Mentre al Senato passa il dl Salva Enti arriva un parere che raggela il Comune di Catania nonostante le temperature tropicali che si stanno abbattendo sulla Sicilia.

I giudici, infatti, hanno confermato quelle criticità finite sotto la lente di ingrandimento della magistratura contabile che, lo scorso 31 maggio, aveva ascoltato in audizione l’assessore al Bilancio, Giuseppe Girlando e il segretario generale del Comune, Antonella Liotta.

Il parere del Sezione di Controllo, inviata via pec lo scorso 29 luglio, ha disposto che “ai sensi dell’articolo 148 bis del Tuel, entro sessanta giorni dalla comunicazione della presente deliberazione, dovranno essere trasmesse le misure correttive relative alle criticità”.

L’atto è stato trasmesso, oltre che al Consiglio comunale, al sindaco ed ai revisori dei conti, anche “tramite la Prefettura di Catania, al Ministero dell’Interno, per le valutazioni di competenza”.

In ventidue pagine la Sezione di Controllo passa ai raggi x la situazione economico-finanziaria del Comune di Catania (in particolare il Bilancio 2014) ed evidenzia con severità che “la documentazione trasmessa risulta carente di numerosi dati contabili e degli allegati prescritti, ostacolando così il controllo demandato a questa Sezione dall’articolo 1, comma 166, della legge n. 266 del 2005”.

Come emerso durante l’audizione dello scorso maggio, la Corte dei Conti ha infatti espresso dubbi sulla documentazione prodotta da Palazzo degli Elefanti.

“In particolare  – scrivono i giudici contabili – il questionario non riporta i dati relativi all’anticipazione di tesoreria e all’utilizzo dei fondi vincolati, l’indicazione dell’eventuale esistenza di procedimenti di esecuzione forzata”. Ma anche le integrazioni come “la memoria trasmessa dall’ente dà atto del successivo invio di un nuovo questionario in data 27 maggio 2016 che, tuttavia, fornisce solo alcuni dati contabili precedentemente non comunicati e risulta anche esso privo dei necessari allegati”.

I giudici hanno sollevato dubbi sul ricorso alle anticipazioni di tesoreria e, citando delle interpretazioni della Corte Costituzionale,  affermano che “non deve costituire uno strumento volto ad assicurare in modo costante e continuo un finanziamento per l’ente, ma fisiologicamente per risultare coerente con la previsione normativa, deve solo servire a garantire le risorse necessarie per affrontare eventuali momentanee carenze di liquidità”.

In particolare, secondo la Sezione di Controllo della Corte dei Conti,  “le criticità più evidenti riferite alla gestione di cassa, sono da ricondurre all’incapacità di procedere alla riscossione delle entrate con regolarità e con percentuali sufficienti ad assicurare un minimo apporto di risorse in grado di contribuire alla ordinaria gestione dell’ente”.

I giudici contabili mettono nero su bianco una situazione di peggioramento dei conti di Palazzo degli Elefanti facendo anche dei raffronti con gli anni precedenti.

“Nell’esercizio 2012 – si legge – il comune di Catania conservava in bilancio un volume complessivo di residui attivi pari a 680 milioni e di residui passivi pari a 742 milioni di euro. Nell’esercizio 2013, come rilevato con la delibera n. 19812015, i predetti valori si incrementano rispettivamente di 107 e 70 milioni di euro, che rappresentano un incremento del 15,7 e del 9,4 per cento rispetto ai dati dell’esercizio precedente”.

L’analisi prosegue: “Nel 2014 i residui attivi assumono una consistenza complessiva pari a 939 milioni di euro, con un incremento di ulteriori 152 milioni, mentre i residui passivi, quantificati nell’ammontare di 951 milioni di euro, risultano aumentati, rispetto ai dati dell’esercizio precedente, di 139 milioni. Si può pertanto rilevare, nell’ultimo biennio, un incremento dei residui attivi di 259 milioni di euro, che costituisce un valore corrispondente al 38 per cento rispetto al dato relativo al l’esercizio 2012 (680 milioni) e, con riferimento ai residui passivi, un incremento complessivo di 209 milioni di euro che rappresenta, rispetto al dato relativo al 2012, un valore corrispondente al 28 per cento”.

Un paragrafo del parere è riservato ai debiti. “Al riguardo – scrive la Corte dei Conti –  vi è da osservare come la mancanza di tempestività per il riconoscimento dei debiti possa far scaturire, nei confronti dei responsabili, le eventuali azioni di responsabilità conseguenti”. Così i giudici ricordano anche che “gli amministratori ed i responsabili infatti sono tenuti non soltanto ad una tempestiva azione per evidenziare le passività insorte, ma anche ad adottare gli atti necessari per ricondurre in equilibrio la gestione modificando, ove necessario, le priorità relative alle spese da realizzare”.

Infine anche la Corte dei Conti ha rilevato il mancato aggiornamento dell’inventario “in difformità con l’espressa previsione contenuta nell’articolo 230, comma 6, del Tuel che prevede espressamente l’obbligo per gli enti locali di procedere annualmente a tale operazione. Il mancato aggiornamento degli inventari priva il rendiconto della necessaria attendibilità in quanto non risulta possibile determinare con sufficiente precisione la consistenza del patrimonio dell’ente e costituisce una grave irregolarità contabile”.

Proprio alcuni giorni fa (e a questo punto non è una coincidenza), analizzando il Consuntivo 2015 sul quale grava il commissariamento da parte della Regione e che in fase di approvazione da parte del Consiglio comunale, il collegio dei revisori dei conti del Comune pur concedendo il parere favorevole aveva scritto: “Al riguardo del conto del patrimonio le note evidenziate non consentono di attestarne la completezza e l’attendibilità”.

E’ chiaro che, a prescindere dall’epilogo di questa vicenda, a Palazzo degli Elefanti sarà un agosto di lavoro: occorrerà certamente completare la rimodulazione del Piano di riequilibrio, ma bisognerà correre per dare risposte all’ultimatum della Corte dei Conti che ha concesso 60 giorni per porre le misure correttive alle criticità riscontrate nel Bilancio al 2014.

Nel frattempo si vota il Consuntivo 2015.

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