Da Oliveri parte la rivoluzione gentile che insegna a vivere. Con un gioco. Che non è un gioco.

Di fronte alla plastica, risponde con i sorrisi. Di fronte all’incuria, con l’educazione civica. Di fronte all’indifferenza, con un’idea semplice e potente: premiare chi si prende cura del mondo.

È la rivoluzione gentile di Francesco Iarrera, 50 anni, Sindaco di Oliveri, piccolo comune della provincia di Messina, che con il suo “gioco che non è un gioco” ha trasformato una sfida ambientale in una lezione di vita, una festa civile, un modello replicabile.

In un’estate come tante, in un luogo che rischiava di essere come tanti, è nata una storia che sembra uscita da un film di Capra o da una fiaba di Rodari. Ma è vera. E sta facendo il giro d’Italia.

Il meccanismo è semplice: i bambini raccolgono i rifiuti abbandonati in spiaggia, scattano una foto e la inviano al Sindaco. In cambio, ricevono un blocchetto di biglietti gratuiti per le giostre del Luna Park o per i gonfiabili d’acqua. Ma il premio è solo il pretesto. Il vero valore è nell’azione. E nel riconoscimento.

“Un gesto gentile, un premio. Un piccolo sforzo, una grande soddisfazione.”

Così Iarrera ha riscritto le regole dell’interazione tra cittadino e istituzioni. Ha aperto il Comune ai bambini, li ha ricevuti come piccoli eroi, li ha chiamati per nome, li ha ascoltati con rispetto. E questo ha generato una valanga: foto, sorrisi, squadre di piccoli volontari, entusiasmo, comunità.

Quello che nasce come un gesto simbolico, diventa movimento. I bambini iniziano a formare gruppi, a organizzarsi, a coinvolgere altri. Il Sindaco rilancia: “Ora non basta raccogliere. Serve proporre: un’idea, un’iniziativa, un messaggio da lasciare.”

Il gioco evolve. Le regole si alzano. Ma l’entusiasmo cresce. E le aziende del territorio si uniscono: gonfiabili, immersioni con il Tridente Diving Center, attività educative.

Ogni premio è un’esperienza. Ogni gesto, una lezione.

“Imparano che insieme si fa più strada,” scrive Iarrera sui social, con uno stile ironico, empatico, diretto. E la sua voce è ovunque: nei post del Comune, nei video dei bambini, nelle didascalie che sembrano piccoli editoriali. Una narrazione che costruisce identità, orgoglio, futuro.

Ma Francesco Iarrera non è solo un amministratore: è un comunicatore naturale. I suoi post diventano virali, le sue parole colpiscono dritte al cuore.

Cita Hulk Hogan, Dan Peterson, parla di “tridenti” e “armate del pulito”, usa metafore pop e immagini poetiche, come quella del “bambino piegato sulla plastica come un mattoncino Lego”. E ogni volta rilancia: “Il gioco si fa serio. Servono altri premi. Altre idee. Altre mani.”

E sebbene abbia 50 anni, ne dimostra dieci di meno per energia, passione e spirito d’iniziativa. Un Sindaco che corre, ride, ascolta. E che sembra nato per stare tra la gente.

“Ma sindaco, perché buttano le cose a terra?”

È la domanda che più lo ha colpito. Innocente. Disarmante. Irrisolvibile.

Perché, nel gioco che non è un gioco, i bambini educano gli adulti. Con la loro intelligenza fluida, con la loro voglia di fare, con l’esempio.

E mentre molti continuano a sporcare, questi piccoli cittadini mostrano la via. Una rivoluzione silenziosa, fatta di sacchetti pieni e coscienze leggere, di premi sudati e mani sporche di sabbia.

Non si tratta solo di giostre. Oliveri ha anche installato cestini artistici per la raccolta differenziata, decorati con ceramiche di Santo Stefano di Camastra. L’arte al servizio della funzione. Il bello come leva educativa.

Un progetto sostenuto da una cittadina adottiva, Elena Kozina, e reso possibile dal lavoro silenzioso di artigiani e dipendenti comunali.

“Ogni gesto conta. Ogni scelta fa la differenza.”

E anche qui, i social non sono vetrina ma strumento di cittadinanza attiva.

Cosa si inventerà ancora Francesco Iarrera? Se lo chiedono in molti. Lui non lo dice. Ma lo lascia intuire.

Perché il vero premio è far crescere una comunità. Creare cittadini. Costruire relazioni. E in fondo, educare non è altro che rendere le persone consapevoli del loro potere. Anche se hanno 6 anni e portano un sacchetto più grande di loro.

Il successo di questa iniziativa – e della figura del Sindaco – non sta solo nel clamore. Sta nell’esempio. In un’Italia dove la politica è spesso percepita come distante, qui c’è un Sindaco che risponde, partecipa, accoglie. Che si sporca le mani – e le riempie di significato.

Oliveri oggi è un modello. Piccolo, imperfetto, in divenire. Ma vero.

E se davvero vogliamo insegnare ai bambini a vivere, forse dovremmo partire proprio da qui.

Dalla ruota panoramica che si paga con un gesto gentile.

Dalla spiaggia che brilla di più, non solo per il sole, ma per quello che rappresenta.

E da un Sindaco che ha avuto il coraggio – e la semplicità – di dire:

“Anche se non puoi permetterti le giostre, tuo figlio ci andrà lo stesso. Perché ha fatto qualcosa di buono. E se lo merita.”

#ilgiocochenonèungioco

Un gioco. Un’idea. Una rivoluzione. E forse, una speranza.


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