Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, nel 34° anniversario dell’omicidio mafioso di Felice Dara, giovane di soli vent’anni assassinato il 18 agosto 1991 a Castellammare del Golfo (TP), intende ribadire con forza che la memoria delle vittime innocenti delle mafie non è solo un dovere civile, ma un compito educativo irrinunciabile per ogni scuola di ordine e grado.

Felice Dara non era un criminale, né un uomo di potere: era un ragazzo. La sua vita fu spezzata dalla violenza brutale delle organizzazioni mafiose, che in quegli anni insanguinavano il territorio trapanese in una spirale di morte e terrore. Un destino crudele lo trasformò in bersaglio di sospetti infondati, cancellando i suoi sogni e privando la sua famiglia dell’affetto più caro.

Ricordare oggi Felice Dara significa opporsi all’indifferenza e al silenzio che la mafia cerca sempre di imporre. Significa affermare che ogni vittima, anche quella rimasta ai margini delle cronache nazionali, ha diritto a un posto nella memoria collettiva. È un atto di giustizia e un richiamo potente alle giovani generazioni: la mafia non è un destino inevitabile, ma una costruzione criminale che si combatte con cultura, coraggio e responsabilità civile.

Per questo il CNDDU richiama la scuola italiana a farsi luogo vivo di Educazione alla legalità e ai diritti civili, non attraverso celebrazioni rituali, ma tramite un lavoro quotidiano, capillare e coerente. Raccontare ai nostri studenti la storia di Felice significa insegnare loro a riconoscere e a respingere ogni forma di violenza e sopraffazione, a coltivare giustizia e solidarietà, a costruire una società fondata sul rispetto della persona e delle regole democratiche.

Il CNDDU invita quindi docenti, dirigenti e studenti a trasformare ogni anniversario come questo in un’occasione di crescita collettiva: la memoria non deve restare confinata al passato, ma diventare un impegno presente per un’Italia libera dalle mafie.

prof. Romano Pesavento

presidente CNDDU


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