E’ nell’agosto del 2012, dopo la trattativa fallita per la cessione di Wind Jet ad Alitalia che la compagnia aerea catanese in forte crisi di liquidità, decide di sospendere l’attività.

A maggio 2013, Wind Jet viene ammessa dal Tribunale Fallimentare alla procedura di concordato preventivo con un passivo di oltre 238 milioni di euro e con debiti verso l’Erario di più di 43 milioni di euro.

Durante le indagini, le rogatorie internazionali in Lussemburgo, Svizzera, Francia, Regno Uniti e Stati Uniti e gli accertamenti bancari eseguiti nei confronti degli indagati hanno permesso di accertare che la società Wind Jet, già a partire dal 2005, non avrebbe dovuto operare sul mercato a causa delle ingenti ore dite accumulate.

Tra le operazioni fraudolente realizzate per nascondere le effettive perdite e per incrementare l’attimo patrimoniale, il marchio Wind Jet, iscritto nel bilancio 2004 a soli 319€, nel 2005 è stato ‘valorizzato’ nel bilancio societario, in base ad una letizia ritenuta ‘di comodo’, in 10 milioni di euro, somma alla quale è stato ceduto alla società Meridi srl che gestisce i supermercati dello stesso gruppo imprenditoriale.

Anche i bilanci societari degli anni successivi ‘analizzati’ dagli investigatori non sono in regola. Sono state individuate ‘artificiose sopravvalutazioni’ fatte con il contributo di società estere che attraverso le ‘perizie di comodo’ hanno gonfiato il valore delle rimanenze di magazzino per oltre 30 milioni di euro. 

Per il procuratore facente funzioni Michelangelo Patanè: “E’ una delle operazioni più importanti e più complesse che si sono svolte a Catania in materia di reati contro l’economia, i reati tributari e di bancarotta”.

“Si tratta di una società – ha continuato il procuratore – che aveva accumulato un debito, un dissesto accertato di circa 238 milioni di euro di cui 43 sono i debiti nei confronti dell’Erario. Numerosi sono i soggetti danneggiati da questa ‘disinvolta’ gestione della società. Basta pensare ai tanti utenti Che avevano acquistato biglietti aerei che non hanno mai potuto utilizzare. Un danno arrecato all’economia non di poco conto che deve servire da monito per gli imprenditori ‘disinvolti’ che danneggiano la loro attività, le loro società”.

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