L’opera IL BARBONE DI PARTANNA tratta temi esistenziali e di emarginazione sociale. Un cast nutrito, una situazione di teatro nel teatro, una storia struggente per farci entrare in punta di piedi e dare un’occhiata a stralci di vita in bilico. Dall’anfiteatro di Partanna (TP) al Politeama di Palermo, dopo tanti anni di successo, si ripropone in questa stagione un’operazione che colpisce gli spettatori nell’intimo. La regia dell’opera è firmata dalla stessa autrice, promotrice del teatro come voce degli invisibili.
Chi è di preciso IL BARBONE DI PARTANNA? È il barbone dentro ciascuno di noi, quello che potremmo facilmente diventare se solo ci capitasse di romperci in mille pezzi e non ritrovarne più nessuno. Senza retorica, senza ostentazione del dolore, ma con l’usuale divertita leggerezza con cui la regista affronta temi di questa importanza, IL BARBONE DI PARTANNA dà voce a chi si è smarrito, a chi è stato emarginato, a coloro che sono stati travolti dagli eventi della vita e ciononostante non hanno perso la loro fierezza. Il barbone è restio a parlare di sé, ma se ci avviciniamo nel modo giusto si schiude, raccontando la sua storia. Non è una persona incapace e fallita: spesso istruita, creativa, o con un’intelligenza troppo vivace che le ha fatto vivere gli eventi della vita in maniera più intensa. Non ha perso la dignità, anzi spesso la sua condizione è frutto della precisa scelta di non scendere a compromessi.
Dopo che i barboni hanno invaso il teatro impedendo lo svolgimento dello spettacolo, l’idea è che tu, spettatore, uscendo dalla sala e incontrandone uno, sospenda il giudizio, e ti chieda: cosa si nasconde dietro quella coperta? (Simonetta Genova 2025)

Questo contenuto è stato disposto da un utente della community di BlogSicilia, collaboratore, ufficio stampa, giornalista, editor o lettore del nostro giornale. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore. Se hai richieste di approfondimento o di rettifica ed ogni altra osservazione su questo contenuto non esitare a contattare la redazione o il nostro community manager.






Commenta con Facebook