Recuperato nei fondali da uno dei tanti residuati bellici. Cordite, ossia lo stesso tipo di esplosivo utilizzato per la bomba atomica “Little Boy” sganciata su Hiroshima, ma anche tritolo ed ANFO, il nitrato di ammonio.

Così si pensa pescassero le persone destinatarie delle misure cautelari disposte dalla Procura della Repubblica di Taranto a seguito delle indagini di Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto. Agli investigatori era subito balzata all’occhio la facilità di approvvigionamento degli esplosivi, grazie a quello che viene definito l’infinito bacino d’offerta garantito dalla presenza, in tutto il golfo, di residuati bellici inesplosi. Il materiale esplodente veniva così recuperato da quelli che si pensa essere gli accoliti di due gruppi criminali dediti alla pesca di frodo.

Fondali distrutti e pesce di facile reperimento. Ai destinatari delle misure cautelari, quattordici in tutto, vengono contestati i reati di illecita fabbricazione e detenzione di sostanze ed ordigni esplosivi, finalizzata alla pesca di frodo, nonché i nuovi “ecoreati”, in particolare i delitti di “inquinamento ambientale” e “disastro ambientale”. La Guardia di Finanza sottolinea altresì come gli indagati avrebbero letteralmente tappezzato di esplosivi – occultati sotto la pavimentazione in legno e tra le reti ammassate – l’intera banchina pescherecci della Città Vecchia trasformata in una vera e propria Santa Barbara a cielo aperto. Purtroppo, evidenziano gli inquirenti, l’suo di esplosivi nella pesca di prodo è un fenomeno tristemente noto nel golfo di Taranto.

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