine degli anni ’90. Poi, purtroppo, è stato un crescendo anche di tragedie. “Perché lo è, anche se per tanto tempo il mondo ha quasi fatto finta di niente”, dice Parrinello.

L’obiettivo del fotoreporter siciliano ha visto sfilare migliaia di uomini e con loro migliaia di sogni, sofferenze, speranze. “Le facce degli adulti portano i segni di ciò che hanno passato – racconta – . La fuga dai loro paesi d’origine, la violenza di cosa deve essere la traversata fino all’arrivo in porto. La salvezza e la speranza”.

Ma è il sorriso dei bambini l’immagine che Parrinello custodisce con maggiore trasporto. Quella che vi proponiamo (e che il fotografo ci ha gentilmente concesso) è stata scattata ad Augusta ed ha fatto il giro del mondo: un bambino che dà il cinque al marinaio che lo ha appena trasbordato dal barcone sulla nave della Marina militare.

“Credo che vivano questo dramma con l’incoscienza delle loro età – dice – ecco perché i loro sorrisi sono così intesi, veri, innocenti”.

Eppure ci sono anche i bimbi che piangono, i feriti piegati della sofferenze della traversata e purtroppo anche le bare.

“La differenza tra questa e la nostra immigrazione, quando si partiva con la valigia di cartone verso il nuovo mondo – conclude Parrinello – è che questa gente sa che forse non arriverà mai. E quando arriva ha con sé un sacco nero con poche cose che rappresentano tutto.  Ecco perché il premio alla Reuters ha un senso speciale: nel silenzio di una foto dà voce a chi avrebbe da raccontare cose terribili e adesso cerca speranza”.