Il secondo incontro del Premio Biagio Andò si è svolto nell’Aula Magna dell’Istituto Fermi-Guttuso di Giarre. Il tema trattato in questa giornata è stato“L’Autonomia Speciale è ancora un valore?”. 
All’inizio hanno portato i saluti il Dirigente scolastico dell’Istituto Gaetano Ginardi e il dirigente della Fondazione Nuovo Mezzogiorno Enrico Fiumara. Erano presenti il Presidente del Premio B. Andò Orazio Licciardello, il Presidente della Commissione giudicatrice del Premio Roberto Tufano, il segretario della Fondazione Nuovo Mezzogiorno Salvo Lisi e il Presidente dell’Associazione ODIMED-LD Salvo Andò. E’ stata una conferenza stimolante, esplicativa e densa di contenuti ,coordinata da Francesco Pio Leotta, avvocato, il quale ha  indirizzato il confronto sull’argomento prescelto nell’incontro,  ribadendo con determinazione la necessità che “per aiutare i giovani studenti a comprendere la questione dell’insularità ci siamo posti quali nostri interlocutori principali le istituzioni scolastiche, che come sempre accade ,hanno risposto favorevolmente. Giarre, città delle scuole, ha il compito di preparare la classe dirigente del prossimo futuro, rendendola consapevole di dover essere protagonista ogni qualvolta si parli o si decida su questioni meridionali e ancor di più relative alla nostra Sicilia”.

Subito dopo Maurizio Caserta, Ordinario di Economia Politica all’Università degli Studi di Catania, ha preso la parola dicendo che “l’autonomia che la costituzione italiana assegna alle  cinque regioni di confine ,risponde proprio all’esigenza di  rispettare le specificità, consentendo a queste di regolarsi  in autonomia proprio per la specificità che le caratterizza. Ciò avrebbe dovuto garantire a quelle regioni un percorso di crescita e sviluppo più efficace di quello che avrebbero avuto senza l’autonomia”. “Un uso delle risorse locali più coerente con le esigenze del territorio (ciò che l’autonomia consente) può avere un effetto benefico sulle prospettive di crescita del territorio”. E a proposito della nostra realtà isolana si è chiesto “l’Autonomia Speciale siciliana ha prodotto questo effetto benefico? Non sembra, a giudicare dalle ‘performance’ di crescita. Cos’è che ha impedito il pieno dispiegarsi dei vantaggi dell’autonomia? Condizioni di partenza; gruppi di interesse; scarsità di risorse umane; corruzione; criminalità organizzata. Forse tutte queste ragioni insieme”. 
Benedetto Torrisi, Docente di Statistica Economica all’Università degli Studi di Catania, ha sottolineato il fatto  che “alcuni studiosi sostengono che il passaggio dalla spesa storica ai fabbisogni standard, per le funzioni che verrebbero trasferite alle Regioni, darebbe luogo a un vulnus ai diritti sociali, giacché il gettito aggiuntivo per le tre Regioni del Nord andrebbe a scapito di tutte le altre”.“Eppure il criterio in questione appare privo di alternative, essendo lo stesso articolo 1 della legge 42/2009, che attua l’articolo 119 della Costituzione, a chiedere di sostituire gradualmente, per tutti i livelli di governo -ha proseguito il docente-il criterio della spesa storica a favore dei fabbisogni standard, così da far prevalere logiche di efficienza e responsabilità, nonché una maggiore equità di trattamento delle diverse popolazioni”.Nonostante tutto ciò , Torrisi ha concluso dicendo che “occorre stare molto prudenti al fatto che l’autonomia differenziata non diventi un boomerang per la Sicilia, terra a Statuto Speciale”.

Dopo ha parlato Marco Falcone, Assessore Regionale all’Economia e al Bilancio, il quale si è soffermato ampiamente sul tema e ha sottolineato il fatto che “le prospettive di insularità e autonomia per la Sicilia devono declinarsi oggi non più nella mera rivendicazione di principio, non più agli aspetti formali. Il rischio è di far perdere credibilità a quegli stessi principi fondamentali quali l’autodeterminazione della Sicilia, se alle parole non seguono i fatti”. “Oggi, dopo tanti anni di politiche con luci e ombre,- ha concluso Falcone -prima di chiedere, siamo chiamati a dimostrare di avere le carte in regola. Siamo impegnati, in questo senso, nella costruzione di un rapporto paritario dello Stato. Avendo gli strumenti, possiamo intervenire sulla riduzione del gap e su politiche di innovazione e sostegno al disagio economico”. Sono seguiti numerosi interventi degli studenti provenienti dalla varie scuole che hanno posto domande interessanti e pregnanti sulle questioni trattate ai vari relatori, i quali hanno risposto diffusamente.

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