Á MICCÈ 2023, la Festa della Madonna della Mercede al Capo, quest’anno, si candida ad essere la più solenne e sfarzosa degli anni 2000. I festeggiamenti hanno preso il via lo scorso 13 settembre con la tradizionale “Affacciata”, ovvero l’esposizione del simulacro sulla soglia del portone della Chiesa e la Messa in piazza; si entrerà nel vivo da lunedì 18 settembre con l’accensione delle luminarie per le vie del quartiere e con un fitto programma di appuntamenti folkloristici, culturali e religiosi che interesserà grandi e bambini. Tra sfilate di tamburi, trenino in giro per il Capo, giochi per bambini e spettacoli, in programma anche una serata culturale dove verranno presentati i gioielli restaurati appartenenti alla Madonna.
Tra gli appuntamenti religiosi, vi è il solenne triduo celebrato da diversi sacerdoti in pellegrinaggio con la propria comunità. In programma poi, la processione Eucaristica del giovedì, ed ancora, la processione del piccolo simulacro della Madonna della Mercede portato dai piccoli confrati aspiranti novizi e da tutti i bambini del quartiere che avverrà il sabato pomeriggio, in serata, invece, avranno luogo i solenni Vespri con la tradizionale offerta delle rose alla Madonna.
La domenica della festa, il 24 settembre, il quartiere si sveglierà con la tradizionale alborata e le campane a festa, in mattinata la confraternita, dopo la prima Santa Messa detta “d’offerta”, sfilerà per le strade per l’omaggio floreale alle chiese del quartiere insieme alla banda festante. Alle 11 circa sarà celebrata la Santa Messa dal Parroco di Santa Maria di Gesù e concelebrata dall’omonima comunità dei frati con la partecipazione della comunità parrocchiale e della Confraternita di San Benedetto il Moro per ricordare il tragico incendio del 25 luglio scorso che ha distrutto la chiesa del Convento a Santa Maria di Gesù. Nel pomeriggio: l’uscita trionfale del veneratissimo simulacro della Madonna della Mercede, alle 17 e, a seguire, la tradizionale ed emozionante “Scinnuta” accolta da un coreografico trionfo di carta colorata.
La processione si snoderà tra le strade del Capo ed oltre. In piazza sarà accolta dal coro delle voci bianche del Conservatorio per poi proseguire alla volta della caserma dei Vigili del fuoco per l’omaggio ai caduti e subito dopo alla caserma dei Carabinieri. In serata raggiungerà il giardino della Zisa dove sarà eseguito lo spettacolo pirotecnico, al termine di quest’ultimo, la processione si avvierà a fare rientro nel quartiere e, tra canti, giaculatorie e ovazioni, rientrerà nella sua Chiesa, a lei dedicata sin dal 1482.
Da almeno 2 secoli (dall’indomani della rivolta del 7 e mezzo), le celebrazioni in onore della Madonna della Mercede seguono un programma immodificato. E’ dal 1463, ovvero dall’arrivo dei Mercedari a Palermo, che iniziò la devozione alla loro Fondatrice, e dal 1814, come si evince da documenti d’archivio, i festeggiamenti si aprivano (e si aprono) con “l’affacciata”, ovvero l’esposizione solenne del simulacro alla venerazione pubblica nella piazza antistante la chiesa. Ciò perché, durante l’anno, la sacra immagine resta celata in una cappella e quindi non visibile. L’affacciata si faceva – e si fa ancora oggi – circa 10 giorni prima della Festa. Il mercoledì della settimana dei festeggiamenti si inizia con il Triduo di preparazione, ed il sabato i Primi vespri solenni. Fino al 1940 circa si celebravano pure i 7 mercoledì antecedenti la festa con l’esposizione Eucaristica e la processione il primo e l’ultimo mercoledì. Oggi si è preferito effettuare la processione solo il giovedì del Triduo. La domenica, giorno della grande festa del Capo, si celebrano due messe, la prima per i confrati e le consorelle e la seconda, più solenne. Nel pomeriggio poi la solennissima processione del venerato simulacro, dove la partecipazione è grandissima: i vecchi abitanti tornano per la festa, si riaprono vecchie case per l’occasione e vi è ancora l’usanza di comprare abiti nuovi e per le donne di sistemarsi i capelli. La Madonna gira per tutto il Mandamento dove è considerata da sempre Patrona percorrendo anche alcuni tratti esterni nella zona dell’Olivuzza dove risiedono altri “Capioti” (gli abitanti del Capo n.d.r.) e tanti devoti. Dopo i grandiosi fuochi pirotecnici al giardino della Zisa, la processione prosegue per rientrare nel quartiere e quindi in chiesa a tarda notte.
