Dopo mesi di segnalazioni ignorate, Alfio Papa torna a scrivere alle autorità: “O si interviene subito o andrò in Procura”. Una zona della città invasa da odori insopportabili e degrado sanitario.
Randazzo (CT) – Un angolo del centro abitato si è trasformato in una trappola maleodorante, e le istituzioni, secondo quanto denunciato dal cittadino Alfio Papa, continuano a ignorare il problema. Dopo aver già inoltrato due segnalazioni formali nell’agosto e settembre del 2024, Papa è tornato a scrivere – questa volta con toni ancora più accesi – in data 10 giugno 2025, rivolgendosi nuovamente ai Commissari Prefettizi del Comune di Randazzo, all’ARPA Sicilia, alla Polizia Ambientale comunale e all’ASP di Catania.
Il motivo? Una situazione che perdura da mesi, nei pressi dell’incrocio tra Via Bonaventura (SS120) e SS116 (Largo San Giuliano): una vera e propria bolla di degrado ambientale, caratterizzata da puzzolenti esalazioni fognarie che rendono l’area invivibile. “Non si può più tenere una finestra aperta – scrive Papa – e in estate l’aria è irrespirabile. La zona è diventata un rischio per la salute pubblica”.
Tre lettere, nessuna risposta concreta
Le prime due PEC inviate nel 2024 già denunciavano il problema, parlando di una “gestione inadeguata delle fognature”, con conseguenze pesanti per residenti e passanti: odori nauseabondi, ristagni, infestazioni di insetti e roditori. Ora, nove mesi dopo, nulla è cambiato.
“La situazione permane inalterata, anzi, è peggiorata”, scrive Papa nella terza missiva, diffidando formalmente gli enti competenti ad agire entro 15 giorni. Non si limita più a una segnalazione: avvisa che in assenza di riscontro si rivolgerà alle autorità giudiziarie, già messe a conoscenza della vicenda tramite p.c. alla Procura della Repubblica di Catania e ai Carabinieri di Randazzo.
Un grido di allarme, non solo per i residenti
“Non è più solo un fastidio: si tratta di una minaccia concreta alla salute e alla dignità dei cittadini”, prosegue Papa, richiamando norme costituzionali e di legge: l’articolo 32 della Costituzione (tutela della salute), il D.Lgs. 152/2006 (Testo Unico Ambientale), il Regio Decreto 1265/1934 e persino l’articolo 674 del Codice Penale, che punisce il getto pericoloso di sostanze moleste.
I cittadini si sentono abbandonati
Nessuna delle autorità coinvolte ha – finora – preso provvedimenti visibili. Nessun sopralluogo, nessun comunicato ufficiale, nessuna misura tampone. “Cosa deve accadere perché qualcuno intervenga?” si chiede Papa, in quella che si configura come una denuncia pubblica di inazione amministrativa.
Silenzio istituzionale e rischio epidemico?
A supporto della richiesta d’intervento urgente, Papa ricorda che, in contesti simili, la proliferazione di insetti e topi può favorire la diffusione di malattie infettive. “Le autorità sanitarie non possono restare a guardare. L’ARPA ha il dovere di verificare le esalazioni. Il Comune deve garantire igiene e sicurezza”.
Cosa succederà ora?
Con la scadenza dei 15 giorni ormai alle porte, si attende una mossa concreta da parte delle istituzioni. Intanto, la denuncia di Alfio Papa rischia di diventare un caso giudiziario, ma anche un simbolo più ampio di trascuratezza pubblica nei confronti della salute e dell’ambiente.
Conclusione: una richiesta semplice, una risposta attesa da troppo
Non si chiede l’impossibile: solo aria respirabile, fognature funzionanti e un minimo di decoro urbano. Randazzo, città ricca di storia e natura, non può permettersi di vedere compromessa la sua vivibilità per colpa dell’indifferenza.
“Chi ha il potere di agire e non lo fa, diventa parte del problema” – Alfio Papa.
Luogo: Bivio san Giuliano, RANDAZZO, CATANIA, SICILIA



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