Parla Toto’ Antibo: mito dell’atletica leggera italiana tra gli anni 80 e 90 che si è gentilmente concesso in una lunga intervista a BlogSicilia. Domani sarà pubblicata la seconda parte. Corridore straordinario capace di vincere due medaglie d’oro agli Europei di Spalato del 1990 sia nei 5000 metri che nei 10000. Palmarès arricchito da una medaglia d’argento alle Olimpiadi di Seoul del 1988 nella distanza dei 10000 e dalla medaglia d’oro alla Coppa del Mondo dove ebbe il privilegio di rappresentare l’Europa.
Queste sono solo alcune delle tante medaglie che ha vinto nella sua prestigiosa carriera. La gazzella di Altofonte, come veniva soprannominato nell’ambiente dell’atletica, è tutt’ora dopo trent’anni, detentore del record italiano nelle distanze sopracitate. In pratica il miglior corridore italiano di sempre nei 5000 e 10000 metri piani.
“L’atletica italiana negli ultimi anni, soprattutto da quando mancano figure storiche cioè i vecchi campioni, è cambiata tanto. Dagli anni 90 la situazione sta crollando anche se pian piano stiamo cercando di risollevarci. Il Motivo? A me non piace offendere, però credo che i ragazzi dell’epoca avevano una voglia di allenarsi incredibile che è ben differente da quella dei giovani d’oggi”.
Per Antibo, dunque, non è solo un problema di carenza delle strutture: “Le strutture ci vorrebbero e qua in sicilia sono effettivamente troppo poche. Non riesco a capire il motivo per cui nella nostra isola non dobbiamo mai avere qualcosa di buono, che meriteremmo. Questa terra ha avuto grandi talenti che hanno fatto tanto, come la Sidoti nella marcia, Modica, i fratelli Salvaggio, Luigi Zarcone, Gargano, Simona La Mantia, D’Aleo e Bennici.“.
Antibo svela qual è stato per anni il suo sogno: ” Il mio sogno era una struttura ad Altofonte dove potere allenare. Vorrei trasmettere ciò che Polizzi (suo ex allenatore) ha insegnato a me, ai giovani che si approcciano a questo sport”.
Ma come mai questo desiderio non si è mai avverato?: “Fu una promessa del comune di altofonte: si doveva creare un impianto nel quale potessi anche lavorare. Tutto ciò quando ero il numero uno al mondo. Poi, si sono dimenticati tutti di me. Ma non ci ho perso io, è un’opportunità che ha perso la comunità”.
Ora l’atletica italiana potrà contare, si spera, sull’erede di Antibo ovvero suo figlio: “Ha 14 anni e guardandolo sono speranzoso. Mi auguro che abbia del talento. Del resto è in ottime mani – prosegue Antibo a BlogSicilia.it -, si allena proprio col mio vecchio maestro Gaspare Polizzi. Nel mezzofondo è certamente l’allenatore migliore d’Europa, se non del mondo. Non a caso la federazione da un po’ l’ha convinto a lavorare per la nazionale sperando di portare qualche atleta alle Olimpiadi. Dipenderà dalla voglia di sacrificarsi”.
Ma quanto conta il sacrificio in questo sport?: “E’ tutto. Io ho vissuto per l’atletica e ho fatto il mio dovere per la mia nazione e la mia regione. Io vivevo solo in funzione della corsa. Essere un corridore non è andare in pista alle 10 del mattino. Io mi addormentavo alle 21 e alle 8 del giorno dopo ero già pronto per allenarmi. Non deve esistere nè la fidanzata, nè la pizzeria o altre distrazioni”.
“Io prendevo anche degli schiaffi da Polizzi, era duro ma ci sta. Oggi ci sono le società militari che ingaggiano atleti per farli correre. Ma non è così che si può fare atletica leggera. Se noi facciamo tutto con tranquillità perchè abbiamo lo stipendio non andiamo lontano. Questo sport è solo sacrificio. Io credo che dopo tre anni, se non hai vinto nulla, se non hai portato dei risultati, sei fuori anche dalle forze dell’ordine”.
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