E’ apparsa un po’ in tutti i giornali e telegiornali dei principali network televisivi. La notizia è che il Ghepardo si trova in uno stato di conservazione precario, tanto da fare balenare l’ipotesi dell’estinzione.

Secondo quanto riportato a nome della Zoological Society di Londra, i Ghepardi sarebbero vittime della sottrazione del loro territorio naturale  e dei prelievi dei cuccioli da destinare ad acquirenti del Golfo Persico.

I dati sarebbero tanto drammatici da evidenziare come solo il 9% dei territori inizialmente occupati sono ancora disponibili per il velocissimo felino africano. Proprio in questo continente è concentrata, infatti, la quasi totalità dei Ghepardi viventi. 7050 contro i 50 che vivono ancora in Iran. In Africa, poi, vi sono picchi particolarmente drammatici. Sarebbe questo il caso dello Zimbabwe dove, dell’iniziale popolazione di 1200 animali di appena dieci anni addietro, ne sarebbero rimasti appena 170. Un crollo, hanno evidenziato i giornali, pari all’85%.

Viene ha chiedersi, se così stanno le cose, chi non si è accorto di tale drammatico fenomeno visto che gli stessi Uffici Cites (ossia la Convenzione di Washington sul commercio di specie rare) riportano per il 2016, il prelievo autorizzato di ben 50 animali dello Zimbabwe, tra vivi e trofei. Nel caso il dato ora diffuso venisse confermato, si tratterebbe del prelievo di circa il 30% degli ultimi Ghepardi viventi nello Zimbabwe.

Ma le sorprese non finiscono qui. In Nambia, ad esempio, sono prelevabili fino a 150 Ghepardi, tra trofei (pelli) ed esemplari vivi. Cinque, invece, per il Botswana.

Eppure studi sulla diminuizione delle popolazioni di Ghepardi sono noti da tempo.

Gli Uffici della Convenzione di Washington specificano comunque che i permessi concessi ai tre paesi africani sono condizionati al rispetto dell’articolo III della Convenzione di Washington, mentre, con una decisione presa alcuni giorni addietro si dovrebbero a breve rivedere i dati sul Ghepardo e nel caso formulare alcune raccomandazioni.