CHIESA E CONFRATERNITA DI MARIA SS. DELLA MERCEDE AL CAPO: LA STORIA
Nella notte tra l’1 e il 2 agosto 1218 appariva la Beata Vergine Maria a San Pietro Nolasco, San Raimondo da Pegnafort e a re Giacomo I° d’Aragona ingiungendo loro di fondare un Ordine il cui scopo fosse quello di liberare i cristiani schiavi dei Mori. L’Ordine fu fondato a Barcellona nella Cattedrale di Sant’Eulalia il 10 agosto dello stesso anno sotto la protezione del re Giacomo I° d’Aragona. I fondatori aggiunsero ai tre voti ordinari (castità, povertà e ubbidienza) il quarto particolare: scambiare se stesso con colui che, schiavo, stesse per rinnegare la fede cristiana.
Per l’immensa grazia che Maria fece al suo popolo fu invocata Madre della Mercede (la mercede era il riscatto per liberare lo schiavo).
I Padri Mercedari (che “raccoglievano danaro per riscattare i cristiani schiavi dei barbareschi e dei Turchi” G. Parlotti, Guida Storico-artistica di Palermo e dintorni) vennero in Sicilia nel XV° secolo con privilegio dato in Vagliadolid nel 1463 dal Re Giovanni al Padre Maestro Gomezio di Bosega di poter fondare nel luogo che volesse un convento dell’Ordine. A Palermo furono dapprima ospitati nella chiesetta normanna di Sant’Anna al Capo della confraternita dei “Frinzari” (frangiai), per poi nel 1482, per controversie insorte con quei confrati, fondare nella piazza del Capo l’attuale Chiesa che dedicarono alla Madonna della Mercede (quindi prima Chiesa dedicata alla Madonna della Mercede in Sicilia e prima e unica a Palermo) ed il convento denominato di Sant’Anna non più esistente. Il Commendatore di questo Convento interveniva nei Parlamenti Generali, ma perse questa prerogativa a causa di un Commendatore che, chiamato nel Parlamento, non comparve (G. Palermo, Guida istruttiva di Palermo e dintorni).
Il 18 novembre 1590, essendo Commendatore del Convento padre G. Battista Garau e Parroco del Distretto don Giovanni Antonino Zizzo, veniva ivi fondata la COMPAGNIA SANTA MARIA LA MERCÈ e furono fondatori: Bartolomeo Marvaccio, Giuseppe Montalbano, Simone Pagano, Pietro Di Silunizo, Antonio Prarugnano, Mariano Panifici, Giuseppe Gervjo dell’Ordine della Mercè, il Sac. Giuseppe Zito Cavinja, Vincenzo Marvaccio , Not. Francesco Graziano, Santo Molinaro, il Sac. Nicolò Panjnjano e Sebastiano Marzo. I Capitoli furono notati in atto pubblico dal Notaro Antonino Lo Faso il 1 giugno 1683 (dai manoscritti del Canonico Mongitore – Biblioteca Comunale di Palermo).
Nel 1624, durante la terribile epidemia di peste che devastò Palermo, i Mercedari del Capo si distinsero prestando soccorso alla popolazione appestata, allestendo un lazzaretto nel vicino oratorio di sant’Onofrio, cedutogli proprio per questa incombenza. Con spirito di vera carità, 20 di loro: Stefano Marchesi, lettore di filosofia; Pietro Nolasco e Giovanni Battista Mansa commendatori; Gaspare de Ortega, Giovanni Zorita, Giuseppe Latona, Vincenzo Calderon e Giovanni Battista de Sartis, sacerdoti; Gaspare Fajolo, Adriano Calabrò, Bonaventura Palmerio, Giovanni Ruiz, Vincenzo Bonello, Pietro Salanitro, Pietro Salino, Vincenzo Carrenzo, Andrea Schiafino e Vincenzo Salanitro, coristi; Batilani Marsalio e Michele de la Rosa, conversi, spontaneamente si offrirono di aiutare gli ammalati e venendo contagiati loro stessi divennero così martiri della carità arricchendo la schiera dei Santi palermitani.
Tra questi, emerge più di tutti, la figura del Beato ciminnese Vincenzo Salanitro, ospite più illustre del convento del Capo per la fama di santità di cui godeva già in vita. Ancora oggi il suo corpo è seppellito nella Chiesa della Madonna della Mercede al Capo “Hic Salanitro Iacet 1626”.
