Sbarca in Consiglio Comunale la delibera sulla prosecuzione dei lavori relativi all’anello ferroviario, con particolare riferimento alla realizzazione della fermata Turrisi Colonna. Opere, quelle previste dall’atto, necessarie per completare il tratto compreso fra la stazione Notarbartolo e la stazione Politeama, in particolare nell’area che interessa il tratto fra piazza Lolli e piazza Matteo Boiardo. Un’opera che, nel suo complesso, punta a modificare sostazialmente la mobilità sostenibile del capoluogo siciliano.

Non sono mancata le polemiche, che hanno visto particolare protagonista la consigliera comunale di “Oso” Giulia Argiroffi. L’ex pentastellata, oltre a focalizzarsi su una mancata integrazione del masterplan nella parte propositiva dell’atto, ha rimproverato un mancato impegno, da parte della Giunta, sulla richiesta del risarcimento danni dovuta, a suo dire, per i ritardi conseguiti da RFI nel completamento dell’opera nel suo complesso.

Cosa prevede la delibera

La delibera, da approvare entro il 31 marzo per accedere ad alcuni finanziamenti aggiuntivi, prevede al suo interno la realizzazione del proseguimento del tracciato che, attraverso un percorso sotterraneo, collegherà le vie Paternostro, Brunetto Latini e Malaspina. Nell’ultimo tratto di linea è prevista la realizzazione della fermata denominata “Turrisi Colonna”. Stazione posta all’altezza dell’omonima via lungo via Malaspina, al fine di servire il bacino utenza compreso fra la fermata “Lolli” e la “Stazione Notarbartolo”. Il tracciato proseguirà in una breve galleria artificiale, fino ad innestarsi in una galleria esistente per poi entrare nella trincea di Notarbartolo, stazione di fine intervento.

“E’ un progetto complesso, che ha una sua qualità architettonica – ha commentato l’assessore Maurizio Carta in aula -. E’ un intervento che fa parte di un progetto più articolato, ovvero il masterplan, che riguarda la rigenerazione di un tratto ferroviario che interessa un tratto che va dalla stazione Lolli fino alla stazione Notarbartolo. La necessità di aggiornamento dei costi, ovvero di non perdere il finanziamento, ha obbligato RFI a dividere le due azioni: da un lato i lavori ferroviari, da fare entro il 31 marzo per non perdere il finanziamento, e la posticipazione del master plan, cosa che abbiamo rivisto. Nell’atto, si dà un indirizzo ad RFI che, in concorso con il Comune, possano essere utilizzate le somme restituite dall’attuazione dei lotti precedenti dell’anello per progetti di riqualificazione”. Fra questi rientrerebbe l’edificazione di una via di fuga che riguarderà i vicini plessi scolastici interessati dall’area di cantiere.

Critiche sul masterplan

Ed è proprio sulla gestione del masterplan che si è aperto un accesso dibattito in aula. Protagonista la consigliera comunale di “Oso” Giulia Argiroffi, che ha voluto fare alcune precisazioni. “Trovo imbarazzanti alcuni riferimenti dell’assessore Carta. Non si perde nessun finanziamento se il bando non va a gara entro il 31 marzo. Ma solo se non si firma il contratto entro il 30 giugno 2023. Si perde invece la possibilità di accedere ad ulteriori 30 milioni di euro, necessari a bilanciare l’aumento dei prezzi. Quest’atto arriva all’attenzione del Consiglio Comunale nel mese di gennaio con urgenza, ma il progetto è stato approvato a settembre 2020. Per l’ennesima volta il Consiglio Comunale si trova a dovere votare un atto che deve essere accettato così com’è. Ciò quando i documenti siglati dai progettisti potevano arrivare molto prima”.

Chiediamo che nella sistemazione a quota vengono inseriti dei servizi pubblici di libero accesso ai cittadini – ha aggiunto Giulia Argiroffi -. Questo è l’unico intervento che è stato possibile inserire. Tutte le altre modifiche riguardano il master plan, che non è oggetto dell’atto deliberativo proposto dall’Amministrazione ma che la commissione ha scelto di inserire per avere la possibilità di partecipare ad una trasformazione importante del territorio. Chiediamo che sia oggetto di un concorso di progettazione”. Questione alla quale la consigliera di “Oso” ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno per chiedere che parte delle somme dovute per i ritardi conseguiti dall’opera vengano destinati alla sistemazione della rambla di via Amari.

