Blitz della polizia all’alba nel catanese. Dalle prime ore della mattina, circa 200 operatori della Polizia di Stato sono impegnati nell’esecuzione di un’ordinanza con cui il Giudice per le Indagini Preliminari presso il locale Tribunale, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia etnea, ha disposto misure cautelari personali nei confronti di circa 30 soggetti a vario titolo indagati e con differenti profili di responsabilità dei delitti di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, porto e detenzione di armi da fuoco, anche da guerra, spaccio di vari tipi di droga.

Gli affari della famiglia

A gestire gli affari in un’ampia area del catanese era il clan Arena che si occupava della distribuzione di cocaina, crack, marijuana e della nuova droga sintetica skunk. Ma oltre al traffico e allo spaccio della droga il clan si occupava anche delle armi e disponeva anche di armamentario da guerra

La vasta area di spaccio e le vedette

In particolare, è stata documenta la gestione di una grossa “piazza di spaccio” attraverso un sistema di vedette operante nella città di Catania.

L’organizzazione era perfettamente strutturata. le vedette si tenevano in contatto fra loro con l’uso dio radio per avvertirsi dei movimenti sia lungo il perimetro dell’area che quando qualcuno accedeva all’area dello spaccio. in questo modo diventava complesso sorprendere gli spacciatori nell’atto della consegna.

L’indagine

Durante l’indagine, portata avanti con sistemi di intercettazione e videosorveglianza, sono state ricostruite le responsabilità dei vari soggetti indagati ai vari livelli dell’organizzazione riuscendo ad identificare le vedette, i responsabili del reclutamento e del coordinamento delle attività di controllo dell’area, gli spacciatori addetti alla piazza con le distribuzione dei tipi di droghe, i fornitori, gli addetti al traffico delle medie e delle grandi quantità, i soldati addetti alla sicurezza del territorio e delle attività, gli armieri. un sistema quasi militare nel quale gli inquirenti ritengono di poter identificare le singole responsabilità e il vertice mafioso.

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