Avrebbero costituito società fittizie allo scopo di intestare i beni dio un presunto mafioso destinatario di probabile provvedimento di sequestro a prestanome appositamente scelti. In particolare sarebbe nata così la NAILS XPRESS ITALIA s.a.s. di B.V. & C.” società per la quale scatta oggi il sequestro complessivo ad opera della polizia della Squadra Mobile di Catania che lo ha eseguito su delega della Procura catanese

Al centro dell’inchiesta c’è la figura di Antonio Alfio Giuseppe Motta 55 anni che la questura di Catania indica come soggetto condannato più volte per il delitto di associazione mafiosa (clan Santapaola – Ercolano) e sottoposto a misure di prevenzione personali e reali. Per lui scatta una nuova denuncia insieme ai suoi presunti quattro prestanome tutti indagati per il reato di trasferimento fraudolento di valori, “perché, in concorso tra loro, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale”.

Le indagini tecniche, conclusesi nel febbraio 2017, a seguito dell’arresto di Motta destinatario di ordine di esecuzione per la carcerazione, emesso il 30 novembre scorso dalla Procura Generale della Repubblica di Catania, dovendo espiare un anno di reclusione per associazione per delinquere di stampo mafioso e un altro anno di libertà vigilata  avevano evidenziato come l’indagato avesse avviato una serie di trasferimenti di quote societarie e cariche amministrative che conducevano di fatto un’impresa commerciale di centro estetico, trasformata in società in accomandita semplice, denominata “NAILS XPRESS ITALIA di M.R.G.A. & C. s.a.s.”, con sede a Tremestieri Etneo (CT).

Le intercettazioni, verificate mirati riscontri, avevano evidenziato come Motta, sebbene risultasse soltanto dipendente della  società, intestata fittiziamente ad altre due persone (M.R.G.A. e M.M.O. le loro iniziali rese note dalla polizia), in realtà ne fosse il titolare esclusivo.
L’ultima operazione commerciale, effettuata l’11 ottobre del 2018, evidenziava l’inserimento nella composizione societaria di un terzo socio (B.V.G.), nominato socio accomandatario: le indagini tecniche, conclusesi nel dicembre 2018, confermavano, secondo l’accusa, che la proprietà fosse da ricondurre esclusivamente a Motta

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