Argiroffi: “Comune ha obbligo di chiedere danni a RFI per i ritardi”

Ed è proprio sui ritardi conseguiti dai lavori dell’anello ferroviario che si focalizza l’attenzione della componente della commissione urbanistica, la quale chiede che l’Amministrazione si impegna a recuperare le somme, a suo dire, dovute. “Il committente dell’opera è il Comune di Palermo, che nel 2006 ha conferito il ruolo di attuatore ad RFI. L’ultima volta che abbiamo avuto qui l’assessore Orlando avevamo provato a parlare del tema dei ritardi. Questi cinque anni di ulteriori lavori hanno creato e creano un danno enorme alla città. Trentatre attività hanno chiuso i battenti”.

“L’ultima data di fine lavori era giugno 2023 – ha proseguito l’esponente di “Oso”-, ma già è pronta una richiesta di un’ulteriore proroga a dicembre 2023. E’ obbligo di legge chiedere il risarcimento per ogni giorno di ritardo rispetto a quanto stabilito dal contratto. E questo obbligo di legge non ha trovato esito nè da RFI nè dal Comune di Palermo. A specifica domanda in commissione, RFI ha dichiarato che la colpa è del fallimento di Tecnis e della ditta D’Agostino che è subentrata. Cosa assolutamente priva di fondamento. I giorni richiesti dall’intervento erano 855. Il Ministero delle Infrastrutture ha certificato che, nel momento in cui Tecnis ha lasciato, i lavori realizzati erano pari al 30% delle opere previste. Come è possibile che la ditta D’Agostino, subentrata, ci mette ancora più tempo del previsto inizialmente per l’intera opera?”, si chiede in aula Giulia Argiroffi.

“Gravissimi errori progettuali”

E l’esponente di “Oso” ha proseguito il suo intervento citando una nota dell’Anac che, a suo dire, attesterebbe che “sono stati registrati gravissimi errori progettuali che hanno portato ad un progetto esecutivo, redatto da Tecnis, consegnato con 234 giorni oltre ai 180 giorni previsti dal contratto. Nel passaggio dal progetto definitivo a quello esecutivo sono stati chiesti 172 milioni di euro, contro i 76 a cui è stato chiuso il contratto. Somma incrementata del 36%, tutti imputati ad errori di progettazione. Non si tratta di piangere sul latte versato. Quello di cui oggi piangiamo ancora le conseguenze ha un origine ben chiara e, purtroppo, niente ci permette di escludere oggi che si stia riproponendo quella strada, facendo esattamente gli stessi errori”.

Piampiano: “Approvare l’atto, rischiamo commissariamento”

Un intervento seguito da quello del consigliere di Forza Italia Leopoldo Piampiano. L’esponente azzurro ha ricordato la natura dell’atto, ovvero una richieste di parere dovuto ai sensi dell’articolo 7 della legge regionale 65/81. Fatto che non lascerebbe grossi margini di manovra all’attività del Consiglio Comunale, abile però, a detta di Piampiano, a riuscire a metterci del proprio per smussare alcuni angoli.

Dovremmo preoccuparci, come Consiglio Comunale, della possibilità di essere commissariati su un provvedimento attivato da RFI attraverso un’istanza all’Arta. Non stiamo facendo altro che applicare un metodo già consolidato, già proposto per la delibera relativa alla bretella di Boccadifalco. Stiamo entrando nel merito dell’atto attraverso degli emendamenti ed apposite prescrizioni. La Commissione sottoporrà all’attenzione del Consiglio degli emendamenti che ci daranno la possibilità di intervenire sul prosieguo dell’attività progettuale che vedrà RFI e il Comune di Palermo condividere in sinergia gli ulteriori sviluppi rispetto agli interventi di rigenerazione urbana già previsti. Non ritengo che chi oggi fa parte dell’Amministrazione e del Consiglio abbia responsabilità su un iter avviato a fine 2022″.

 

 

 

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