Prosegue con successo il format “60 minuti con”, il ciclo di incontri brevi di aggiornamento promosso dalla Scuola per Assistenti Sociali “F. Stagno D’Alcontres” di Modica per favorire la riflessione e il confronto sui temi più attuali del mondo sociale ed educativo.

Nel pomeriggio del 23 ottobre, l’appuntamento è stato dedicato a Faustino Rizzo, dottore di ricerca in Reggio Childhood Studies e assegnista presso il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata dell’Università di Padova, autore del volume “Il lavoro socioeducativo nei contesti mafiosi” (ed. Carocci). Ad introdurre la sessione formativa Gianpiero Saladino, direttore della Scuola che ha presentato la figura di Faustino Rizzo e il lavoro svolto negli ultimi anni.


L’incontro ha offerto un’occasione preziosa di approfondimento su una prospettiva inedita: lo sguardo educativo nei contesti segnati dalla criminalità organizzata. Al centro della riflessione, il concetto di “vulnerabilità mafiosa”, una condizione che attraversa la vita familiare, comunitaria e scolastica dei bambini e dei ragazzi coinvolti, mettendo in evidenza come la fragilità possa diventare anche opportunità di cambiamento e di riscatto.


Rizzo ha illustrato un modello di intervento socioeducativo basato sui tre assi della promozione, prevenzione e protezione, orientato da una convinzione profonda: anche chi ha commesso reati di mafia deve essere riconosciuto nel suo ruolo di genitore. È a partire da questo riconoscimento che è possibile restituire senso, dignità e speranza all’azione educativa, assumendo i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza come bussola irrinunciabile per ogni progetto di accompagnamento.

Il progetto “60 minuti con”, nato per creare spazi di aggiornamento accessibili, dinamici e di alta qualità, si conferma una proposta formativa capace di coniugare il taglio accademico con la concretezza dell’intervento sociale. L’iniziativa si inserisce nel più ampio percorso di innovazione metodologica sostenuto dalla Scuola, che punta a rafforzare le competenze dei professionisti dell’aiuto e a favorire una cultura condivisa dei diritti, dell’inclusione e della giustizia sociale.

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