Palermo – “Adesso basta, la politica ascolti il dolore delle famiglie.” L’appello arriva dallo studente universitario e attivista Alessandro Salerno, da tempo impegnato nella lotta alle tossicodipendenze, che denuncia il mancato avvio dei decreti attuativi di una legge regionale destinata a potenziare i servizi per i giovani tossicodipendenti. La norma, già approvata con uno stanziamento di 13 milioni di euro, resta bloccata a causa dell’inerzia dell’Assessorato regionale alla Salute.
“La legge è solo un piccolo punto di partenza – afferma Salerno – perché il problema va affrontato nell’immediato. Le famiglie si ritrovano con figli tossicodipendenti che chiedono continuamente soldi per acquistare crack, spesso con atteggiamenti violenti ed estorsivi. Sono vittime e schiave, senza strumenti concreti per intervenire. In Sicilia manca un vero sistema di supporto.”
Salerno sottolinea la necessità di un’azione istituzionale più ampia: “Le famiglie stanno soffrendo, la loro non è più vita. Chiedono che le istituzioni si assumano la responsabilità di agire. Oltre alla legge, le famiglie vogliono misure giudiziarie drastiche, come la sospensione della capacità di intendere e volere nel terzo stadio della dipendenza, quando il tossicodipendente rifiuta ogni aiuto. Inoltre, è fondamentale la creazione di una rete di supporto, alla quale il giudice può appellarsi dopo aver sospeso la capacità di intendere e volere, per avviare percorsi di riabilitazione personalizzati, coinvolgendo la Salute Mentale, il Ser.D, i Servizi Sociali, gli psicologi e i familiari.”
L’urgenza della situazione è testimoniata e rappresentata da Pina Lupo, madre di un giovane con gravi problemi di tossicodipendenza. Insieme al marito, ha sacrificato tutto nel tentativo di salvare il figlio Giuliano. Per un periodo hanno lasciato Niscemi e l’Italia, sperando che il distacco dal contesto potesse aiutarlo. Ma ovunque andassero, il crack lo raggiungeva.
Tornati in Sicilia, ogni tentativo di fermarlo è fallito. Disperata e priva di alternative, Pina ha fatto l’unica scelta possibile: denunciare suo figlio, facendolo arrestare per salvarlo da una morte annunciata. Oggi, dopo un lungo percorso tra carcere e comunità, Giuliano si è ripreso, ma il timore di una ricaduta non la abbandona.
Pina non si è fermata, perché la strada di salvezza non può e non deve essere il carcere: continua a lottare con altre famiglie che vivono lo stesso calvario. Lo scorso mese ha scritto e incontrato insieme ad altri genitori e familiari un dirigente dell’Assessorato regionale alla Salute per avanzare le due proposte chiave di cui abbiamo parlato sopra: la sospensione della capacità di intendere e volere nel terzo stadio della dipendenza e la creazione di una rete di supporto.
Ha inoltre scritto al Presidente del Tribunale di Palermo, Morosini, per denunciare il dramma del crack e continuare a promuovere i due punti chiave di cui abbiamo parlato più volte in questo articolo, e che rappresentano in questo momento l’obiettivo che vuole raggiungere Lupo insieme agli altri genitori
“Quando la dipendenza raggiunge livelli estremi, il soggetto rifiuta ogni aiuto – scrive Lupo – ed è in quel momento che il giudice dovrebbe intervenire, sospendendo temporaneamente la capacità di intendere e volere per avviare un percorso di salvezza.”
Il Presidente del Tribunale ha risposto incontrando il gruppo di genitori e dimostrando massima sensibilità verso il tema. Ora, però, serve una risposta politica concreta. Le famiglie, lasciate sole, non possono più aspettare: stanno morendo insieme ai loro cari.
Luogo: PALERMO, PALERMO, SICILIA
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