La scomparsa di Pippo Baudo, avvenuta il 16 agosto 2025, ha lasciato un vuoto profondo nel cuore degli italiani. Conduttore, talent scout, autore, uomo di cultura, ha segnato oltre sei decenni di televisione e spettacolo. Ma dietro l’icona televisiva si nasconde un’origine semplice, autentica, profondamente legata alla Sicilia e in particolare a Militello in Val di Catania, suo paese natale. Una parte poco raccontata della sua storia trova spazio nei ricordi dell’avvocato Massimo Tempio, esponente politico dell’area etnea e noto anche nel panorama musicale per essere chitarrista solista, voce e fondatore della “Pensiero Band”, tributo ai Pooh, con cui ha calcato i principali palchi della Sicilia e d’Italia, suonando davanti a migliaia di persone. Ma Massimo non è solo un musicista: è anche l’erede di un legame familiare e affettivo con Pippo Baudo che ha segnato le radici del celebre presentatore. È proprio al Cine Teatro Tempio, storica struttura culturale di Militello, di proprietà del Cavaliere Salvatore Tempio (nonno di Massimo), che Pippo Baudo fece le sue primissime apparizioni artistiche. Era poco più che un ragazzo, ma già mostrava talento e presenza scenica. Intratteneva il pubblico durante gli intervalli teatrali recitando poesie, piccoli monologhi e suonando il pianoforte. Quelle esperienze, raccolte in un contesto familiare e stimolante, hanno contribuito a formare l’attitudine scenica che lo avrebbe poi reso un gigante dello spettacolo. Baudo abitava proprio al primo piano dello stabile della famiglia Tempio, in affitto, e visse per molti anni in un contesto domestico che lo considerava parte integrante della famiglia.
Le giornate trascorrevano tra il teatro, la casa, e i giochi con i coetanei – tra cui il padre di Massimo – suo compagno inseparabile di gioventù. Massimo conserva gelosamente quei racconti, ascoltati sin da bambino: «Giocavano in terrazza, una volta con dei petardi… fu proprio Pippo a bruciarsi una gamba, era il più piccolo tra loro», racconta sorridendo. Ma il rapporto non si è limitato al passato. Dopo aver raccolto nel tempo tutti questi preziosi ricordi familiari, Massimo ha voluto cercare Pippo e rinnovare quel filo, mai spezzato. Riuscì a ottenere il suo numero di telefono e lo contattò direttamente: una telefonata inaspettata che si trasformò subito in un dialogo affettuoso. «Mi presentai raccontandogli di mio padre, di mia moglie e di mio figlio Angelo Gabriel, che porta anche il nome di mio padre. Da quel momento iniziò tra noi un rapporto semplice, ma pieno di rispetto e familiarità. Ci sentivamo durante le festività per gli auguri, ma anche per aggiornarlo su alcune questioni legate alle sue proprietà a Militello.
Era sempre gentile, presente, affettuoso.» Un rapporto fatto di piccole cose, ma carico di significato, portato avanti fino a pochi mesi prima della sua scomparsa. In un mondo dove le relazioni si consumano in fretta, quella tra Pippo Baudo e la famiglia Tempio rappresenta un raro esempio di affetto che attraversa le generazioni. «Per me non è solo un lutto pubblico – aggiunge Massimo – è un addio personale, intimo. È come perdere uno di famiglia. Sono certo che ora lassù ritroverà anche il mio caro papà, e insieme torneranno a condividere momenti indimenticabili. Magari anche con qualche petardo in terrazza, ma questa volta senza incidenti.» Mentre l’Italia intera rende omaggio al “Re della TV”, Militello si prepara ad accoglierlo per l’ultima volta. Dopo la camera ardente al Teatro delle Vittorie a Roma, le spoglie di Pippo Baudo saranno riportate nel suo paese natale, dove si terranno i funerali nella Chiesa di Santa Maria della Stella, lo stesso luogo dove da bambino era chierichetto. Sarà un ritorno simbolico e spirituale, il completamento di un cerchio che parte dall’infanzia e si chiude nel cuore di una comunità che lo ha visto crescere, incoraggiato da uomini e famiglie che hanno creduto in lui fin dall’inizio. Massimo Tempio, oggi apprezzato artista e promotore della memoria culturale del territorio, non dimentica quell’eredità. Con la sua musica, il suo impegno e la sua voce, continua a raccontare una storia che non è solo quella di Baudo, ma di un’intera comunità che ha contribuito, nel silenzio e nel quotidiano, a forgiare uno dei più grandi protagonisti dello spettacolo italiano.



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