Lotta e testimonianza per affermare la propria presenza e rivendicare il diritto a esserci come individui e come comunità. Si conclude con un inno agli spazi sociali, quali luoghi dove esplicare e rivendicare la propria esistenza, la nona edizione del Giacinto festival – nature lgbt+ che ha visto la città di Noto, per due giorni, colorarsi di arcobaleno e impregnarsi di dialogo sui diritti civili.
Incassato il successo dell’edizione, sempre più partecipata, il festival con la direzione artistica di Luigi Tabita guarda già all’edizione 2024, quella del decennale, che sarà ancora più coinvolgente e cui si approderà dopo tutta una serie di appuntamenti che si snoderanno a partire da settembre, creando veri e propri presidi culturali a difesa dei diritti sempre più sotto attacco.
Un attacco percepito da tuttə che è stato al centro dei panel di questi due giorni. A partire dall’intervento dell’onorevole Alessandro Zan che, durante il dibattito Senza paura: l’Italia e i diritti civili, ha sottolineato: «Non dobbiamo mai avere paura, perché la paura toglie lucidità e ci fa dimenticare che la società civile è molto più avanti di questa idea eteropatriarcale che si cerca di far passare come dilagante». Modello cui non bisogna piegarsi a difesa delle differenze, come ha ribadito l’attrice e conduttrice Barbara Foria con il suo divertente elogio della mediocrità per distruggere i luoghi comuni come quelli che «vogliono le donne sempre al top come delle wonder woman e i gay come individui sempre belli, scintillanti, glitterati e buoni».
Costante la presenza, durante il festival – che ha proposto anche la mostra Le stanze degli amanti, la proiezione in prima nazionale del documentario Number 52 e il progetto Bodies and space curato da Kinothon – dei rappresentati delle associazioni partner che, oltre ad animare l’onda rainbow lungo le vie della città, hanno sottolineato quanto sia fondamentale continuare a fare opposizione sana con incontri, pride ed educazione nelle scuole durante questa «legislatura di trincea».
Toccante e graffiante la presentazione editoriale del libro Trauma della performer, content creator, divulgatrice e attivista Daphne Bohémien che ha raccontato, a partire dalla sua biografia, le difficoltà di una persona in transizione che cerca di affermare la propria identità. L’attivista, oltre a raccontare i suoi “traumi” e le difficoltà per “esserci”, ha sottolineato come non sia oggi tempo di essere liberali ma quanto sia necessario «essere radicali e resistere, fare controcultura contro chi vuole invisibilizzarci e silenziarci». A fornire una puntuale e dettagliata panoramica dell’iter da affrontare oggi per chi decida «di intraprendere il percorso per riabbracciare la propria anima» è stato l’avvocato Giuliano Arabia, componente dipartimento pari opportunità dell’Associazione italiana giovani avvocati che, oltre a parlare delle best practices di atenei e scuole sensibili che hanno messo in campo modelli che rendono meno difficile il momento di transizione, ha sottolineato quanto ancora ci sia da fare «per promuovere una cultura del rispetto e per tutelare tuttə».
E proprio nel segno della cultura del rispetto di tutte le identità, Giacinto festival – nature lgbt+ continua a esserci nel modo che gli è più congeniale “proponendo dialogo e informando”.
«Pensiamo già al prossimo anno – conclude Tabita – e vogliamo avviare momenti di riflessione, informazione e formazione importanti sempre in sinergia con altre associazioni e proponendo collaborazioni con ordini professionali come quello degli avvocati e quello dei giornalisti. Inoltre, cercheremo di ampliare il nostro raggio di azione per arrivare più lontano possibile e guardando alla provincia. È essenziale capire che quella sui diritti non è una “battaglia lgbt+”. I diritti sono di tutti e un Paese dove alcune persone sono discriminate, non è un paese civile e sicuro».
Questo contenuto è un comunicato stampa. Non è passato dal vaglio della redazione. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.
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