Il  fatto e la deduzione. Il primo è la scoperta di un laboratorio per la produzione intensiva di marijuana ad Agnone Bagni, nel siracusano. La seconda: le terre di frontiera tra Catania e Siracusa, riconvertite e destinate alla produzione in loco di sostanza stupefacente. Così come è ormai avvenuto a Marsala da tempo destinata non più alla coltivazione millenaria della vite, ma alla marijuana. Certamente più remunerativa.

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Anche il business della criminalità organizzata pare stia mutando col trascorre del tempo. Tanto di immaginare una produzione siciliana di stupefacente da destinare a ricco e florido mercato dell’isola, ma anche a quello dell’Italia meridionale. Essenzialmente per ridurre i costi del fumo da sballo, in prevalenza importato dall’Albania o dalla Calabria, ma anche per azzerare i rischi dei trasporti.

Il dato emerge dall’operazione “Great Skunk” della squadra mobile della questura di Catania.

In conferenza stampa il questore Marcello Cardona analizza il fenomeno: “Dico sempre ai miei collaboratori  che dobbiamo stare  molto attenti e al passo coi tempi della patologia criminale. E’ ormai chiaro che vi è un’intensificazione della produzione di droga destinata al mercato locale. Lo dimostra anche il laboratorio scoperto ad Agnone Bagni. Per realizzarlo ci vogliono molti denari, un investimento economico non indifferente che deve dare i frutti”.

Cardona parla anche di clima: “In Sicilia ed in particolare in quella zona tra il catanese e il siracusano c’è un microclima spettacolare per la produzione davvero ottima di marijuana del tipo ‘skunk’, questo dato non lo sappioamo solo noi della polizia, ma evidentemente è stato recepito anche da coloro che commerciano droga”.

Un agronomo ha aiutato la polizia ad analizzare il materiale ritrovato nelle campagne di Agnone Bagni. Ottime piante di marijuana, tremila, che in produzione intensiva e dunque sottoposte ad una iperproduzione grazie a fertilizzanti e lampade alogene possono dare tra gli ottocento grammi e un chilo a pianta di sostanza stupefacente che moltiplicata per tremila fa tre tonnellate di droga.

Dentro il magazzino ci sono impianti idrici con sistemi di depurazione dell’acqua, timer, climatizzatori e stufe, fertilizzanti, nonché aree adibite all’essiccazione e stagionatura della droga. Un laboratorio industriale.

In Sicilia orientale non è più tempo per gli esperimenti. Si procede speditamente verso la riconversione delle terre. Non più grano, marijuana.