C’è una strategia neanche troppo nascosta per cercare di salvare Catania, così come altri Comuni. L’ipotesi, immaginata dall’amministrazione del Comune etneo, ma che viene sostenuta anche da altri centri italiani (quindi dall’Anci di cui Enzo Bianco è presidente del Consiglio) che sono vincolati ad un piano di riequilibrio è una eventuale rimodulazione del documento di rientro attraverso un intervento sul legislatore. Sul governo.

Ieri a Palermo, l’assessore comunale al Bilancio, Giuseppe Girlando, insieme alla Direttore generale Antonella Liotta, è stato sentito dalla Corte dei conti nell’ambito dell’ordinario controllo semestrale del Piano di riequilibrio varato nel 2013 dal Comune di Catania.

COMUNE CATANIA: IL DISSESTO NON E’ LA PANACEA 

Girlando ha sottolineato come tra i maggiori dubbi sulla tenuta del Piano di riequilibrio ci fossero “i tagli ai Comuni da parte di Stato e Regione e l’emersione di debiti fuori bilancio e passività potenziali per oltre cinquanta milioni di euro non indicate dal Piano della precedente Amministrazione che aveva previsto soltanto otto milioni di
debiti”.

L’assessore al Bilancio ha riferito anche che il relatore ha segnalato “un’interpretazione restrittiva della legge di Stabilità sulla modifica del Piano di riequilibrio che, a suo dire, dovrebbe essere limitata soltanto a fatti successivi alla redazione del piano senza consentire interventi sulle previsioni sbagliate”.

“La volontà del legislatore – ha concluso Girlando -, come risulta dalle relazioni parlamentari che hanno preceduto l’approvazione della legge, è invece quella di consentire modifiche più ampie. Sull’interpretazione della norma, comunque, attendiamo un pronunciamento della Conferenza Stato-Città e autonomie locali, con un’apposita delibera”.

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