L’ordine Mercedario li festeggia il 14 febbraio.
Già nel XVII secolo, si ha notizia dello svolgimento della processione in onore della Madonna della Mercede per le vie del Capo (veniva utilizzato un simulacro in cera vestito), ogni anno il 24 di settembre (archivio di stato della Gancia).
Il 15 gennaio 1783, con disposizione n.17, lo Stato Borbonico soppresse le Confraternite create dagli Ecclesiastici (come tante altre la Compagnia della Mercede rimane comunque viva e unita), in quanto tutte le Opere Pie (istituzioni cui le Congregazioni vennero equiparate) dovevano essere amministrate da laici e sottoposte alla vigilanza civile. Pertanto tutte le Congregazioni vennero rifondate e formarono i loro nuovi capitoli nei quali si stabiliva che, benchè concessa l’iscrizione agli ecclesiastici, questi non potevano godere di voce attiva e passiva, l’amministrazione doveva essere gestita dai laici e controllata dalle Commissioni Amministrative, non potevano superare il numero di cento iscritti e non potevano iscriversi le donne.
Nel 1813, viene realizzato il prezioso simulacro ligneo della Madonna della Mercede, ad opera dello scultore palermitano Girolamo Bagnasco, voluto dal Rev. Padre Luigi Mannino Priore del Convento e dal superiore della Compagnia Francesco Cangeri. Di detto simulacro, dice il Di Marzo Ferro nella sua Guida di Palermo, “Quanto esso sia perfetto facilmente il giudica chi l’osserva”.
Nell’agosto 1814, essendo Parroco don Gaetano Alessi, la Compagnia rinnovata assunse il titolo di “Confraternita di Maria SS. sotto il specioso titolo della Mercede” (Capitoli della Confraternita – Archivio della stessa). Da quell’anno iniziano i festeggiamenti più solenni in onore della Madonna della Mercede al Capo, come ancora oggi l’ultima domenica di settembre che per lo sfarzo, la solennità e la partecipazione di popolo vennero definiti il “Terzo Festino di Palermo” (successivo temporalmente a quello di Santa Rosalia il 15 luglio e a quello della Madonna del Carmine a Ballarò l’ultima domenica di luglio).
Già nel 1856, la Madonna della Mercede veniva proclamata Patrona del Mandamento Monte di Pietà (l’attuale Capo).
Nel 1866, durante il moto rivoluzionario del “sette e mezzo”, la Chiesa fu danneggiata e furono profanati altare e cripta.
Nel 1872, dopo la cacciata degli Ordini religiosi, la Chiesa rischiò di essere demolita (in applicazione al piano regolatore di Palermo del 1869), ma insorsero i confrati con a capo il superiore Vincenzo Bivona e il cappellano Rev. Padre Rosario Cangeri Prefetto della Cappella Palatina e Commendatore dell’Ordine della Mercede cui si unirono gli abitanti del popoloso rione. Già erano stati demoliti metà del convento, parte dell’abside e tutto ciò che esisteva nella piazza Sant’Anna (ancora sono visibili i segni del piccone demolitore), ma finalmente il 28 giugno 1882, con stipula di atto amministrativo e con il consenso dell’allora Arcivescovo Cardinale Celesia, la Chiesa fu ceduta alla Confraternita con l’obbligo di restaurarla e riaprirla al culto. Il venerato simulacro della Madonna ritornò nella propria Chiesa da quella di San Marco dove era stato custodito e ricominciarono tutte le funzioni religiose come quando c’erano i padri Mercedari. I Confrati pagarono a turno la S. Messa per i Confrati defunti. Nello stesso anno venne intanto fondata la sezione femminile della Confraternita con a capo la superiora Orsola Di Blasi.
In quegli anni venne effettuata un’asta pubblica delle opere del Convento dei Cartari e la Confraternita acquistò la statua lignea di San Pietro Nolasco di Girolamo Bagnasco e una lapide marmorea della benefattrice di quel Convento: Donna Marfisa Messana (entrambe le opere sono ancora in Chiesa).
In questa stessa asta il Cardinale Celesìa acquistò la statua argentea dell’Immacolata Concezione (titolare della Chiesa e del Convento dei Cartari) che si trova ancora oggi nella Cattedrale della Città.
