E’ già successo altre volte. Rari gabbiani rimasti con un l’amo da pesca nel becco ed andati a morire chissà dove, fino ad un piccolo Voltapietre, uccello limicolo osservato nei giorni scorsi in Sicilia con una lunga lenza da pesca avvolta nel corpo ed un amo nel becco. Attrezzi da pesca, spesso abbandonati nei litorali e che diventano trappole mortali per gli uccelli.
Zone costiere e non solo, visto che l’ultima segnalazione arriva dal fiume Lambro, nel tratto del corso d’acqua che attraversa la provincia di Monza. A segnalarlo alla Polizia Locale era stato un passante. La richiesta di aiuto era stata a sua volta rivolta all’ENPA che ha provveduto a recuperare il povero animale. Il Gabbiano si presentava ormai in gravissime condizioni. La lenza gli aveva quasi del tutto procurato la rescissione dell’arto. Nel becco, inoltre, l’amo. Molto probabilmente, riferisce l’ENPA di Monza, si trovava in quelle condizioni ormai da diverso presentando i sintomi di una grave infezione in corso. Il suo è stato una lungo e dolorosissimo calvario e la veterinaria dell’ENPA, purtroppo, non ha potuto far altro che addormentarlo per sempre.
Non è la prima volta che ENPA si trova a dover stigmatizzare la pessima abitudine dei pescatori di abbandonare dove capita le lenze, ovvero fili di nylon che costituiscono una trappola mortale per gli animali, soprattutto uccelli acquatici, che hanno la sfortuna di trovarseli sulla loro strada.
Nel vano tentativo di liberarsi, infatti, il più delle volte i poveri animali si ritrovano con il filo letteralmente attorcigliato su tutto il corpo e sono così condannati a una lenta e atroce agonia, nel caso non vengano trovati per tempo.
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