Si sono conclusi a Taormina gli Stati generali della Parola, dell’Informazione e dell’Editoria, organizzati dall’Ordine dei giornalisti Sicilia con l’Ordine dei giornalisti nazionale e la Fondazione Taormina Arte in occasione dei sessant’anni dalla legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti del 1963.
Durante la seconda giornata di lavori, condotta dai giornalisti Elvira Terranova e Nino Randazzo, si sono svolti due incontri tematici. Sul palco di Palazzo dei Congressi si sono alternati, come relatori e moderatori (in presenza e da remoto), Angelo Baiguini, Andrea Peria Giaconia, Fabio Pilato, Vittorio Corradini, Carlo Bartoli, Paolo Liguori, Fabio Rossi, Paolo Ruffini, Vincenzo Varagona, Giuseppe Ardica, Carmelo Lazzaro Danzuso.
Durante la manifestazione si sono esibiti i violinisti Kenia Milas, russa, e Oleksandr Semchuck, ucraino. Alla fine della loro esibizione hanno voluto «ringraziare i giornalisti e la stampa italiana per l’informazione che veicolano in merito al conflitto in Ucraina». Proprio prendendo spunto, in termini di semantica, sulla parola Ucraina, Fabio Rossi – docente di Linguistica dell’Università di Messina – ha detto, nel corso del suo intervento: «Dire Ucraìna piuttosto che Ucràina, significa utilizzare l’accento russo piuttosto che quello, appunto, ucràino. Un accento può cambiare il significato di una parola e di quello che rappresenta». Questa solo una delle riflessioni emerse durante l’incontro “Il potere delle parole, i fatti che raccontano la storia”, valido per la formazione professionale dei giornalisti.
Le conclusioni le ha tratte Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine dei giornalisti nazionale: «Il verosimile è nemico del vero, questa è la discriminante. Il punto è che non muoia il giornalismo, questo sarebbe un problema per la democrazia, per la libertà. I problemi cambiano nelle loro forme, ma non nella loro essenza. Se non verifico una notizia faccio danno comunque, a prescindere dalla piattaforma che utilizzo».
Tra i relatori è intervenuto anche Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. «Nominare male un oggetto significa fargli del male – ha detto Ruffini citando Albert Camus – raccontare bene una storia significa tramandarla. Papa Francesco ha definito i giornalisti custodi della verità, dicendo che un buon giornalista deve essere umile, non accontentarsi mai della prima risposta. L’umiltà di non sapere tutto prima è ciò che muove la ricerca. L’umiltà determina un racconto racconto con l’anima».
Positivo il bilancio della due giorni da parte di Ester Bonafede, sovrintendente della Fondazione Taormina Arte: «Si è parlato di informazione, di giornalismo, ma anche di simboli, di cultura. Taormina si offre come soggetto che vuole interpretare bisogni che attraverso l’Ordine dei giornalisti la società vuole veicolare. La cultura è alla base di ogni manifestazione dell’uomo. Noi siamo al servizio della cultura, come lo siamo della verità, che è una parola bellissima».
«Bilancio positivo» anche per Roberto Gueli, presidente dell’Odg Sicilia. «Si è dibattuto tra colleghi, ci sono stati confronti sindacali, rappresentanti di testate nazionali, abbiamo fatto il possibile per coinvolgere tutto il mondo del giornalismo siciliano e non solo. Il presidente dell’Ordine nazionale Bartoli ha lanciato segnali molto importanti. La politica deve ascoltarci, per quanto riguarda le querele temerarie, per quanto riguarda il futuro della nostra professione, il futuro delle carte dell’Ordine che festeggia sessant’anni».
Tutti gli interventi degli Stati generali della Parola, dell’Informazione e dell’Editoria saranno contenuti negli atti pubblicati a cura della Fondazione Federico II.