Nel 1885, per interessamento del confrate Cav. Falla, amministratore delle Case patrizie Mazzarino e Sant’Elia, si raccolsero i fondi per realizzare le splendide corone ad opera della ditta Spadafora, che ancora oggi adornano la statua nei giorni della festa. Nello stesso anno venne sostituita la bassa porta ogivale della Chiesa con l’attuale portale in tufo, mentre il portone (proveniente dalla distrutta Chiesa dei Sett’Angeli) fu ceduto dall’amministrazione Comunale.
Nel 1900 la Confraternita venne riconosciuta Ente morale e sottoposta all’osservanza delle norme di legge delle opere pie. Sotto la guida del Rev. Padre Trudo il culto s’intensificò: la festa della Madonna della Mercede era preceduta da sette sabati di preparazione (il primo e l’ultimo si faceva la Processione Eucaristica per le vie del Mandamento) e ogni due anni si festeggiavano le SS. Quarantore.
Nel 1910 iniziarono i preparativi per festeggiare il 1° Centenario del prezioso simulacro. Viene pertanto costruita la cappella esterna (dove si trovava una porta secondaria che immetteva in via Cappuccinelle) dedicata all’Ecce Homo, viene decorata la cantoria all’ingresso della Chiesa in stile neobarocco, viene realizzato dalla ditta Micales l’organo a canne (furono utilizzate parti di un organo più antico) e furono acquistate alcune ninfe per la Chiesa.
Alla festa del 1913 vi parteciparono oltre all’Arcivescovo Cardinale Alessandro Lualdi (che donò un prezioso paramento in stile impero ricamato in oro su lamè di seta) anche il Deputato del Collegio e i Consiglieri Provinciali. Tutto il Mandamento era sfarzosamente illuminato, tantissimi balconi addobbati. La Festa, come descrive un giornale dell’epoca, fu solennissima sia come manifestazione religiosa che per la partecipazione di popolo.
Nel 1925, per la prima volta, il fercolo scese in piazza Capo attraverso la scalinata superando il dislivello di circa 3 metri (prima percorreva il vicolo Lungo).
Nel 1931 a causa di un violento nubifragio che funestò la Città, la Chiesa rischiò di crollare, il simulacro venne ospitato nella chiesa parrocchiale di Sant’Ippolito e ritornò nella Chiesa titolare dopo due anni, completati i lavori di consolidamento (in tale occasione venne rifatta la facciata della chiesa). La seconda guerra mondiale arrecò altri danni al tempio: il presbiterio fu quasi completamente distrutto e con esso un quadro settecentesco dell’Assunta e il busto marmoreo di D. Luigi La Farina Marchese di Madonia, “nobile palermitano, uomo dottissimo versato in varie lingue e in diverse scienze” (come si leggeva nell’iscrizione sottostante). Alla fine del conflitto i Confrati ricostruirono il cappellone utilizzando per l’altare maggiore un paliotto della Chiesa del Gran Cancelliere completamente distrutta dai bombardamenti (venne in tale occasione venduta, con il nullaosta della Soprintendenza e dell’Ordinario pro tempore, la primaria statua della Madonna della Mercede in marmo del quattrocento che ormai aveva perso venerazione, per raccogliere il denaro necessario per la ricostruzione).
Il 29 novembre del 1973 l’amministrazione degli immobili passò all’Ufficio Amministrativo della Curia arcivescovile.
Nel 1984 l’Arcivescovo Cardinale Salvatore Pappalardo affida la Chiesa alla Confraternita.
Nel 1997, finalmente, la statua della Madonna viene sottoposta a restauro scientifico ad opera del prof. Gaetano Correnti. Viene scoperta la cromia originale perfettamente conservata e addirittura la firma dell’autore, Girolamo Bagnasco, con la data di esecuzione (1813). Il simulacro della Madonna viene esposto nella Chiesa Cattedrale dove il 10 settembre avviene la presentazione del restauro. Il 17 settembre la venerata immagine ritorna processionalmente al Capo dopo un anno di assenza e qui viene accolta trionfalmente dai devoti.
Il 24 settembre del 2006, il Sindaco di Palermo Diego Cammarata, ratifica l’antico Patronato della Madonna sul Mandamento Monte di Pietà donando, a nome della cittadinanza, la chiave della Porta Carini. (Giacomo Cangialosi)
Luogo: Chiesa della Madonna della Mercede , Piazza Capo , PALERMO, PALERMO, SICILIA
Data Inizio: 18/09/2023
Data Fine: 24/09/2023
Ora: 18:00
Artista: vari artisti
Prezzo: 0.00
Questo contenuto è un comunicato stampa. Non è passato dal vaglio della redazione. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.
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